Piero Grasso candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione siciliana? L’indiscrezione arriva direttamente da Roma, da ambienti molti vicini al PD di Matteo Renzi. Potrebbe essere questa la causa dello scompiglio che, da una settimana o giù di lì, si registra tra gli alleati che sostengono (o quasi) il governo regionale di Rosario Crocetta.
Proprio in queste ore infuriano le polemiche tra l’attuale presidente della Regione e gli esponenti dell’area che fa capo ai cosiddetti renziani del PD. Sembra che questi ultimi, con la regia di Renzi in persona (che si servirebbe del sottosegretario, il siciliano Davide Faraone e, soprattutto, dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei), stiano lavorando per mettere all’angolo Crocetta. In questo scenario si inserirebbe il dato politico delle ultime ore: la totale assenza di risorse finanziarie in favore della Sicilia nella legge di stabilità approvata dal governo nazionale (si tratta, ovviamente, di disegno di legge che dovrà essere discusso e approvato dal Parlamento nazionale).
La strategia, insomma, potrebbe essere quella di lasciare la Regione senza soldi. Senza risorse finanziarie, infatti, il Parlamento siciliano non sarebbe nelle condizioni di approvare il Bilancio 2015. In questo senso, l’assessore Baccei avrebbe svolto un lavoro ‘egregio’, se è vero che in un anno, a furia di svuotare le ‘casse’ della Regione in favore di Roma, ha creato un ‘buco’ di circa 3 miliardi di Euro.
In questo scenario al governo Crocetta resterebbe ‘ossigeno’ per altri sei mesi: gli ultimi giorni di Ottobre, Novembre, Dicembre e tre mesi di esercizio provvisorio nel prossimo anno. Dopo di che l’assenza del Bilancio approvato determinerebbe automaticamente la violazione persistente dello Statuto e lo scioglimento del Parlamento dell’Isola. E’ a questo punto che Renzi, per la Sicilia, giocherebbe la carta di Pietro Grasso, provando ad aggregare con la candidatura dell’attuale presidente del Senato tutto il centrosinistra siciliano ‘depurato’ da quasi tutti i soggetti non renziani.
Questo spiegherebbe il ‘nervosismo’ manifestato in queste ore da esponenti del PD e dell’UDC della Sicilia che, forse, temono di restare fuori dai giochi. Il più nervoso, ovviamente, è Crocetta, al quale avrebbero fatto sapere che l’eventuale candidatura di Pietro Grasso nascerebbe sotto un’egida anticrocettiana. Crocetta, insomma, si dovrebbe sacrificare per la ‘causa’.

Rosario Crocetta
Questo passaggio potrebbe essere la chiave di volta dell’eventuale candidatura di Pietro Grasso che, così si racconta, in cambio della promessa della candidatura alla guida della Sicilia, avrebbe ‘ammorbidito’, dal più alto scranno di Palazzo Madama, la sua posizione rispetto alla riforma del Senato voluta da Renzi. E’ noto, infatti, che all’inizio del dibattito finale sulla riforma del Senato, Grasso manifestava perplessità di ordine politico e, soprattutto, costituzionale. Con il passare dei giorni il presidente del Senato avrebbe ridimensionato le perplessità politiche, rimuovendo del tutto le perplessità costituzionali…
Per dirla con Renato Zero, potrebbe essere andato in scena un mezzo baratto: ‘morbidezza’ da parte del presidente del Senato nella gestione parlamentare della riforma dell’assemblea di Palazzo Madama e promessa di candidatura in Sicilia da parte di Renzi. Il tutto, ovviamente, sulla pelle di Crocetta che, nella strategia dei renziani, dovrebbe essere fatto passare come il responsabile di tutti i guasti della Sicilia.
Operazione un po’ temeraria, quella dei renziani, sia perché – prima di ‘rovescio’ e poi di diritto – il PD governa la Sicilia dal 2008 (e quindi appare difficile far dimenticare ai siciliani le responsabilità del Partito Democratico rispetto a un’Isola che affonda ogni giorno di più), sia perché non è detto che Crocetta accetti di passare come l’unico responsabile del disastro politico, amministrativo, economico e istituzionale della Sicilia, soprattutto dopo che gli stessi renziani, da un anno, controllano Bilancio regionale, società collegate, acqua, rifiuti, energia, politiche del lavoro e, da qualche mese, anche la sanità.
Insomma, Crocetta potrebbe anche reagire, svelando, ad esempio, i retroscena dell’accordo finanziario siglato tra lui e Renzi, quando ha incredibilmente rinunciato, a nome di 5 milioni di siciliani, a oltre 5 miliardi di Euro frutto di una sentenza della Corte Costituzionale favorevole alla Regione. Non solo. Crocetta potrebbe anche rivelare cosa è successo negli ultimi mesi in materia di energia (sembra che il padre di un noto esponente del PD sia diventato, di fatto, il referente di ‘operazioni milionarie’…) e, perché no?, anche i retroscena ‘trigonometrici’ sugli inceneritori dei rifiuti (sembra che siano sei gli inceneritori dei rifiuti che i renziani vorrebbero realizzare in Sicilia, come hanno già denunciato i grillini) e persino su alcune ‘operazioni’ condotte da Sicilacque.

Palazzo Reale, sede del Parlamento Siciliano
A conti fatti, l’eventuale candidatura di Piero Grasso alla guida della Sicilia se, da un lato, potrebbe agire da ‘catalizzatore’ politico, riunificando il centrosinistra in chiave anticrocettiana, dall’altro lato lascerebbe sul campo tanti, forse troppi ‘morti & feriti’. Ricordiamo che si passerebbe dagli attuali 90 a 70 deputati Con i renziani che, come già ricordato, farebbero la parte da leone nella composizione delle liste. Questo spiegherebbe il nervosismo di tanti esponenti del centrosinistra, da Antonello Cracolici a Giampiero D’Alia, che temono di fare la fine dei tonni entrati nella camera della morte…
Con l’eventuale presenza di Grasso, siciliano di Palermo, molto conosciuto come apprezzato magistrato (ha ricoperto l’incarico di procuratore della Repubblica a Palermo e poi quello di procuratore nazionale antimafia) e come brillante ex calciatore (da giovane ha militato nella Bacigalupo Palermo, la squadra di calcio allora gestita da Marcello Dell’Utri, oggi in galera per mafia), il PD risolverebbe il problema di una propria, autorevole candidatura.
Che andrebbe a sommarsi alle altre quattro, cinque (e forse di più) candidature che stanno maturando. I grillini, questo va da sé, presenteranno un proprio candidato. Nello Musumeci, anche se per ora nega, dovrebbe essere il candidato di un centrodestra spaccato, se è vero che Forza Italia è ormai in disfacimento. A Roma – anche questo è nelle cose – Berlusconi appoggia, di fatto, Renzi: prima ha mandato in appoggio dell’attuale governo Angelino Alfano e poi ha rafforzato l’asse con l’attuale presidente del Consiglio inviando in appoggio al governo Verdini e le sue ‘truppe’.
Il disfacimento di Forza Italia in Sicilia, in atto già da quasi un anno, finirebbe con il favorire lo stesso Musumeci, che potrebbe essere appoggiato da alcuni esponenti storici di questa forza politica. Con Musumeci dovrebbe andare anche un ‘pezzo’ importante del Nuovo Centrodestra del ministro Alfano (con riferimento ai parlamentari, nazionali e regionali, che hanno già manifestato la volontà di non andare con il centrosinistra).

Palazzo d’Orléans, sede della Presidenza della Regione Siciliana
E sempre in appoggio a Musumeci dovrebbe andare tutto il mondo ex Alleanza nazionale (il riferimento è a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, movimento politico che in Sicilia potrebbe presentarsi con una propria lista in favore di Musumeci, anche per ‘contarsi). Per non parlare di Fabrizio Ferrandelli, l’unico deputato siciliano che ha lasciato lo scranno parlamentare sollecitando la fine del governo Crocetta. Ferrandelli, per la sua capacità di sgusciare da uno schieramento politico all’altro, in questo momento, complice anche la confusione politica, potrebbe essere il candidato vice presidente sia di Grasso, sia di Musumeci…
Un quarto candidato lo esprimerà di certo Sicilia Nazione, il movimento degli indipendentisti siciliani che è in piena crescita (in tanti Comuni siciliani è tornato a soffiare il vento dell’indipendentismo). Masssimo Costa, Gaetano Armao, Rino Piscitello e Riccardo Compagnino, che nell’attuale fase rappresentano questa forza politica, sono stati tra i pochi a denunciare i ‘magheggi’ operati dall’assessore Baccei nei conti della Regione.
La stessa cosa sta facendo Franco Busalacchi, già dirigente generale della Regione, un passato nel vecchio Pci autonomista (nella storia del Pci l’Autonomia siciliana ha trovato ampio spazio: a cominciare dal celebre discorso di Palmiro Togliatti a Messina, all’indomani del secondo conflitto mondiale, quanto il leader del Partito comunista italiano parlò senza mezzi termini di una Sicilia che avrebbe dovuto caratterizzarsi come una “Nazione”). Busalacchi ha tutta l’intenzione di candidarsi, provando a coniugare lo ‘spirito’ autonomista della sinistra siciliana con il variegato mondo degli indipendentisti siciliani. Provando anche a intercettare il voto dei giovani interessati a un futuro diverso della Sicilia.
Un altro candidato certo alla presidenza della Regione dovrebbe essere Alfio di Costa, un ingegnere di Nicosia, in provincia di Enna, che lavora al proprio progetto politico da due anni. Quella di Di Costa è una candidatura meno nascosta di quanto sembri, se è vero che l’ingegnere ha scelto di lavorare nei settori della società siciliana tradizionalmente trascurati dalle forze politiche tradizionali.
Della partita potrebbe essere anche l’attuale sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Il quale, com’è sua abitudine, gioca sui soliti tre-quattro tavoli. Dopo aver rotto con il PD è andato alla festa dell’Unità di Palermo per riallacciare i rapporti con questo partito (se dovesse naufragare la candidatura di Piero Grasso lui sarebbe sempre disponibile…). Ha mandato in avanscoperta alcuni suoi collaboratori nell’area che Stefano Fassina sta provando a costruire alla sinistra del PD. E si riserva sempre di giocare la carta dell’ANCI Sicilia, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani della quale è presidente regionale. I sindaci siciliani, infatti, potrebbero tentare la carta di un proprio candidato targato ANCI, magari con l’appoggio di quella parte dei GAL (Gruppi di Azione Locali) non egemonizzati dal PD.

Leoluca Orlando
Anche il mondo della sinistra alternativa al Partito Democratico potrebbe provare ad esprimere un candidato, magari al di fuori delle formule tradizionali della sinistra che oggi non tirano più. Niente più Sel e niente più Vendola (peraltro vicino al PD renziano). E niente più Rifondazione comunista (specie dopo gli insuccessi amministrativi di Orlando a Palermo, dove all’esperienza positiva della chiusura al traffico di via Maqueda si sono aggiunti altri ‘esperimenti’ non esattamente positivi portati avanti dall’assessore comunale di Rifondazione comunista, Giusto Catania e, soprattutto, dopo i disastri ambientali provocati dai lavori per il Tram, con la distruzione dell’ambiente e il caos: tutte cose che hanno fatto inviperire migliaia di cittadini palermitani). Insomma, a partire da Palermo la nuova sinistra di Fassina dovrebbe provare a costruire qualcosa di politicamente nuovo, mandando in soffitta le vecchia sigle, peraltro sempre perdenti.
Crocetta, infine. Non è detto che l’attuale presidente della Regione accetti di fare il ‘cappone’ per provare a salvare il PD. Non è da escludere che Crocetta, ormai messo all’angolo, sbatta fuori dal governo tutti gli esponenti del PD, provando a costruire la propria ricandidatura che potrebbe comunque creare problemi al Partito Democratico. Sarebbe una manifestazione di coraggio che, in verità, Crocetta non ha mai dimostrato di avere. Ma perso per perso potrebbe decidere di giocare un’ultima carta, anche per non uscire di scena con ignominia…