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August 9, 2015
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August 9, 2015
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La trazzera di Caltavuturo funziona e Renzi, Delrio e Alfano fanno la bile…

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 7 mins read

Sui giornali siciliani abbiamo letto che la Prefettura di Palermo starebbe programmando una serie di verifiche sulla trazzera realizzata dai parlamentari del Movimento 5 Stelle e dall’amministrazione comunale di Caltavuturo. Vogliono accertare che la strada sia sicura. Certo, ci saremmo aspettati qualche controllo anche sui cinghiali che circolano liberi nelle aree boscate della provincia di Palermo. E che, da ieri, ammazzano anche le persone (il professore Silvano Riggio, docente di Ecologia all’Università di Palermo, ci ha detto di averli visti anche a Capo Gallo, la Riserva naturale che si distende tra le borgate di Mondello e di Barcarello-Sferracavallo). Ma, a quanto pare, l’emergenza, per le Prefetture del Ministro Angelino Alfano – quello dell’operazione Mare Norstrum e del Cara di Mineo, appalti & milioni di euro a ruota libera compresi – è la trazzera di Caltavuturo.

Su questa trazzera stabilizzata con appena 300 mila euro (con pagamenti dilazionati al 2016) i rappresentanti del governo Renzi e del governo regionale di Rosario Crocetta ne hanno dette di tutti i colori. Ed è anche logico: è un’opera che è stata realizzata in una ventina di giorni. Mentre Renzi, Crocetta, l’ANAS e tutto il codazzo di tecnici nazionali e regionali, a quattro mesi dalla frana che ha travolto il viadotto Imera, lungo l’autostrada Palermo-Catania, non hanno fatto una mazza. Anzi, una cosa l’hanno fatta: in questi giorni hanno consegnato i lavori per un’improbabile bretella.

Consegnare i lavori significa avviare i cantieri. E sapete perché l’hanno fatto? Perché tutto il mondo gli

Crocetta Del Rio Faraone

Rosario Crocetta, Graziano Delrio e Davide Faraone

rideva dietro! Sì, rideva dietro al governo Renzi e al governo Crocetta. E sapete perché? Perché un piccolo Comune della basse Madonie e i quattordici deputati del Parlamento siciliano, in venti giorni, come già ricordato, sono riusciti a trovare un’impresa che ha sistemato una vecchia trazzera. Un’opera che ha risolto i problemi degli abitanti di Caltavuturo, che da quattro mesi erano praticamente isolati; e ha risolto anche una parte dei problemi degli automobilisti che percorrono l’autostrada Palermo-Catania.

Né il Comune di Caltavuturo, né i deputati grillini avevano i soldi. Il Comune ha trovato un po’ di risorse organizzando feste e concerti. I deputati del Movimento 5 Stelle hanno impegnato una parte delle indennità parlamentari del prossimo anno. L’impresa ha accettato di realizzare i lavori, anche se i soldi, in parte, li vedrà tra qualche tempo. C'è chi ha trovato disdicevole che i deputati grillini si siano indebitati fino al prossimo anno. Perché così facendo non avrebbero convenienza a mandare a casa Rosario Crocetta. Dimenticando: 1) che il PD siciliano, ad eccezione dei renziani – che nell’Isola contano quanto il due di coppe con la briscola a denari – non ha alcuna voglia di mettere in crisi il governo Crocetta. 2) che in caso di scioglimento anticipato del Parlamento siciliano, ogni deputato riceve una lauta liquidazione. E con le liquidazioni di quattordici parlamentari non ci sarebbero problemi a pagare l’impresa che ha stabilizzato la trazzera di Caltavuturo. Insomma l’attacco ai grillini, con questi argomenti, non ha né capo, né coda.

Un’altra denigrazione andata a mal fine riguarda le possibili frane dopo le piogge. Quando la trazzera è stata realizzata, non sapendo da dove e come denigrarla prima, si sono messi a dire che, alle prime piogge, tutto sarebbe andato a carte quarantotto. La pioggia è arrivata: estiva e torrenziale: ma la trazzera è ancora lì, più frequentata che mai. Da tutti. E forse quello che sta facendo impazzire i renziani, il ministro Graziano Delrio, Crocetta e la sua ‘band’ è che la trazzera è percorsa da tutti: tutti gli automobilisti, piuttosto che inerpicarsi fino a Polizzi Generosa, optano per la trazzera. E questo non deve piacere a tanti politici mezzo falliti (come vi abbiamo raccontato qui).

Andiamo alla Prefettura di Palermo. Non sappiamo se la notizia dei controlli avviati da questa Prefettura sulla trazzera di Caltavuturo risponda al vero. Vedremo. Ciò posto, vorremmo porre una domanda non solo ai vertici della Prefettura di Palermo, ma a tutte le nove Prefetture della Sicilia. Signori Prefetti: avete avviato i controlli sulle strade provinciali di tutta l’Isola? Ve lo chiediamo perché le manutenzioni, in queste strade, quando operavano le Province, erano già carenti. Ma da quando la Sicilia è governata da Crocetta e dalla sua Giunta a noi risulta che queste strade siano state del tutto abbandonate. Da tre anni non si vede un cantiere. Nulla di nulla. Vi stiamo ponendo la domanda ad Agosto, sotto il sole cocente, insomma in tempi non sospetti. Per ora, bene o male, queste strade provinciali vengono percorse da tanti automobilisti. Ma quando arriveranno le piogge, non quelle estive, ma quelle invernali, ormai copiose e insistenti, queste strade, prima di diventare impercorribili (perché molte di queste strade chiudono: le Prefetture lo sanno?), potrebbero risultare pericolose.

Per dirla in breve, ci potrebbero scappare incidenti con i morti. Lo scriviamo ora a futura memoria. Per non consentire a nessuno, il prossimo inverno e la prossima primavera, di dire: “Ah, ma non sapevamo nulla, non immaginavamo”. Stiamo avvertendo in anticipo la Regione, le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i sei Consorzi di Comuni che hanno sostituito (non abbiamo ancora capito con quali soldi: ma questo in Sicilia ormai è un ‘dettaglio’); e stiamo avvertendo – sempre in anticipo – anche le nove Prefetture dell’Isola.

Insomma, se il prossimo inverno e la prossima primavera, nelle strade provinciali abbandonate totalmente da tre anni, dovessero andare in scena problemi, beh, i cittadini siciliani sanno a chi debbono chiedere conto e ragione. Visto che è così importante “verificare” la tenuta della trazzera di Caltavuturo, ci sembra importante “verificare” anche la tenuta di tutte le strade provinciali della Sicilia. Siamo sicuri che il governatore Crocetta, i Prefetti della Sicilia e gli amministratori delle Città metropolitane e dei Consorzi di Comuni  saranno d’accordo con noi. La sicurezza sulle strade, innanzi tutto, no?

Angelino Alfano e Matteo Renzi

Angelino Alfano e Matteo Renzi

Gli appalti, infine. Al di là delle ‘verifiche’ sulla trazzera di Caltavuturo, un fatto è certo: dopo quanto fatto dal Comune di Caltavuturo e dai deputati grillini del Parlamento dell’Isola, i vari Delrio, Crocetta e via continuando sono stati costretti dagli eventi a smuovere il culo. Dopo che la trazzera è stata aperta al traffico le ‘autorità’ nazionali e regionali hanno bandito di corsa alcune gare. La società catanese Gecob srl si è aggiudicata la gara per la realizzazione della bretella che aggirerà il viadotto Imera, chiuso al traffico dopo il cedimento di alcuni piloni nell'aprile scorso. La Gecob si è aggiudicata i lavori con un ribasso del 38,5828% su una base d'asta di 3 milioni 830 mila 216 euro. Notare la differenza: il Comune di Caltavuturo e i grillini hanno fatto tutto con 300 mila euro. Qui già si parla di quasi 4 milioni di euro!

Poi c’è da demolire i piloni del viadotto Imera. Se ne occuperà la Mazzei Salvatore srl, di Crotone. Base d'asta: 2 milioni e 112.904,96; ribasso: 15,118%. Infine l’adeguamento della viabilità esistente: quasi 2 milioni di euro. Gara vinta dalla Truscelli Salvatore S. Quindi la consegna dei lavori per la bretella.

Non sono mancati gli aspetti comici. Come la dichiarazione del presidente dell’ANAS, Gianni Vittorio Armani: "Se si è riusciti a centrare un obiettivo così importante in tempi così brevi è senz'altro grazie al lavoro, svolto in perfetta sinergia, con il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, con il Commissario delegato per l'emergenza Himera, Marco Guardabassi, e con i responsabili e tecnici della Regione Sicilia". Quattro mesi tempi brevi? Ma non si vergognano all’ANAS? Hanno il senso delle realtà? E ancora: "I lavori rientrano nel piano degli interventi urgenti di protezione civile per il superamento dell'emergenza viabilità sull'autostrada A19 e consentiranno di ripristinare il collegamento tra Palermo e Catania lungo un percorso provvisorio più breve e con caratteristiche adeguate al traffico autostradale, quindi anche dei mezzi pesanti, senza limitazioni di sagoma e portata. A valle dell'aggiudicazione definitiva ANAS procederà alla consegna dei lavori, prevista nei prossimi giorni, non appena si concluderà l'espletamento delle verifiche di legge relative alle imprese aggiudicatarie. I lavori sono finanziati interamente con fondi ANAS, per un investimento complessivo di 9,3 milioni di euro".

La competenza sull’autostrada Palermo-Catania è dell’ANAS: chi altri avrebbe dovuto ‘cacciare’ i soldi? Qualcuno pagherà per i danni provocati dalla cattiva gestione dell’autostrada? Chi risarcirà i siciliani che, ancora oggi, subiscono pesanti penalizzazioni?

Secondo noi non pagherà nessuno. Perché in Italia, ormai, non c’è più Stato di diritto. In Sicilia, poi, il caos è totale. Infatti le autostrade franano e i cinghiali ammazzano le persone proprio perché chi è responsabile di questo sfascio sa che nessuno gli romperà le scatole.

Vi diciamo anche come finirà questa storia. Finirà come ‘il ‘Pallone’ costruito accanto alla stadio di Palermo durante i mondiali di calcio del 1990. Parliamo dell’edificio in metallo che avrebbe dovuto essere smontato “entro il dicembre del 1990”. Il ‘Pallone’ è ancora lì. Non serve a nessuno. Ma è ancora lì. E non gliene fotte niente a nessuno.

E così sarà per l’autostrada Palermo-Catania. Realizzeranno la bretella, non prima, ovviamente, di averci ‘sgobbato’ un po’ di soldi. La bretella resterà a vita. Perché il viadotto Imera lungo l’autostrada Palermo-Catania non verrà mai ripristinato. Forse – ma non è detto – recupereranno la parte non invasa dalla frana. Ma, nel complesso, l’autostrada resterà così per i prossimi vent’anni. O forse per sempre.

           

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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