Il costo della vita in Italia (nonostante le promesse del governo) continua a crescere e arrivare a fine mese, per molti anziani con pensioni da fame, diventa sempre più spesso difficile. E’ questa una delle principali cause che spinge molti di loro a decidere di lasciare il proprio Paese e andare a vivere all’estero. Magari in Paesi dove il clima è migliore o dove il costo della vita è più basso e permette loro di trascorrere degnamente gli ultimi anni della loro vita. Destinazioni preferite, inutile dirlo, i Paesi caldi, ma anche alcuni Paesi europei: in Svizzera (dove vivono 6.540 pensionati italiani), in Germania, in Francia, ma anche in Romania, e in Spagna. Pochi invece i pensionati stranieri che decidono di venire a passare gli ultimi anni della loro vita in Italia.
Sono circa 400 mila gli anziani italiani che hanno deciso di trasferirsi all’estero. Un numero costantemente in crescita, come confermato, nei giorni scorsi, dal rapporto ’World Wide INPS' presentato dal presidente dell’INPS, Tito Boeri: solo nell’ultimo anno sono stati 5.345 i pensionati che hanno deciso di fuggire dall’Italia, il 65 per cento in più rispetto all’anno precedente. Un numero che, negli ultimi quattro anni, è più che raddoppiato. "Ogni anno aumenta il numero di pensionati italiani che emigrano e si fanno pagare la pensione all'estero. Dal 2003 al 2014 sono un totale di 36.578 persone”, ha detto Boeri. E con loro, ogni anno, finiscono oltre confine milioni e milioni di Euro.
Un flusso di denaro verso l’estero che non poteva non attirare l’attenzione dell’INPS (che da anni ha bilanci in rosso). Come ha sottolineato Boeri: "Continuiamo a pagare ogni anno 200 milioni di Euro di prestazioni assistenziali a pensionati che vivono in altri Paesi e che magari hanno un'assistenza di base: è un principio abbastanza strano, che altri Paesi non fanno ed è paradossale perché in Italia non ci sono strumenti contro la povertà e una rete di base proprio perché si dice non ci siano le risorse".
Da qui la sua proposta: "L’Italia dovrebbe riflettere sulla possibilità di non pagare ai pensionati residenti all’estero la parte non contributiva". Quello che il presidente Boeri non ha detto è che questa decisione farebbe molto comodo all’INPS: per il 2015, secondo il bilancio preventivo approvato dal Civ, è previsto un ‘buco’, anzi una voragine da 6,7 miliardi di Euro. Certo, non dare ai pensionati qualche centinaio di milioni di euro non risolverebbe il problema delle finanze dell’Istituto, ma di sicuro, aiuterebbe. Tanto più che la giustificazione di una simile scelta è già pronta: "L’Italia è uno dei pochi Paesi a riconoscere la portabilità extra UE della parte non contributiva delle pensioni”.
Ma c’è un’altra cosa che il presidente dell’INPS non ha considerato: quasi i due terzi (il 61 per cento) delle pensioni che l’Istituto versa a persone all’estero sono di vecchiaia o anzianità, ossia sono frutto di accantonamenti. Ciò significa che si tratta di soldi che questi lavoratori hanno accantonato proprio per poterne beneficiare una volta raggiunta la terza età: che diritto ha l’INPS di decidere in che modo queste persone devono trascorrere gli ultimi anni della loro vita?
La replica dell'INPS: Boeri non ha mai messo in discussione il pagamento della quota contributiva delle pensioni, né all’estero, né in Italia
Roma, 5 ottobre 2015
Nell’articolo “L’ultima trovata dell’INPS: scippare i pensionati italiani che vivono all’estero” del 4 ottobre il giornalista scrive che il presidente dell’INPS vorrebbe “prendersi le pensioni degli anziani italiani che hanno deciso di vivere all’estero. Dimenticando che le pensioni di questi anziani sono, per i due terzi, di vecchiaia. Cioè frutto di soldi che gli stessi pensionati hanno accantonato”.
In realtà, come peraltro citato dal giornalista, il presidente dell’INPS ha solo specificato che “l’Italia dovrebbe riflettere sulla possibilità di non pagare ai pensionati residenti all’estero la parte non contributiva”. Il prof. Boeri non ha mai messo in discussione il pagamento della quota contributiva delle pensioni, né all’estero, né in Italia. “I soldi che i lavoratori hanno accantonato […] per poterne beneficiare una volta raggiunta la terza età” non sarebbero quindi in nessun modo interessati da un’eventuale eliminazione della parte assistenziale delle pensioni erogate all’estero.
Ufficio stampa Inps