La politica siciliana ha contezza di quello che sta succedendo nella nostra Isola? A nostro sommesso avviso, no. Altrimenti non andrebbe in scena il teatrino tra Rosario Crocetta e il PD, che ormai dura da un anno e mezzo e forse più. Proprio in queste ore assistiamo alla solita baruffa tra il presidente della Regione che vuole imporre un proprio sodale alla guida dell’assessorato alle Attività produttive, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, e il PD che cerca di impedirglielo. Il tutto mentre la Sicilia sprofonda ogni giorno di più.
Da quasi sette anni il centrosinistra guida la Regione siciliana con risultati che definire disastrosi è poco. Non sarebbe corretto affermare che tutta la responsabilità è della Regione, dal momento che uno Stato derubato da un’Unione Europea di ‘banditi & predoni’, per fronteggiare le richiesta sempre più esose di Bruxelles, salassa i Comuni e Regioni (le Province ormai non ci sono più, ‘inghiottite’ dal ‘rigore’ economico europeista).
Il problema è che anche il governo nazionale è guidato dal centrosinistra, appoggiato, sottobanco, da

Matteo Renzi e Rosario Crocetta
Berlusconi e da una parte dei parlamentari nazionali a lui fedeli. Bondi e adesso anche Verdini più altri tirapiedi vari non hanno lasciato Forza Italia perché in dissidio con l’ex Cavaliere. Al contrario, sono d’accordo con lui. E tutti – Berlusconi, Bondi, Verdini e quelli che si ‘imbarcheranno’ (e non saranno pochi) sono già pronti ad entrare a far parte del ‘Partito della nazione’. Di fatto, Berlusconi – che forse è stato lasciato in pace proprio per questo – alle elezioni politiche del 2013 ha raccolto attorno a sé il 30 per cento dell’elettorato di centrodestra e, adesso, lo sta portando in eredità a Renzi.
Distruggendo il centrodestra – prima con l’uccisione di An dentro il Pdl e adesso con la lenta agonia di Forza Italia – Berlusconi sta lasciando un grande vuoto al centro dello schieramento politico per dare forza e ossigeno a Renzi. O almeno questo dovrebbe essere il progetto, perché buona parte di questo elettorato rischia di essere attratto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega di Salvini.
IL PD di Renzi ormai ha poco a che spartire con la sinistra. Le defezioni di Civati, Cofferati e Fassina testimoniano la difficoltà, del Partito Democratico, di rappresentare istanze di sinistra. Certo, dentro il PD rimane ancora della sinistra riformista – ma pur sempre di sinistra – dei vari Bersani e compagnia bella. Renzi pensa, con qualche concessione, di tenerseli dentro, magari facendogli svolgere il ruolo che la sinistra Dc esercitava nella Democrazia cristiana.
In questa fase politica la forza di Renzi sta nell’incapacità, da parte della tante aree che stanno alla sinistra del suo partito – Rifondazione, Comunisti Italiani, Fiom Cgil, Cofferati, Civati, Fassina e Movimenti vari – di fare sintesi, dando vita a uno schieramento politico credibile. In soccorso del capo del governo italiano è venuta la Troika che, mettendo all’angolo Tsipras con il ricatto monetario e mafioso, ha costretto il leader greco ad accettare una resa incondizionata all’Europa massonica dell’Euro. Il risultato è che se fino a qualche tempo fa Tsipras, anche dalla Grecia, poteva fungere da esempio-guida per la frastagliata area dei gruppi e Movimenti che stanno a sinistra del PD, oggi questo non è più possibile.
Ma il fatto che le ‘anime’ alla sinistra del PD non abbiano ancora trovato una sintesi politica rischia di non bastare a Renzi e al suo gruppo di potere. Perché a breve si profilerà un autunno che, per il governo, non si annuncia facile. Il mondo della scuola è in fermento a causa di una riforma un po’ fascista che la maggior parte dei docenti dei licei e delle scuole superiori non ha digerito. Furbescamente, Renzi e il Parlamento hanno varato la ‘Buona scuola’ in estate, con gli studenti in vacanza. Ma a settembre, alla riapertura delle scuole, i ‘giochi’ si riapriranno. E per il governo Renzi potrebbero essere dolori…
Renzi non è stupido. E ha capito che il consenso attorno al suo governo è in caduta libera. Non a caso una decina di giorni fa, ha lanciato lo slogan del taglio di 45 miliardi di euro di tasse. Ovviamente, nessuno ci ha creduto. Anche perché, da qui a dicembre, Renzi dovrà effettuare una manovra da 20 miliardi di euro. Un passaggio difficilissimo, sia per l’impatto sociale che tale manovra avrà in un Paese in ginocchio (alla ‘ripresa’ economica dell’Italia millantata dall’ISTAT non ci crede nessuno!), sia per quello che potrebbe succedere in Parlamento. Certo, quello attuale è pur sempre un Parlamento di ‘nominati’ con il Porcellum. Ma oltre agli oppositori c’è sempre la possibilità di un rigurgito di dignità politica. E’ questo il motivo per il quale Berlusconi ha ordinato a Verdini e ai suoi tirapiedi di passare subito con Renzi: per rafforzare l’area del governo in vista di una manovra autunnale che rischia di scatenare proteste sociali (e di far perdere a Renzi altri voti in Parlamento).
Per ora Renzi non parla di nuove tasse. Si è limitato a mandare avanti la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha annunciato tagli per 10 miliardi di euro alla sanità. Tagliere soldi alla sanità in questo momento, con gli ospedali pubblici italiani al collasso, è pura follia. Ma Renzi non ha alternative. In realtà, il Presidente del Consiglio e la Ministra Lorenzin puntano a colpire indirettamente i cittadini italiani. Il grosso della spesa di questi 10 miliardi lo vogliono fare pagare ai medici di famiglia e ai medici pubblici. Come? Semplice: introducendo regole cervellotiche sulle ricette e sugli esami clinici. Le ricette sbagliate e gli esami clinici superflui, dicono Renzi e la Ministra Lorenzin, li pagheranno i medici!
Una tesi strampalata, perché un medico, nel prescrivere un farmaco, si basa sulla propria esperienza che è

La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin
anche empirica e non soltanto scientifica. La medicina, infatti, oltre che una scienza, è anche un’arte. Ma il governo Renzi, per fare ‘cassa’ non punta tanto sulle ricette, quanto sugli esami clinici. Gli esami clinici, per definizione, si fanno per vedere se una patologia è presente o per escluderla. L’obiettivo del governo Renzi è andare a bagnare il ‘becco’ nel grande mare degli esami clinici negativi, cioè negli esami dai quali non risulta la presenza di patologie. Arzigogolando sugli ‘eccessi’ negli esami clinici, Renzi e la ministra Lorenzin contano di fare ‘cassa’, facendo pagare buona parte di questi esami clinici ‘inutili’ ai medici di famiglia e, soprattutto, ai medici che lavorano negli ospedali pubblici.
Di fatto, il governo Renzi sta provando a trovare soldi scippandoli ai medici pubblici e facendo venire meno un diritto soggettivo dei cittadini italiani: il diritto alla salute. Perché i medici di famiglia e, soprattutto, i medici che operano nelle strutture pubbliche, davanti alla prospettiva di pagare di tasca propria gli esami clinici, li ridurranno all’osso, mettendo a rischio la salute dei cittadini. A pagare di più, con molta probabilità, saranno gli anziani, da 65-70 anni in poi: in questa logica, non a caso imposta dalla Germania, quale medico pubblico rischierà di chiedere un esame clinico ad un anziano con il rischio che tale esame risulti negativo? Non c’è bisogno di essere ‘scienziati’ per capire che il prezzo più alto della manovra che Renzi e la Ministra Lorenzin si accingono a varare sulla sanità – peraltro con un decreto-legge – colpirà medici e anziani.
Con molta probabilità, l’obiettivo del governo è ‘sfoltire’ la platea, a partire proprio dagli anziani. Perché un anziano in meno, alla fine, è una pensione risparmiata per lo Stato: e nell’Europa massonica dei ragionieri questi ‘risparmi’ sono grandi ‘valori morali’… Non possiamo fare a meno di far notare che a pagare saranno i cittadini normali, mentre la ‘casta’ dei politici, degli alti burocrati e, in generale, dei ricchi non avrà problemi: questi ultimi pagando risolveranno. In alternativa potranno sempre utilizzare gli ospedali pubblici per la ‘casta’: è il caso – per parlare della Sicilia – dell’Ismett di Palermo, un’idrovora succhia soldi pubblici che, per la ‘modica’ somma di quasi 100 milioni di euro all’anno (pagati dagli ignari contribuenti siciliani), assicura sempre meno trapianti di organi e sempre più assistenza a 360 gradi a politici, alti burocrati e raccomandati vari.
In questo scenario si inserisce il governo Crocetta. Questo presidente della Regione ha ridotto la Sicilia a scendiletto del governo Renzi. Tutto quello che Renzi ha potuto scippare alla Sicilia l’ha scippato: 5 miliardi di euro di ricorsi vinti dalla Regione in Corte Costituzionale bloccati; accantonamenti (cioè scippi dal Bilancio regionale) pari, in media, a un miliardo di euro all’anno; più 600 milioni all’anno rubati alla sanità siciliana; e ancora tagli ai Comuni, alle Province commissariate, mancata applicazione della legge nazionale sul federalismo fiscale (altre mancate entrate per i Comuni siciliani!), rapine sull’IRPEF e IVA che spetterebbero alla Regione a norma di Statuto, ma che Roma da qualche anno si trattiene calpestando uno Statuto che è pur sempre ‘costituzionalizzato’. Gli scippi alle ‘casse’ della Regione siciliana da parte del governo Renzi sono ormai così evidenti che persino la Corte dei Conti – cosa mai successa in quasi 70 anni di Autonomia – ha accusato lo Stato di slealtà verso la Regione!
In questa storia c’è Crocetta. Un presidente della Regione inutile, inadeguato, goffo che, in quasi tre anni di governo ha distrutto una Regione. Però, come già ricordato, agli occhi del PD di Renzi ha un grande ‘merito’: aver consentito il ‘saccheggio’ della Sicilia, da parte di Roma, ‘incaprettando’ 5 milioni di siciliani. Non è poco!
Il PD e gli altri partiti che lo hanno sostenuto Crocetta hanno lasciato l’acqua nelle mani dei privati, hanno condannato la Sicilia alla gestione dei rifiuti con le discariche per fare ingrassare i propri amici (nel settore dei rifiuti operano parenti di attuali parlamentari: idem nelle società private che gestiscono il servizio idrico); i Comuni siciliani sono quasi tutti in deficit a causa dei mancati trasferimenti della Regione e dello Stato e anche a causa delle discariche volute dal governo regionale; le Province sono commissariate e senza soldi; la Formazione professionale siciliana è stata 'asfaltata' mandando al masdsacro 10 mila addetti; i lavori pubblici sono bloccati e, se vanno avanti, spesso sono inutili e dannosi: è il caso delle folli opere ferroviarie di Palermo: più di mille alberi abbattuti, strade chiuse o dissestate e caos; le autostrade siciliane non hanno bisogno di alcun commento: si commentano da sé: valga per tutti l’autostrada Palermo-Catania bloccata da una frana da oltre tre mesi, con la prospettiva di una riapertura prevista, forse, tra un anno e forse più (il tempo necessario di dare modo alle imprese ‘amiche’ del governo nazionale di ‘ingrassare’).
La sanità siciliana è un delirio. Dicono che costi 9 miliardi di euro all’anno. Ma non è vero, perché da almeno due anni almeno da 2 a 3 miliardi di questo settore, con ‘magheggi’ di bilancio, nemmeno troppo difficili da individuare, vanno in altri settori dell’amministrazione regionale. Il giochetto è semplice: la Regione eroga ad Asp e Aziende ospedaliere solo una parte delle risorse annuali previste dalla legge. Asp a Aziende ospedaliera da un lato tagliano a man bassa servizi (a Palermo, nel silenzio generale, è scomparsa la chirurgia pediatrica dell’ospedale Di Gristina…); dall’altro lato non pagano i fornitori.
A un certo punto si ‘scopre’ che Asp e Aziende ospedaliere sono indebitate con le banche e non hanno pagato i fornitori. Così i soldi che la Regione non ha erogato ad Asp e ad Aziende ospedaliere vengono reperiti con un mutuo. E già, con questo giochetto, la Regione ha contratto due mutui da un miliardo di euro cadauno in meno di due anni!
Come si può notare, nel silenzio delle tante ‘autorità’, il governo Crocetta e il Parlamento siciliano che gli ha votato i due mutui hanno aggirato la legge che non consente di far contrarre alla pubblica amministrazione mutui per pagare le spese correnti. Questo spiega perché è stato ‘immobilizzato’ l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana: perché avrebbe bloccato questo giochetto suoi mutui.
Riassumiamo il meccanismo truffaldino: il governo nazionale scippa i soldi alla Sicilia; governo e Parlamento siciliano fanno finta di nulla; i soldi trafugati alla Sicilia dal governo nazionale vengono in massima parte recuperati dal governo Crocetta non erogando una buona parte delle somme ad Asp e alle Aziende ospedaliere secondo quanto prevede la legge. A un certo punto si scopre che Asp e Aziende ospedaliere sono indebitate con le banche e non pagano i fornitori. Così il governo Crocetta propone al Parlamento siciliano un mutuo, in genere da un miliardo di euro. Il muto viene approvato e il gioco è fatto!
Chi paga? Gli ignari cittadini siciliani con l’IRPEF e IRAP ai massimi livelli per i prossimo 50 anni! Ma nessuno glielo dice.
Ora, però, il gioco è stato scoperto: non a caso lo state leggendo in questo articolo. Con un governo Renzi che, a parte le trattenute abusive su IRPEF e IVA e il miliardo annuo di accantonamenti, non sa più cosa rubare ai siciliani. Così Renzi e il PD hanno un problema: disfarsi di Crocetta sul quale scaricare tutte le responsabilità di quanto accaduto. Del resto, cosa pensate abbia capito Crocetta di tutti i ‘magheggi’ di bilancio gestiti dai burocrati infedeli (nel senso che sono infedeli verso la Regione e fedeli verso il governo nazionale) della Regione siciliana?
Il segretario del PD siciliano, Fausto Raciti, ha convocato la direzione regionale del partito la prossima settimana. Che succederà? Il Partito Democratico è responsabile più di Crocetta di quanto avvenuto negli ultimi due anni ai danni della Sicilia. E i primi a saperlo sono deputati e dirigenti di questo partito. Ma la carta di far fuori Crocetta, ascrivendogli tutte le responsabilità, è troppo allettante. Non per andare al voto, però. Molto più opportuno un commissariamento con i tre commissari previsti dallo Statuto. Magari affidando un commissario a Forza Italia e Nuovo Centrodestra Democratico. Un anno e mezzo di commissariamento della Sicilia consentirebbe ai Berlusconiani e agli alfaniani siciliani di completare il proprio passaggio nel PD-Partito della nazione. Fantapolitica? Vedremo. Noi siamo convinti che, la prossima settimana il PD siciliano annuncerà il ‘divorzio’ da Crocetta. Il primo passo verso un commissariamento della Regione per sospendere la democrazia in Sicilia.