Referendum. Certo, sulla riforma del Senato il voto popolare sarà espresso ad ottobre, e nessuno può dire con certezza chi o cosa durerà fino ad allora. Però, dato alle Parche quel che è delle Parche, l’impressione è che il proscenio, per l’anno appena cominciato, potrebbe rimanere pressoché immutato per Matteo Renzi. D’altra parte, la formula impiegata qualche settimana fa dal Presidente-Segretario, “Se perdo il referendum sulle riforme costituzionali smetto di far politica“, dice chiaramente come nella sua valutazione, prima di quella scadenza, nulla di significativo dovrebbe intervenire su Palazzo Chigi e Nazareno. Né pare pensino diversamente i suoi avversari, per la bisogna coagulati nel Comitato per il No. I quali, anzi, sembra abbiano puntato proprio sul Referendum per tentare uno sfondamento su entrambi i fronti, partito e governo. Sicché il tema è, e rimarrà, di quotidiana urgenza.
Ci sarà tempo per le dispute, per le invettive, per gli expertise costituzionali, istituzionali, storico-politici, filosofico-culturali, esistenziali. Mi pare, tuttavia, che non conteranno molto. Conta, conterà la battaglia per la battaglia. Tu ti schieri lì, allora noi andiamo qui; tu qui, noi lì. Non è sfiducia preconcetta verso le ragioni del No; qualsiasi proposizione ben argomentata è ragionevole e si guadagna, per ciò solo, ogni rispetto. Semmai è la compagine, sono le persone, singolarmente e nel loro insieme, a far dubitare.
È l’idea di una politica alla ricerca di una spallata purchessia, che rischia di non convincere. L’idea che a sinistra ci debba essere solo spazio per il conflitto permanente. Un filosofo ritenuto di vaglia, come il Prof. Gianni Vattimo, introducendo un suo recente saggio (Della Realtà, 2012) ha espresso questo sentimento-idea con molta chiarezza: “Finora ogni presa del potere da parte delle forze di sinistra ha sempre dato luogo ad una ‘ricaduta nel pratico-inerte’, a un ritorno all’ordine – proprietario, bancario, atlantico”. Ritorno all’ordine, cioè fallimento, secondo il filosofo. Tuttavia, “il ripetersi di tali fallimenti” rileva -fatalmente, osserva lui- una sorta di qualità nascosta: “La prospettiva politica…non è quella di un progetto di ordine a cui mettere mani alacremente e con la convinzione ‘positiva’ dei costruttori”; no, la stabilità è male, nessuna costruzione; occorre “sempre progettualità, e dunque volontà di cambiamento, conflitto. In fondo, vita”. È un moto anarchico incessante, che vive mentre incessantemente urta, confligge, distrugge. Ecco perchè mi riferivo, prima, anche agli expertise esistenziali. È proprio un modo di essere.
Perciò, non è azzardato ritenere che se Renzi si fosse legato al mantenimento, perinde ac cadaver, del bicameralismo perfetto, sarebbe sorta irresistibile la necessità di promuovere il Senato Magro, una Camera finalmente libera dal “ricatto della navetta”.
Accanto a questa condizione latamente spirituale, che della rinuncia fa un fondamento politico, seguitando così a sterilizzare buona parte della sinistra italiana, intorno al Referendum costituzionale si vanno riproponendo due altri caratteri tipici della commedia nazionale. Uno ha percorso l’intero Novecento, e non mostra segni di stanchezza: è la Destra che vuole fare, e fa, la Sinistra più a sinistra della sinistra. L’altro personaggio si è andato affermando negli ultimi venticinque anni; è un Potere dello Stato che, pretendendo di impersonare la terzietà, invece milita, agisce, promuove: la Magistratura Associata. Che, ricordiamolo, è costituita da cittadini che, di fatto, infeudano una delicatissima funzione pubblica.
Così, nei Comitati per il No, ci sono anche Forza Italia e Magistratura Democratica: ad integrare la guida azionistico-conflittuale dei Proff. Rodotà, Zagrebelsky, e di molti altri e autorevoli: per es. il Prof. Alberto Asor Rosa il quale, non più di quattro anni fa, invocava “una prova di forza, che scenda dall’alto…e congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari”; specchiato esempio di ossequio alla Costituzione della Repubblica.
Forza Italia, per voce dell’On. Brunetta, ha sdegnosamente negato che un tale schieramento possa compromettere la genuinità della posizione politica, tradire una convergenza strumentale; e ha invocato, con schietta misura e senso delle proporzioni, la concordia sorta nel 1945 nella lotta (e torna!) contro III Reich e Repubblica di Salò: ecco perché la parola “nemico” mi è parsa appropriata. L’ex Ministro ha serrato i ranghi, nemmeno scalfito dalla compagnia dei “magistrati che fanno politica”, a lungo deprecati (citazioni a piacere del lettore). I quali, dal canto loro, continueranno ad assolvere serenamente la loro funzione, con ordinanze cautelari, sentenze, decreti di intercettazione, di sequestro, di perquisizione, e via così funzionando, anche nei confronti di rappresentanti politici, naturalmente. Ma solo sulla base di elementi di prova solidi e univoci, s’intende: com’è universalmente noto. Infatti, Lor Signori conoscono la Costituzione, anzi la tutelano e, pertanto, non c’è motivo di temere che per mano loro possa essere “deformata”, umiliata, offesa. D’altra parte, un Comitato è un pò come un’Associazione. Il CSM approva. Tutto a posto, dunque. Sul Referendum, Renzi sembra atteso da una sfilza di talk show, dove non ha molto da temere; però, se ai talk-show si affiancasse, diciamo, una più cogente militanza democratica, tutto potrebbe volgere al brutto. Si vedrà.
Sulle Unioni Civili, il Presidente-Segretario è stato, ad un tempo, eccessivo e superficiale. Eccessivo, perchè la delicata materia doveva essere sottratta ai legacci di un annuncio ultimativo: “Riforma irrinviabile. Siamo gli unici in Europa senza legge”. Le adozioni da coppia omosessuale costituiscono tale un groviglio di questioni culturali e morali, e cioè politiche, che legarne l’esame e l’ordinamento legislativo all’urgenza, rischia di condurre solo ad un pantano impraticabile. Infatti, da un canto, il Presidente Mattarella, proprio sul punto delle c.d. “adozioni derivate”, cioè del figlio di uno solo dei membri della coppia omosessuale da parte dell’altro, ha fatto sapere di nutrire seri dubbi di costituzionalità (le vie per deformare la Costituzione sono infinite!); dall’altro, proprio per la complessità della materia, non quantificabili componenti del PD, ma certo sufficienti a minare la possibile approvazione parlamentare del DDL Cirinnà, hanno indotto Renzi a cercare un accordo con il M5S.
E qui è stato superficiale. Perchè i 5S , a sua volta, affermano di voler votare la legge solo così com’è, senza modificazioni di sorta (dunque, in primo luogo, ammettendo l’adozione suddetta); la guida del “Direttorio”, però, alimenta qualche mugugno e ne potrebbe venire, a sorpresa, un voto negativo dei parlamentari 5S, proprio allo scopo di sconfessare gli On. Di Maio, Di Battista & Co. Come si vede, il puro ideale tiene banco. Renzi potrà cavarsi dall’angolo in cui la sua faciloneria lo ho piombato solo arroccandosi nell’immobilità: cioè, di fatto, lasciando che il DDL Cirinnà si affossi da solo nella sua disordinata velleità. Il Governo avrebbe dovuto limitarsi a sostenere il rango legislativo delle Unioni Omosessuali, di cui sono tutt’ora prive; e, preso atto della cospicua problematicità dell’adozione ad esse connessa, avere il coraggio politico di imporre una pausa ed un confronto aperto, magari considerando che l’Italia non è la Danimarca o il Belgio; senza, si spera, doversene necessariamente vergognare. Se la legge passa così com’è, avrà un grave problema con la Presidenza della Repubblica; se non passa, sarà uno clamorosa sconfitta.
E veniamo alle nudità. Se non ci fossero stati Bataclan, Charlie Hebdo, e via via a risalire lungo questi nuovi anni difficili, si poteva pure ricorrere al registro dell’aneddoto divertito, magari della nota di costume, con un occhio ai contratti avviati con l’Iran, e più o meno strategici per il Paese. Ma quei morti ci sono stati. E chi ha inneggiato a fantasmi religiosi anche. Così, mentre con insincero unanimismo proprio in questi giorni si ricorda la Shoà (l’antisemitismo è ormai tornata parola d’ordine che piace alle gente che piace), avere gigioneggiato con la ridda degli Uffici per il Cerimoniale, di Ministri che si defilano in ordine sparso, ha dato sconfortante esempio di superficialità e sudditanza culturale: ma più che al fanatismo islamico, alla vile ed equivoca civetteria della sensibilità asimmetrica, di un complesso di inferiorità che è crassa e occidentale ignoranza: ricca, annoiata e solo addobbata di sè.
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