Cosa resta di Forza Italia in Sicilia nell’anno di grazia 2015? A quanto pare, solo due cose: macerie e inciuci romani che si proiettano come ombre sinistre in una sempre più disastrata Isola. Eh già, perché se in queste ore Rosario Crocetta e il suo ‘Cerchio magico’ da una parte, e il PD siciliano dall’altra parte litigano, tanto per cambiare, per le solite poltrone di governo e di sottogoverno, dimostrando, ancora una volta, tutta la loro pochezza politica, quella che un tempo era l’onda azzurra siciliana somiglia sempre più a un’armata Brancaleone. Se, infatti, il segretario regionale del Partito Democratico, Fausto Raciti, prova a non perdere l’assessorato alle Attività produttive (attività produttive che in Sicilia resistono solo grazie agli incredibili sforzi degli imprenditori, nella totale assenza di otto lunghi anni di disastrosi governi regionali di centrosinistra), cercando di bloccare la nomina di Antonio Fiumefreddo (sponsorizzata da Crocetta), il coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Vincenzo Gibiino, somiglia ogni giorno di più allo ‘Spaventato dei presepio’, cioè quel personaggio che si presenta nei pressi della grotta senza portare nulla: né offerte bucoliche, né doni di qualsiasi genere. Insomma, ‘sto Gibiino se ne sta lì, più confuso che persuaso, in attesa di ordini romani, mentre tutto attorno a lui crolla…
Che dire? La Sicilia cade a pezzi, sotto i colpi di un governo nazionale – quello di Matteo Renzi – che ha già depredato tutto quello che era possibile depredare. E sotto i colpi di un governo regionale – quello di Rosario Crocetta – che ha distrutto tutto quello che ha potuto distruggere, lasciando in piedi solo clientele. Ebbene, a fronte di questo sfascio c’è solo l’opposizione del Movimento 5 Stelle (anche se non senza qualche contraddizione di troppo), mentre il centrodestra siciliano, che avrebbe tutti i numeri (e i voti) per creare un terzo polo, alternativo al centrosinistra e ai grillini, di fatto non esiste.
Il pesce, si sa, puzza sempre dalla testa. E la testa di Forza Italia si trova tra Roma e Milano. E da lì che bisogna partire per provare a comprendere il nullismo degli azzurri in Sicilia. Com’è a tutti noto, Angelino Alfano e il suo Nuovo Centrodestra Democratico fanno già parte, a tutti gli effetti, del centrosinistra. Già si parla di candidature di Alfano & compagni nel PD. Un’alleanza corroborata dal grande affare dei migranti lungo l’asse Cara di Mineo-Mafia Capitale. Berlusconi, con i suoi mezzi d’informazione (e con la complicità del centrosinistra) è stato abilissimo a far sembrare il passaggio di Alfano e dei suoi ‘mercenari’ come una rottura con Forza Italia. In realtà, è tutta una sceneggiata, perché sottobanco l’ex Cavaliere appoggia Renzi. Anche se con qualche mal di pancia da parte di alcuni tra i suoi: tra i berlusconiani non ci sono solo lecchini del capo: qualche persona che ragiona con la propria testa c’è, ma non conta nulla.
Non contento di aver mandato in ‘avanscoperta’ Alfano, Berlusconi, in vista di quello che succederà nei prossimi giorni al Senato – dove i renziani sono sempre più in difficoltà (anche nel PD non sono tutti al soldo di Renzi: ci sono anche da questa parte politica persone per bene e libere che non vogliono l’annientamento del Senato) – ha mandato in aiuto al suo pupillo Renzi il prode Verdini con i suoi giannizzeri. Anche in questo caso, con la solita sceneggiata dell’abbandono di altri dei suoi che se ne vanno e bla bla bla. Tutte minchiate. Verdini, come Alfano, è perfettamente d’accordo Berlusconi, impegnato a sostenere il governo Renzi e a prendere per il culo l’elettorato di centrodestra del nostro Paese.
Berlusconi è veramente il peggio espresso dalla politica italiana nella storia della Repubblica. Un menzognero seriale che ha utilizzato e continua a utilizzare la politica (e gli elettori moderati italiani) per farsi i cavoli suoi. Nel 1994 aveva 11 mila miliardi di vecchie lire di debiti (lui li chiama impieghi, ma erano debiti). Due o tre anni dopo gli ‘impieghi’ erano azzerati (pagati dagli ignari contribuenti italiani). Nel 2001 ha preso di nuovo in giro gl’italiani con il milione di posti di lavoro e, soprattutto, con la promessa, rigorosamente non mantenuta, delle due aliquote fiscali. E l’ha fatto sfacciatamente, piazzando sulla plancia di comando del Ministero dell’Economia Giulio Tremonti, stella del gruppo Aspen, in pratica la sezione italiana del gruppo di Bilderberg.
Vero è che, nella legislatura 2001-2006, c’è stato il tentativo di sbattere fuori Tremonti dal governo. Ma, alla fine, Tremonti è ritornato per affossare le due aliquote fiscali promesse da Berlusconi, sostituite dall’infame riforma della riscossione dei tributi, con la creazione dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia. Oggi, soprattutto sulla rete, si parla tanto di eliminare Equitalia. Ma nessuno – soprattutto in tv – ricorda che Equitalia è un ‘regalo’ dei governi Berlusconi agl'italiani.
Dopo i disastri dei governi Berlusconi 2001-2006, l’ex Cavaliere si fa due anni di opposizione. Poi, nel 2008, grazie a ‘magheggi’ parlamentari vari, torna al governo. Inizia bene, a dir la verità. O meglio, è l’Eni che chiude un accordo strepitoso con la Libia di Gheddafi. Diventando – l’Eni – l’interlocutore unico del colonnello libico. Cosa, questa, che non piace alla Francia e alla Germania, che dalla fine degli anni ’80 del secolo passato, come ha raccontato con dovizia di particolari l’economista Nino Galloni, nei suoi libri, brigano per distruggere le Partecipazioni statali italiane (con l’aiuto di alcuni ‘ascari’, eredi del Pci, che forse non si rendono conto di lavorare contro il loro Paese: o forse se ne rendono conto e hanno un tornaconto personale).
Insomma, la Francia si vuole sbarazzare di Gheddafi per fregare l’Italia. I tedeschi sono d’accordo con i francesi. Gli americani vogliono incasinare il Mediterraneo per indebolire l’Europa e ‘imbordellare’ la Siria. Il destino di Gheddafi è segnato. L’Italia avrebbe potuto fare poco, se non salvare la propria dignità. Ma perdiamo anche questa – ammesso che, a livello internazionale, ne abbiamo mai avuto di dignità – perché Berlusconi ‘piange’ l’amico Gheddafi, ma concede le basi aeree italiane per bombardare la Libia. In cambio l’ex Cavaliere salva le proprie aziende.
Già, le aziende di Berlusconi. L’unica cosa che questo signore difende (a parte il ‘buttanesimo’ ormai non più gettonato dai suoi nemici politici che, nel frattempo, sono diventati suoi alleati). Nel 2013, invece di andare in galera, Berlusconi va a ricostituire il centrodestra. O meglio, riunifica gli elettori del centrodestra – uno zoccolo duro del 30 per cento – per metterlo a servizio dei governi infami di Monti, Letta e Renzi: cioè dei governi che hanno svenduto e stanno svendendo il nostro Paese a un’Unione Europea di ladri e banditi di passo. Fateci caso: dal 2013 ad oggi, al di là delle chiacchiere, il sistema di potere di Berlusconi, di fatto, ha utilizzato l’elettorato del centrodestra per puntellare governi che dovrebbe combattere. Una truffa politica degna, in tutto e per tutto, di questo personaggio senza scrupoli.
Con Renzi, poi, come si usa dire in Sicilia, l’ex Cavaliere la sta facendo ‘vastasa’: il suo appoggio all’attuale governo nazionale, tra i già citati Alfano e Verdini, è incondizionato. In cambio i tedeschi – che ormai sono i veri padroni dell’Italia – gli lasciano le aziende. Ma l’ex Cavaliere deve obbedire e, soprattutto, trottare al ritmo dettato dalla Germania. Su ordine della signora Merkel e degli sgherri della stessa Cancelliera, Berlusconi deve, contemporaneamente, distruggere sul nascere ogni tentativo di rilancio del centrodestra (è per questo che ha ‘accoppato’ Raffaele Fitto), mantenendo comunque in piedi la ‘barracca’ di Forza Italia che, dal 30 per cento, deve scendere al 10 per cento, nella speranza che il 20 per cento dei voti vadano al PD di Renzi, che ormai accusa una pesante emorragia a sinistra. Quello che sta conducendo Berlusconi è il solito gioco politico sporco, scorretto, immorale: deve continuare a prendere per il culo gli elettori moderati italiani, utilizzando i loro voti per sostenere Renzi: cosa che sta facendo e che deve continuare a fare, pena la perdita delle sue aziende.
Chi non ha capito nulla è il leader della Lega, Salvini, che è convinto di allearsi con Berlusconi alle prossime elezioni politiche. Da qui una domanda: ‘sti leghisti sono veramente così ‘salami’ da non aver capito che Berlusconi, dalla morte di Gheddafi in poi, è in politica per salvare le proprie aziende? O anche loro fanno parte di questo gioco?
In questo scenario nazionale di comprati & venduti si inserisce il marasma del centrodestra siciliano. Di fatto, Forza Italia, in Sicilia, è scomparsa. Non c’è più. Di fatto, Gibiino è un fantasma che coordina fantasmi. Quella siciliana di Forza Italia non è stata una grande esperienza. Per carità: ha avuto persone di qualità: alcuni assessori regionali della seconda metà degli anni ’90 hanno ben operato. Lo stesso governo di Totò Cuffaro 2001-2006 ha gestito la Sicilia molto meglio di come l’hanno gestita Raffaele Lombardo e i suoi sgherri e, soprattutto, di come la stanno gestendo Rosario Crocetta e il PD. Piaccia o no, ma Cuffaro è riuscito a spendere tutt’e 9 miliardi di Euro dei fondi europei di Agenda 2000, incassando – oggi può sembrare incredibile alla luce dei disastri dei governi Crocetta! – anche le premialità. Il merito di quel grande risultato è solo in minima parte di Cuffaro e in grande parte della dottoressa Gabriella Palocci, una dirigente generale della Programmazione di quegli anni che, pur di raggiungere gli obiettivi fissati, ignorava Cuffaro, l’Udc e, soprattutto, i deputati di Forza Italia che sbraitavano perché non riuscivano a fare ‘pastette’ con i fondi europei.
Siamo arrivati al vero snodo dell’avventura di Forza Italia in Sicilia: la qualità – molto bassa, se non bassissima – della classe dirigente formata in Sicilia da Forza Italia. Oggi ci lamentiamo del fatto che i fondi destinati al Sud e, in particolare, alla Sicilia, vengono rapinati dal governo Renzi. Ed è vero. Ma cosa faceva Berlusconi dei fondi per il Sud (che allora si chiamavano Fas, mentre quelli che si ruba il governo Renzi si chiamano Pac)? Invece di utilizzarli per le infrastrutture, li distribuiva, per citare solo due esempi eclatanti – ai sindaci di Palermo e di Catania di quegli anni (rispettivamente Diego Cammarata e Umberto Scapagnini, entrambi di Forza Italia) – per mantenere clientele.
Spiace scrivere queste cose, ma tranne alcune eccezioni (per esempio, la gestione dei beni culturali, o dell’agricoltura, o alcuni tentativi di aggiustare i conti del Bilancio regionale), gli esponenti di Forza Italia, una volta messo piede alla Regione, si sono comportati come lupi affamati. Tutto, per loro, una volta che si infilavano dentro un assessorato, era friggi & mangia. E si vede: i pochi signori – professionisti o imprenditori che erano entrati in Forza Italia negli anni ’90 – sono andati via. Rimangono alcuni deputati con seguito personale e, soprattutto, “iene e sciacalletti”, azzurri o alfaniani poco importa, legati da un obiettivo comune: prendere quello che ancora c’è da prendere, anche senza ritegno (leggere i passaggi degli azzurri nelle file di Crocetta, magari con la mediazione di Totò Cardinale, vecchia ciabatta democristiana buona per ‘navigare’ in tutti i mari) e come finisce si racconta. Una grande progettualità politica, come si può notare…
Resta da capire il ruolo degli ex di Alleanza nazionale, con in testa Nello Musumeci, grande persona per bene che fa finta di non aver capito che, nel 2012, a togliergli i voti di Catania e dintorni, per fare vincere Crocetta, sono stati proprio Berlusconi e Alfano, in accordo, ovviamente, con il centrosinistra e con chi materialmente ha operato il killeraggio elettorale: il senatore Giuseppe ‘Pino’ Firrarello e il suo inseparabile genero, Giuseppe Castiglione. Che cosa abbiano i comune gli eredi di An con quello che resta di Forza Italia in Sicilia non è chiaro. L’unico dato certo è che, in questo momento, fanno la guardia al ‘bidone’ di Forza Italia in Sicilia.
Anche loro – come i leghisti – non hanno capito che Berlusconi sta solo tutelando le sue aziende? O forse, alla fine, i vari Nello Musumeci, Marco Falcone e via continuando fanno parte pure di questo gioco trasformista? E per andare dove? A sostenere il futuro candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione siciliana? Tutti insieme, destra, sinistra e centro contro i grillini? Insomma, questi ex An sono ‘prigionieri politici’ dell’ex Cavaliere? O magari troveranno la dignità politica per tentare la carta di Musumeci, considerato che i candidati alla presidenza della Regione siciliana potrebbero essere quattro o cinque?