Mezza Sicilia politica e forse più è ormai in campagna elettorale. Visto che lo sbruffone di Matteo Renzi tiene, tra ricatti e bugie (“Abbiamo svoltato, la ripresa economica è iniziata, 80 miliardi di Euro per il Sud” e buttanate varie), tanto interesse per le urne non può che riguardare le elezioni regionali. Forse in tanti pensano – e probabilmente non sbagliano – che il Bilancio 2016 della Regione siciliana non si potrà fare. In effetti, nei conti del 2016 c’è un ‘buco’ finanziario che oscilla tra 2 e 3 miliardi di Euro. E solo gli stupidi credono che il governo regionale riuscirà a scippare dalle tasche dei siciliani un miliardo e mezzo di Euro per tirare a campare per un altro anno. Famiglie e imprese dell’Isola non hanno questi soldi a disposizione.
Insomma, per un verso o per un altro già si pensa alle elezioni regionali. Per andare a gestire che cosa noi, con tutta la buona volontà, non lo sappiamo. Dal consuntivo della Regione 2014 apprendiamo che le entrate ammontano a 15 miliardi e mezzo circa di Euro, escludendo altri 2 miliardi di Euro circa di residui attivi, cioè di entrate fasulle. A rigor di logica, tolti i 9 miliardi e passa di Euro per la sanità, la spesa effettiva della Regione, lo scorso anno, sarebbe stata di 6,5 miliardi di Euro circa. Molto poco per una Regione di 5 milioni di abitanti più gli immigrati che aumentano di giorno in giorno. E, in effetti, le cose non stanno così. Nei fatti, alterando i dati di Bilancio, il governo strappa almeno un miliardo e mezzo all’anno alla sanità non erogando per intero i fondi, previsti dalla legge, alle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) e alle Aziende ospedaliere. Queste ultime fanno finta di niente e poi prendono questi soldi attraverso i mutui sottoscritti dalla Regione. In questo modo la spesa effettiva passa a circa 8 miliardi di Euro. Con una Regione che, di fatto, d’accordo con il governo nazionale, aggira la legge sulla contabilità dello Stato ‘alleggerendo’ le tasche delle famiglie e delle imprese siciliane che pagano questi mutui con IRPEF e IRAP più ‘salate’ d’Italia.
Nel 2015 il raggiro messo in piedi dal governo Renzi e dal governo regionale di Rosario Crocetta ai danni

Matteo Renzi e Rosario Crocetta
dei siciliani è riuscito. Ma il prossimo anno il gioco non potrà essere ripetuto. La Corte Costituzionale, nel giugno scorso, ha ribadito che i giochi contabili di prestigio per consentire alle pubbliche amministrazioni di contrarre mutui per pagare i debiti non saranno più ammessi. Vero è che Renzi, i pronunciamenti della Consulta, nemmeno li considera: basti pensare alla presentazione – e all’approvazione, da parte del Parlamento nazionale – dell’Italicum, legge elettorale che ricalca il Porcellum (con elementi peggiorativi), legge che è stata censurata dalla Corte Costituzionale. Ma un conto è calpestare un pronunciamento della Consulta sulla legge elettorale, mentre altra e ben diversa cosa è continuare a far indebitare i cittadini siciliani per pagare – in sostanza è questo – i soldi che il governo nazionale scippa al Bilancio della Regione (oltre 10 miliardi di Euro i soldi che il governo Renzi ha strappato al Bilancio della Regione siciliana nell’ultimo anno e mezzo).
Tutte queste cose le conosce benissimo Nello Musumeci, esponente storico della destra siciliana che ha già lanciato la sua candidatura. Anzi, la sua ricandidatura, se è vero che è già stato candidato nel 2012 contro Crocetta. Musumeci avrebbe vinto senza difficoltà se il suo stesso schieramento politico non l’avesse ‘pugnalato’ a viso aperto e alle spalle. A viso aperto è stato ‘pugnalato’ dall’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e dal pupillo di Berlusconi in Sicilia, Gianfranco Miccichè. Nonostante questo Musumeci avrebbe vinto lo stesso. Così Berlusconi e Angelino Alfano, che ufficialmente dicevano di appoggiarlo, hanno organizzato la ‘pugnalata’ alle spalle di Musumeci, convincendo il ‘ras’ dei berlusconiani di Catania, il senatore Giuseppe ‘Pino’ Firarrello (e il genero di quest’ultimo, Giuseppe Castiglione) a votare per Crocetta.
Oggi Musumeci, anche alla luce del fallimento del governo Crocetta, è di nuovo in pista. Per ora solo con i suoi amici. E magari con qualche possibile ‘cattiva’ compagnia. Tra le cattive compagnie che in queste ore si 'agganciano' a Musumeci, cercando di condizionarne le scelte, c’è Pietrangelo Buttafuoco. Trattasi di un personaggio metà catanese e metà ennese cresciuto nel mondo della destra missina. Un po’ scrittore, un po’ giornalista, un po’ attore, Pietrangelo Buttafuoco è riuscito, negli ultimi cinque anni, a mettere all’incasso un bell’incarico al Teatro di Catania (incarico targato governo Lombardo) e, contemporaneamente, ad accreditarsi come una sorta di Catone il censore dei costumi politici siciliani, facendo una gran confusione tra Autonomia siciliana e politici siciliani. Invece di attaccare questi ultimi – che in effetti gli hanno consentito di ‘spatuliare’ nel Teatro della città Etnea – Petrangelo attacca l’Autonomia siciliana. E lo fa con un libello dal titolo Buttanissima Sicilia, subito trasformato in un’opera teatrale (ormai la commistione tra politica siciliana e teatrini è inscindibile).
Tra una recita e l’altra, Buttafuoco ha proposto, nella corsa alla presidenza della Regione, il ticket tra

Nello Musumeci
Musumeci e Fabrizio Ferrandelli, il politico più ramingo della Sicilia. Giovane e ambizioso, Ferrandelli è già stato vicino alla categoria dello spirito dei gesuiti di Palermo; poi vicino a Leoluca Orlando; poi vicino a Italia dei Valori di Di Pietro. Poi è passato con Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia contro Rita Borsellino. Poi si è candidato a sindaco di Palermo con Cracolici e Lumia e contro Leoluca Orlando. Alle elezioni regionali del 2012 si è candidato nel PD e, grazie anche ai voti di Mirello Crisafulli, è stato eletto al Parlamento siciliano. Qui ha fatto molto rumore (rigorosamente shakespeariano) per poi cimentarsi quella che, fino ad oggi, è stata la cosa più seria che ha fatto da quando è entrato in politica: le dimissioni da deputato regionale (non prima di aver dato il ben servito a Crisafulli per 'imbarcarsi' nella corrente dei renziani siciliani dove per ora dovrebbe trovarsi).
In effetti, è stato un atto serio e nobile, quello di Ferrandelli. Dopo di che Fabrizio, da un mese a questa parte, gira come una trottola la Sicilia con il suo movimento I coraggiosi (dove il coraggio che dovrebbe fare presa sugli elettori sarebbe legato al fatto che Ferrandelli ha rinunciato alla diaria parlamentare di circa 16 mila Euro al mese: in una Sicilia politica fatta di miserie e di miserabili questo, alla fine, diventa un ‘valore morale’). E Fabrizio, forte di questa rinuncia pecuniaria, fa proseliti.
All’attivo ha anche una visita a Renzi, dalle parti di Palazzo Chigi negli ardimentosi giorni delle dimissioni. Il capo del governo gli ha promesso l’appoggio? Vattelappesca! Si sa che Fabrizio Ferrandelli sarà uno dei sette, forse otto candidati alla guida della Sicilia. In questo scenario è maturata l’idea del ticket con Musumeci. Una possibile intesa che non è da prendere sottogamba. Perché questo ticket, come ora proveremo a illustrare, potrebbe segnare l’accordo tra il PD e Berlusconi.
Agli osservatori attenti di cose politiche non sarà sfuggito l’accordo tra Renzi e Berlusconi. Di fatto, il governo – soprattutto al Senato – regge grazie ai voti del Nuovo centrodestra di Alfano e di Verdini, altro berlusconiano diventato renziano. Più altri centristi che ormai, a corto di voti nei propri partiti, sono destinati a cercare posti nelle liste del PD.
Anche in Sicilia, di fatto, Forza Italia non fa opposizione al governo di centrosinistra di Crocetta. A parte i mutui che gli ha votato, gli azzurri del Parlamento siciliano attendono ‘ordini’ dal capo. Ricordiamoci che Forza Italia non è una formazione politica democratica, ma padronale. Quello che ‘caccia’ i soldi – e lo fa pesare – è Berlusconi. E’ lui che decide. Chi non ci sta, o va fuori, o viene buttato fuori (com’è accaduto all’ex leader di AN, Fini).

Fabrizio Ferrandelli
L’eventuale accordo tra Musumeci e Ferrandelli – il ticket – chiuderebbe il cerchio e renderebbe visibile, anche ai ciechi (ci riferiamo ai tanti elettori del PD che ancora non hanno capito che Renzi non è altro che un cavallo di Troia di Berlusconi dentro il PD), l’accordo politico tra Renzi e Berlusconi.
Per Ferrandelli, abituato, come già ricordato, a girare tutte le ‘chiese’ della politica non dovrebbe essere un problema l’eventuale alleanza con un candidato di destra. E non dovrebbe essere un problema per i dirigenti del PD siciliano, che la faccia l'hanno persa da tempo. Sarebbe un bel problema, invece, per Musumeci. Per almeno tre buone ragioni.
La prima ragione è di ordine politico ed elettorale. In corsa, alle prossime regionali siciliane, ci saranno, come già ricordato, da sei a otto candidati. Anche se i 90 ‘scienziati’ del Parlamento dell’Isola dovessero cambiare la legge elettorale abolendo il listino (cosa peraltro auspicabile), si potrebbe vincere con il 25 per cento circa dei voti. Considerato che gli elettori di Forza Italia hanno finalmente cominciato a capire che Berlusconi li sta prendendo per il culo, visto che ha utilizzato i loro voti per sostenere Renzi; e conta di continuare a prenderli per il culo continuando ad appoggiare Renzi, Musumeci, in Sicilia, potrebbe raccogliere una parte non secondaria dell’elettorato moderato. Aiutato anche dal fatto che, sempre in Sicilia, il Nuovo Centrodestra del Ministro Alfano è ormai in caduta libera.
Il secondo motivo per il quale Musumeci non dovrebbe avere convenienza ad allearsi con il PD, tramite Ferrandelli, è legato alla storia personale dello stesso Musumeci. Che è una persona seria che, in quanto tale, non dovrebbe avere a che fare né con Forza Italia, né con il centrosinistra siciliano. Insomma, per dirla tutta, i berlusconiani, gli alfaniani e il PD la faccia, come già ricordato, l’hanno già persa e in un’alleanza con il centrodestra non avrebbero nulla da perdere. Più nauseati di come sono, insomma, gli elettori del Partito Democratico della Sicilia non possono essere. Musumeci, al contrario, ha un nome e una dignità politica da difendere. La faccia ce l’ha e non crediamo che se la giocherà per la bella faccia di Buttafuoco o del PD.
Il terzo motivo è di ordine morale. Nel Novembre del 2012 Musumeci è stato tradito da Berlusconi, da Alfano e dall’accoppiata Firrarello-Castiglione. Che figura ci farebbe, agli occhi dei siciliani, se si dovesse alleare con chi l’ha ‘pugnalato’? Gli alfaniani, che in termini elettorali, a Roma come in Sicilia, infatti, sono dei disperati: si getterebbero a pesce nel sostegno a Musumeci sputtanandolo definitivamente.
Insomma, abbiamo capito che Musumeci e Ferrandelli saranno candidati. A nostro avviso ognuno per i fatti propri, senza il marchio infame della Buttanissima Sicilia che, di fatto, Buttafuoco vorrebbe appiccicare addosso allo stesso Musumeci. E gli altri candidati chi saranno? Abbiamo parlato del PD. Che non è detto che, alla fine, ‘chiuda’ su Ferrandelli che in questo momento, più che il candidato del Partito Democratico siciliano, sembra uno ‘scappato di casa’. Certo, Renzi avrebbe incontrato Ferrandelli. Ma l’attuale capo del governo italiano gioca su tre-quattro tavoli. A quanto si racconta, avrebbe promesso la candidatura alla presidenza della Regione siciliana a tre-quattro soggetti. Chi potrebbe essere il ‘fortunato’ (si fa per dire) nel caso in cui il PD dovesse mollare Ferrandelli non è facile ipotizzarlo.
Il PD siciliano è un partito amebico. Privo di un leader. In biologia tale ‘organismo’ verrebbe definito saprofita. Gli organismi saprofiti, per definizione, non sono né vegetali, né animali. Vivono su sostanze in via di decomposizione. Cioè a spese di cadaveri. E il PD siciliano vive e prospera a spese di ‘cadaveri politici’. Nel 2008 ha ‘spolpato’ il ‘cadavere politico’ di Totò Cuffaro e, con l’inganno – il ribaltone di Raffaele Lombardo, altro ‘scienziato’ senza scienza della politica – si è intrufolato nel governo della Regione. Dopo aver usato per quattro anni Lombardo, i ‘compagni’ del PD l’hanno ‘posato’ e, sul suo ‘cadavere politico’ (e in parte con i voti dello stesso Lombardo e con altri inganni: l’accordo sottobanco con Berlusconi per ‘pugnalare’ Musumeci) hanno costruito una candidatura che non avrebbe dovuto essere Crocetta. In ogni caso hanno ‘vinto’, anche se hanno combinato un gran casino sostenendo Crocetta e portando al collasso la Sicilia.
In ogni caso al PD siciliano, per le prossime elezioni regionali, serve un nuovo ‘cadavere politico’: ruolo per il quale dovrebbe essere candidato Crocetta che oggi è un ‘prigioniero politico’ dentro il governo che presiede solo sulla carta. Crocetta, che ha ormai un futuro segnato dal nulla politico, potrebbe tentare un colpo gobbo: magari una ricandidatura. Cosa altamente improbabile, perché è praticamente rimasto solo. Mentre il PD siciliano, se tutto gli andrà male – e tutto dovrebbe andargli male – dovrà trovare un candidato. Sarà un povero infelice, come nel 2008? O giocheranno la solita carta dell’antimafia? Qualcuno ha parlato di Lucia Borsellino. Ma a noi questa candidatura sembra improbabile.
Il Movimento 5 Stelle – in questo momento il primo partito in Sicilia come numero di voti – avrà un proprio

Giancarlo Cancelleri
candidato. Alla fine è la forza politica che nel Parlamento siciliano ha fatto qualcosa di utile. Se avesse evitato un paio di scivoloni sarebbe stato meglio. Ma dalla vita, si sa , non si può avere tutto. Un candidato possibile potrebbe essere Giancarlo Cancelleri, grillino della prima ora. Anche se su di lui pesano grigie ombre ‘inciuciste’ in parte nissene (è di Caltanissetta), in parte paragovernative. Insomma, per farlo apprezzare dagli elettori grillini ci vorrebbe il digestivo Antonetto… Non possono essere esclusi altri candidati, magari qualche soggetto autorevole preso dalla società civile. O magari qualche donna oggi parlamentare di Sala d’Ercole. Tutto è possibile.
Già siamo a tre-quattro candidati. Un altro candidato, a nostro avviso certo, dovrebbe esprimerlo Sicilia Nazione, il partito autonomista-indipendentista fondato dall’ex assessore regionale Gaetano Armao. A questo partito si è avvicinato il professore Massimo Costa. Quindi l’ex parlamentare nazionale, Rino Piscitello. In questa formazione politica i contenuti ci sono. Anche se non mancano i dubbi. Legati al fatto che lo stesso Armao è stato assessore del governo Lombardo: e questo non depone né a suo favore, né a favore di questo partito. Non diciamo nulla di nuovo se ribadiamo che il governo Lombardo è stato uno dei peggiori della storia dell’Autonomia siciliana. In quasi settant’anni di Autonomia solo il governo Crocetta ha fatto di peggio.

Massimo Costa
Lì l’unico che potrebbe salvare la ‘barracca’ potrebbe essere il professore Massimo Costa, sicilianista convinto, preparato, persona per bene. E molto apprezzato – così si dice – dal politologo americano Edward Luttwak che, da siciliano d’adozione, negli ultimi tempi non fa mistero della sua idea di una Sicilia indipendente da Roma (come potete leggere qui).

Alfio Di Costa
Un altro candidato sicuro alla presidenza della Regione siciliana è Alfio Di Costa, ingegnere, altra persona molto per bene, preparata, attenta. Nato a Nicosia, dove vive (sposato con due figlie), Di Costa è in campagna elettorale già da un anno e mezzo. Molto attivo sulla rete, gira in lungo e in largo la Sicilia incontrando, una per una, migliaia di persone. In un anno e mezzo, sulla base delle indicazioni che ha raccolto ascoltando le indicazioni della gente – dagli artigiani ai professori di liceo, dagli agricoltori ai commercianti, dai medici agli architetti e via continuando – va stilando quello che, al momento opportuno, diventerà il suo programma politico: un programma elaborato non nelle segrete stanze delle segreterie politiche, ma a contatto con la gente di Sicilia che vive ogni giorno i mille problemi del nostro tempo. Un personaggio che ricorda un po’, per certi versi Fitzcarraldo, il protagonista di un celebre film di Herzog che voleva portare l’opera lirica nella foresta Amazzonica. Un idealista con i piedi per terra (non a caso è ingegnere) che si rivolge ai siciliani in cerca di cambiamento.
Della partita c’è anche la sinistra. Parliamo della vera sinistra, cioè dei movimenti alla sinistra del PD che, a novembre, dovrebbero provare a dare vita a un nuovo soggetto politico. I nomi sono noti: Giuseppe Civati, Sergio Cofferati, Stefano Fassina, Rifondazione comunista. A Dio piacendo, non ci dovrebbero essere Niki Vendola e l’armata Brancaleone di SEL. Questi, se tutto andrà bene, rimarranno nel PD di Renzi a ‘rotolarsi’ tra Jobs Act e riforma del Senato in cambio di qualche strapuntino parlamentare… Cavoli di Renzi che dovrà mantenerli.
Perché citiamo una possibile sinistra alternativa al PD anche in Sicilia? Perché, a nostro avviso, non è da escludere che possa esprimere un candidato alla presidenza della Regione. Questo perché, nella nostra Isola, sono veramente tanti i gruppi della sinistra alternativa al PD che si vanno consolidando. E che potrebbero convergere in un unico progetto. E di questo bisogna dire 'grazie' a Crocetta e al Senatore Giuseppe Lumia. Senza l’apporto non esattamente di questi due personaggi la sinistra alternativa al PD non avrebbe mai preso piede in tante cittadine e paesi della Sicilia. Vediamo il perché.
Nel 2013 Crocetta e Lumia hanno creato un robusto movimento politico – il Megafono – molto radicato nel territorio. Lumia con la sua candidatura al Senato, malvista dalla base del Megafono, ha creato i primi malumori. Poi Crocetta ha completato l’opera tradendo l’elettorato di sinistra rimangiandosi gli impegni assunti per smantellare il Muos di Niscemi, per chiudere le discariche e puntare sulla raccolta differenziata e via continuando con i flop su formazione professionale, politiche del lavoro, agricoltura, artigianato eccetera eccetera.

Angelo Forgia, Rosario Crocetta e Tommaso Lima
A conti fatti, tra Crocetta e Lumia i protagonisti del Megafono e dei Circoli per Crocetta oggi si muovono tutti verso la sinistra alternativa al PD. A Palermo, ad esempio, sono molto attivi i Cantieri sociali di Tommaso Lima e Angelo Forgia, già protagonisti del Megafono nel capoluogo siciliano, oggi molto vicini a Stefano Fassina, l’ex vice ministro dell’Economia che oggi, come già ricordato, lavora per un soggetto di sinistra (come potete leggere qui). A Fassina è vicina anche la consigliera comunale di Palermo, Federica Alluzzo. Mentre il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, com’è nel suo stile politico, rimane con le mani libere. Anche se molto difficilmente Orlando si avvicinerà al PD. Se c’è una cosa che il sindaco di Palermo ha sempre fatto con costanza, infatti, è fare mangiare la polvere, prima al Pci, poi al Pds, poi ai Ds e, adesso al PD.
Sintetizzando, come già accennato all’inizio, non è da escludere che alla sinistra del PD emerga un candidato alla guida della Sicilia. Come non può essere escluso che l’ANCI Sicilia (Associazione nazionale Comuni Italiani) oggi presieduta da Orlando, decida di giocare la partita elettorale alle regionali, anche in solitudine, con un candidato dei sindaci.
Stavamo per dimenticare i leghisti. L’esordio in Sicilia, alle recenti elezioni comunali, non è stato entusiasmante. Ma il 3 per cento di Agrigento potrebbe non essere indicativo. Contrariamente a quello che si pensa, in Sicilia non mancano i cittadini stanchi del via vai di immigrati. Soprattutto nei grandi centri, dove la presenza degli immigrati si nota di più, c’è un elettorato pronto a votare la Lega di Salvini.
Certo, c’è un passato che pesa. Come dimenticare quando i leghisti gridavano e scrivevano “Forza Etna”? Oggi quegli anni fanno parte del passato. E tanti siciliani – più di quanto si immagini – vedono in Salvini un punto di riferimento per frenare la confusione e l’affarismo che si registra nella gestione dei centri di accoglienza per i migranti. Presenteranno un candidato? A nostro avviso, sì. E un po’ di ‘danno’ lo faranno, drenando voti a tutti.

Franco Busalacchi
Fine dei possibili candidati? No. Ci potrebbe essere anche una sorpresa finale. Piuttosto ‘pesante’ anche. Nel senso che si tratterebbe di una candidatura di spessore. Alla quale – così parrebbe – starebbe lavorando il variegato mondo dei dipendenti regionali. Sembrerebbe che dirigenti, funzionari e pensionati regionali, in queste ore, starebbero provando a convincere Franco Busalacchi a candidarsi alla presidenza della Regione. Francesco Paolo Busalacchi, conosciuto come Franco, oggi è un dirigente generale in pensione. Cronologicamente, è un direttore regionale, perché al vertice dirigenziale è arrivato prima della legge regionale n. 10 del 2000, che trasformò i direttori regionali in dirigenti generali.
Appassionato di musica classica e dei classici della letteratura, un passato nel vecchio Pci e nella Cgil, Busalacchi è un dirigente regionale molto noto per la sua preparazione. E stato capo di gabinetto dell’ex presidente della Regione, Rino Nicolosi. E poi al vertice di tanti dipartimenti. Grande conoscitore della ‘macchina’ regionale, secondo tanti dipenenti – ma anche a parere di tanti altri siciliani che lo conoscono – Busalacchi viene visto come un uomo in grado di ridare forza e dignità politica e istituzionale a una Regione forse un po’ troppo bistrattata da Crocetta e dal suo ‘cerchio magico’.
La sua eventuale candidatura potrebbe scombinare i giochi, soprattutto nel centrosinistra e nel mondo degli autonomisti. Busalacchi, in anni lontani, parlava di Statuto e di articolo 36, 37 e 38 dello stesso Statuto siciliano. Argomenti che nella sinistra degli anni passati erano un po’ sconosciuti. Busalacchi, per concludere, potrebbe risultare un candidato tosto. Per tutti.