“Il disegno di legge sulla riforma idrica andrà in Aula”. La precisazione del presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, arriva nel bel mezzo di una rovente polemica. Una querelle che vede, su opposte barricate, i fautori dell’acqua pubblica (Movimento 5 Stelle e PD non renziano) e fautori dell’acqua ai privati (renziani e Forza Italia per l’occasione insieme). In ballo ci sono centinaia di milioni di euro di fondi pubblici sui quali i privati vorrebbero mettere le mani. Vediamo che cosa ‘bolle’ nella pentola della politica siciliana.
Mentre infuria la polemica sulla telefonata tra il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il dottore Matteo Tutino – la telefonata c’è? non c’è? – nella politica siciliana si sta giocando una partita importantissima. Tema: la gestione dell’acqua per i prossimi anni, forse per i prossimi decenni. I fautori del ritorno all’acqua pubblica, nei giorni scorsi, sono riusciti a far approvare dalla quarta Commissione legislativa del Parlamento siciliano (Ambiente e Territorio) il disegno di legge che prevede un’unica forma di gestione dell’acqua: per l’appunto, quella pubblica. Questo ha scatenato la reazione rabbiosa dei renziani del PD, di Forza Italia e, in generale, dei poteri forti che stanno dietro alla gestione privata dell’acqua.
La partita non è facile. E martedì prossimo, a Sala d’Ercole, la sede del Parlamento siciliano, si preannunciano scintille. Di fatto, il governo regionale di Rosario Crocetta sta tenendo la linea che è stata dei suoi due predecessori, Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo: gestione dell’acqua ai privati e grandi affari (per gli stessi privati) con i fondi pubblici. Da Roma, quartier generale dei renziani, era partito l’ordine perentorio: affossare il disegno di legge della Sicilia che punta al ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, fare scadere i termini e poi procedere al commissariamento dell’Isola in questo settore. Assicurando la permanenza delle reti idriche, degli acquedotti e quant’altro ai privati, così come stabilito da una normativa nazionale voluta dal governo Berlusconi 2001-2006. Di fatto, l’acqua privata in Sicilia è uno dei capisaldi politici dell’accordo tra Renzi e Berlusconi. E non è un caso che, in Sicilia, gli uomini di Forza Italia sono schierati, fianco a fianco, con i renziani di Davide Faraone.

Vania Contraffatto
Solo che la strategia di Forza Italia e di Faraone ha subìto una battuta d’arresto: la quarta Commissione dell’Assemblea regionale siciliana, come già ricordato, ha approvato il disegno di legge che prevede il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Merito del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, che con il deputato Giampiero Trizzino presiede la Commissione. E merito di quella parte del PD siciliano non renziano che conserva ancora i valori della sinistra. Un colpo in testa per renziani e berlusconiani che, come già ricordato, puntavano a fare scadere i termini per l’approvazione della riforma del servizio idrico. Per assicurare, con il commissariamento, la gestione dell’acqua agli ‘amici’ siciliani.
Sulla vicenda interviene il Comitato promotore della legge di iniziativa Popolare per l’Acqua Pubblica
Forum Siciliano dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni. E’ il Comitato che ha presentato al Parlamento siciliano un disegno di legge d’iniziativa popolare per il ritorno all’acqua pubblica. Nel comunicato diramato dal Comitato per l’acqua pubblica si ricorda che, nella stessa giornata in cui la Commissione Ambiente del Parlamento siciliano approvava il disegno di legge per il ritorno all’acqua pubblica scoppiava il ‘caso’ delle telefonate tra Crocetta e il dottore Tutino. Con la richiesta, da parte di alcune forze politiche, delle dimissioni di Crocetta e del contestuale scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana. Cosa, questa, che impedirebbe al Parlamento siciliano di approvare la legge di riforma del settore idrico e il contestuale ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. Guarda caso – ma è solo una ‘casualità’ – in prima fila, nel chiedere le dimissioni di Crocetta per la vicenda della telefonata sono i renziani del PD e Forza Italia: cioè i due schieramenti politici che hanno interesse (diretto?) al proseguimento della gestione privata dell’acqua in Sicilia!
“Al Presidente dell'Assemblea regionale siciliana ed ai capigruppo parlamentari – sottolineano i protagonisti del Comitato per l’acqua pubblica – chiediamo, prima dello scioglimento anticipato della legislatura, di portare in Aula ed approvare la legge sull'acqua pubblica per scongiurare il previsto commissariamento da parte del governo nazionale per la mancata individuazione degli organismi sostitutivi alle disciolte autorità d'ambito. Un atto di responsabilità politica dovuto alla maggioranza dei siciliani che, con il referendum del 2011, con un numero di votanti maggiore di quello che ha eletto l'intera Assemblea regionale siciliana, hanno detto Sì all'acqua pubblica, e che da allora attendono che questa promessa, sventolata dallo stesso Crocetta in campagna elettorale, diventi realtà. Una responsabilità che grava oggi su ognuno dei novanta onorevoli deputati all'Assemblea regionale siciliana”. “Capiremo nelle prossime ore – prosegue la nota del Comitato per l’acqua pubblica – se per la nostra classe politica ha un peso il rispetto della volontà popolare e dei Consigli comunali (che hanno contribuito a redigere il disegno di legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica in Sicilia ndr) che da anni si battono per una gestione pubblica e partecipativa del bene comune primario, se ha un valore lo Statuto autonomo che ci assegna competenze esclusive in materia di acque pubbliche, se gli interessi collettivi sono superiori a quelli particolari o se, invece, preferirà lavarsene le mani piegandosi ai desiderata di un governo nazionale che sta provando ad aggirare in ogni modo gli esiti referendari”.
Nel Parlamento siciliano le forze politiche sono divise. La parte non renziana del PD e il Movimento 5 Stelle, come già ricordato, sono favorevoli all’acqua pubblica. Dall’altra parte ci sono i renziani e Forza Italia. Bisognerà capire cosa faranno le altre forze politiche.
Sulla vicenda, con un post su facebook, interviene il deputato del Parlamento siciliano del PD, Giovanni

Giovanni Panepinto
Panepinto, da sempre schierato per l’acqua pubblica. Panepinto, che viene eletto nel collegio della provincia di Agrigento, parla del commissariamento, da parte del governo regionale, del Consorzio tre Sorgenti che gestisce l’acqua in tanti Comuni della provincia agrigentina. Panepinto attacca frontalmente l’assessore regionale Vania Contraffatto, la magistrata della Procura della Repubblica di Palermo che i renziani hanno voluto nel governo regionale per occuparsi di acqua, rifiuti ed energia.
“L’assessore Contraffatto e il suo dirigente generale – scrive Panepinto – fottendosene anche del rispetto dovuto ai parlamentari che si devono riunire stamattina (il post risale al giorno in cui la Commissione Ambiente del Parlamento siciliano ha approvato il disegno di legge per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua in Sicilia ndr) nonché di quanto dalla stessa dichiarato in Commissione settimane”, quando si era impegnata a “sospendere i commissariamenti agisce con l'arroganza del potere”.
I toni sono aspri. A Panepinto non va giù il commissariamento del Consorzio Tre Sorgenti ad opera dell’assessore Contraffatto. Per la cronaca, in questa provincia metà dei Comuni si sono rifiutati di consegnare le reti idriche e, in generale, le infrastrutture idriche ai privati. Forti, anche, del fatto che la gestione privata dell’acqua, in Sicilia, non sta dando grandi risultati, se è vero che le reti idriche sono ancora fatiscenti e se è vero che i privati di Palermo e Siracusa sono falliti.
Panepinto racconta di un colloquio telefonico con la parlamentare Marika Cirone, anche lei deputata del PD al Parlamento siciliano e anche lei favorevole al ritorno della gestione pubblica dell’acqua. “Comprendiamo da una serie di fatti – scrive sempre Panepinto – che si stanno mobilitando da tutta Italia per impedire che la Sicilia possa fare da apripista per attuare la volontà della maggioranza degli italiani espressa nel referendum del marzo 2011”. Il tema è sempre quello: Renzi si è impegnato a consegnare l’acqua ai privati in tutta l’Italia, in barba al referendum che, nel 2011 ha sancito il ritorno all’acqua pubblica. Ma in Sicilia mezzo PD si è ‘ammutinato’. E si sta battendo per il ritorno all’acqua pubblica contro il parere di Renzi.
Intanto dall’ufficio studi del Parlamento siciliano si apprende che il disegno di legge approvato dalla Commissione Ambiente sarebbe incostituzionale. Così, almeno, scrive sempre su facebook Panepinto. Noi utilizziamo il condizionale perché a noi un parere del genere sembra strano, dal momento che, come ricorda lo tesso deputato del PD, “la Regione ha potestà esclusiva in materia di acque pubbliche” e che “la Regione siciliana è una Regione a Statuto speciale”.
“Spero che quei sindaci diciamo renziani e quelli che si sono sentiti rassicurati dalla parole della Contraffato in una riunione – prosegue Panepinto – prendano atto di ciò che la stessa sta facendo con il suo direttore generale. Da Roma a Palermo gli interessi sulla acqua e sulle opere pubbliche che si collegano sono organizzati e mobilitati come fanno le lobby che curano interessi più o meno legittimi . Anche il PD siciliano è alla prova dei fatti. Per quanto mi riguarda su questo tema insieme ai tanti: deputati cittadini, amministratori, forum e compagni di partito e della mia area politica si faranno le barricate”. Quindi l’appello finale: “Fate circolare questo post perché si può dire che siamo in mobilitazione contro la lobby dell’acqua e dei suoi servi killer”.
Lo scontro politico e parlamentare si profila duro. Anche perché il commissariamento disposto dall’assessore Contraffatto parte da presupposto che i Comuni non possono gestire il servizio idrico. Ma non è così, perché una legge approvata dal Parlamento siciliano dà ai Comuni la possibilità di gestire il servizio idrico.
Noi abbiamo sentito il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone. “L’acqua – dice Ardizzone – è un bene pubblico e deve restare pubblico. Sulla gestione si deve discutere”. Chiediamo al presidente se il bizzarro parere dell’ufficio studi del Parlamento, che avrebbe definito incostituzionale il disegno di legge approvato dalla Commissione Ambiente, potrebbe creare problemi: magari impedire che lo stesso disegno di legge arrivi in Aula. “Assolutamente no – sottolinea Ardizzone – il disegno di legge approvato dalla Commissione Ambiente andrà in Aula. E verrà discusso”.
Insomma, dal presidente del Parlamento siciliano arriva una rassicurazione: la democrazia verrà rispettata.