Campeggiano due notizie in queste ore: i dati diffusi dallo SVIMEZ sul meridione italiano, e non solo, e la decisione del Senato che ha ravvisato il c.d fumus persecutionis nella richiesta di arresto del Senatore Antonio Azzollini. Segnalo alcune questioni laterali.
E’ possibile, anzi probabile, che il voto risponda più ad una valutazione di stretta attualità politica compiuta dal Presidente del Consiglio e Segretario del PD, Matteo Renzi, che non ad una consapevole “ritorno di scienza” sul ruolo dei poteri dello Stato, in questo caso del Legislativo e dell’Esecutivo, di equilibrio nei loro rapporti con l’Ordine Giudiziario e di tutela della vita democratica. E’ noto, infatti, che il Partito Democratico risente di una costante fermentazione interna, dovuta alla c.d. minoranza, e che l’alleato NCD, specie alla luce della novità costituita dalla costituzione dal gruppo parlamentare di Denis Verdini, ormai ex Forza Italia, può essersi irrigidito e avere, per questa via, ottenuto il voto favorevole al senatore Azzollini.
Tuttavia, se questo fosse, non toglierebbe nulla al valore della scelta senatoriale. Solo che il modo in cui è stata discussa ha velato i contenuti della faccenda. Sostiene la Procura di Trani che Azzollini aveva agito come “amministratore occulto” della Congregazione religiosa oggetto d’indagine, e che tuttavia si “riconosce esplicitamente l’assenza di qualsiasi lucro patrimoniale” del senatore, poichè l’unico movente sarebbero “interessi di tipo personale e politico”. Sembrerebbero parole scritte di proposito per esemplare la “persecuzione”, ben oltre l’esoterica soglia del “fumus”. Perciò, dato che il Senato non deve svolgere un’istruttoria sull’ipotesi di reato, quanto era scritto nella stessa richiesta di arresto bastava e avanzava a giustificare il no dell’Assemblea. Allora perchè tanto chiasso? Perchè fa caldo, verrebbe di rispondere. Ma non si può.
Anche perchè la Giunta per le Immunità del Senato (ricordo che in questo Parlamento sottoposto a permanente estorsione non esiste più l’immunità parlamentare) si era invece espressa favorevolmente all’arresto. Ed ecco le questioni laterali. Che si possono riassumere nelle dichiarazioni di due autorevoli dirigenti del Partito Democratico, l’On. Deborah Serracchiani e il Sen Felice Casson.
La prima ha detto: “Francamente credo che ci dobbiamo anche un po' scusare, perché credo che non abbiamo fatto una gran bella figura”. Il secondo che, essendo stato relatore nella decisione custodiale in Giunta, si è autosospeso dal gruppo democratico di Palazzo Madama (come Crocetta: deve essere la moda dell’estate) ha aggiunto: Il significato politico è che con questo voto si continua a voler proteggere la casta. Per questi senatori si continua a voler creare una barriera al principio di uguaglianza tra tutti i cittadini di fronte ala legge”.
L’On. Serracchiani forse dovrebbe pretendere le scuse istituzionali della Procura che chiede l’arresto di una persona e senatore della Repubblica nei termini in cui lo ha fatto la Procura di Trani. Ma dovrebbe avere almeno un’idea vaga del suo ruolo, di quello del Parlamento: ma non ce li ha. E’ piuttosto in allure da ereditiera di Rosy Bindi. Non si occupa di politica, ma di umori elettorali, di impressioni, di uditorio.
Il Sen. Casson parla di Casta. Un magistrato italiano è cresciuto professionalmente nel privilegio e nella irresponsabilità. Se infligge il carcere a qualcuno senza fondate ragioni, non paga; avanza in carriera, funzioni e stipendio (cospicuo oltre ogni dire), secondo automatismi sovietici; ha ridotto gli attributi dell’autonomia e dell’indipendenza delle funzioni a cinta muraria di una personalistica satrapia, godereccia ed invalicabile (il CSM); frequentemente, in casi noti e meno noti, ha abusato della funzione inquirente per sgombrare il campo da avversari politici e prendere il loro posto; agisce d’intesa con uno stuolo di manutengoli acquartierato fra corridoi e anticamere per difendere menzogne e indiscrezioni false ed indebite, carpite dagli atti d’indagine; e molto altro.
Se un magistrato parla di casta, parla di se stesso dell’ordine Giudiziario. Taccia, Sen. Casson; è molto più pudico e appropriato di quello che ha detto il suo Sen Azzollini.
Infine Renzi: sì, d’accordo, il Parlamento non è un passacarte. Ma deve agire sulle persone; su queste persone: altrimenti lei farà il passacarte. Deve fare presto: non ha letto i dati SVIMEZ?