Dieci milioni di euro. A tanto ammonta il risarcimento che Vincenzo Lo Re, legale del Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, chiede al settimale l'Espresso citato in giudizio dopo la pubblicazione delle presunta intercettazione in cui, il medico Matteo Tutino, parlando con lo stesso Presidente, a proposito di Lucia Borsellino, ex assessore regionale alla Salute, avrebbe detto "va fermata come il padre". Il padre, come è noto, è Paolo Borsellino, magistrato ucciso nella strage di via D'Amelio, il 19 Luglio del 1992.
Intercettazione che, per la Procura della Repubblica di Palermo, non esiste, in nessuno dei fascicoli che riguardano le indagini a carico di Tutino (arrestato per truffa lo scorso 29 Giugno). Lo ha detto il Procuratore Capo, Francesco Lo Voi e lo ha ribadito il Procuratore aggiunto, Leonardo Agueci, che ha parlato di "una bufala".
Una storia strana. Anche perché l'Espresso continua a sostenere l'esistenza di quella intercettazione. Si è pensato, dunque, a quella che in gergo si chiama 'polpetta avvelenata', una notizia falsa confezionata ad hoc all'insaputa del giornalista, dietro alla quale qualcuno ha intravisto "una manina", anche dei servizi segreti (opinioni espresse chiaramente dai deputati regionali Antonello Cracolici e Vincenzo Vinciullo) altri un vero e proprio complotto politico per sbarazzarsi di Crocetta.
Fatto sta che la Procura della Repubblica del capoluogo siciliano ha aperto una inchiesta sul caso nella speranza che si possa fare luce su un episodio, che al di là della sua veridicità, ha sicuramento ferito la famiglia Borsellino.
"Se c'è questa intercettazione, forniscano le prove- ha detto Rita Borsellino, sorella di Paolo e zia di Lucia, rivolgendosi al settimanale- onde evitare che questa storia si trasforni nell'ennesimo buco nero di Palermo".
Dello stesso tenore le dichiarazioni del Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il quale ha dichiarato di avere massma fiducia nel Procuratore Capo della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, ma ha anche esortato le altre Procure a farsi avanti se in possesso della controversa intercettazione.
Tra le ipotesi che circolano, infatti, c'è anche quella che il famigerato presunto dialogo possa essere stato registrato da magistrati di altri capoluoghi siciliani.
Ipotesi che, secondo il legale di Crocetta, Vincenzo Lo Re, non sta in piedi: "La competenza delle indagini su Villa Sofia (l'ospedale in cui Tutino era primario) sono della Procura di Palermo, non si capisce dunque perché dovrebbero essere coinvolte altre Procure".
E, a proposito di altre Procure, arriva la risposta di quella di Caltanissetta: "L'intercettazione tra Crocetta e Tutino non è agli atti della Procura di Caltanissetta. Se avessimo un'indagine su Tutino e quella conversazione, lo sapremmo" ha detto il procuratore nisseno, Sergio Lari. Che ha aggiunto:
"Posso pensare, ma è solo una mia ipotesi, che quella intercettazione, posto che esista, possa essere stata captata in maniera illegale. In questo caso, ovviamente, il giornalista ha il dovere di capire se è così, anche se non è facile".
Smentite sono arrivate anche dalla Procura di Catania e Messina.
Per il legale di Crocetta non sta in piedi neanche l'ipotesi che si tratti di intercettazioni secretate: "La secretazione è un atto del pm – ha sottolineato – e chi meglio della Procura sa se esiste o meno? La secretazione, inoltre, può riguardare altri atti, come gli interrogatori, non una intercettazione simile".
E ancora: "L'Espresso con quell'articolo pubblicato alla vigilia delle commemorazioni della strage di via D'Amelio voleva fare cadere il Governo, mettendo in cattiva luce il Governatore. Mi sembra chiaro. Io non credo agli articoli ad orologeria, ma in questo caso è così".
In ogni caso, prosegue l'avvocato di Crocetta "se qualcuno ritiene di averla la tiri fuori e la faccia ascoltare anche a noi per capire se è una polpetta costruita ad arte o una bufala. La tiri fuori e noi ne prenderemo atto".
Quindi la richiesta di risarcimento danni:
"Abbiamo scelto di scegliere lo strumento dell'azione civile risarcitoria nei confronti dell'Epresso, del direttore, dei due giornalisti, di 10 milioni di euro. perche' riteniamo che sia lo strumento piu' veloce ed efficace per sanzionare non la malafede dei giornalisti, non vogliamo credere alla malafade, ma crediamo all'ipotesi di un errore professionale, a un difetto di controllo".
L'avvocato ha aggiunto che il presidente della Regione siciliana chiederà anche un milione di euro per un articolo di Pietrangelo Buttafuoco pubblicato il 3 luglio scorso sul Fatto Quotidiano.
L'unica certezza, in tutta questa storia, è la bufera politica che si è abbattuta sul Governo Crocetta di cui ormai, come vi abbiamo detto qui, tutti chiedono la testa.
E, oggi, lo stesso Presidente della Regione, in diverse interviste, non ha escluso una sua fuoriuscita, anche a breve. Non prima di avere portato a termine "la riforma delle province, il ritorno all'acqua pubblcia ed una legge per i poveri". Cose che potrebbero realizzarsi "anche in un mese".
Ma poi ha aggiunto: ''Se me ne devo andare lo farò per motivi politici e non per le false intercettazioni che hanno offeso non solo me, ma anche il parlamento e tutti i siciliani''.