Quello che va emergendo in queste ore sugli affari che ruotano attorno alla gestione dei centri che ospitano i migranti è impressionante. Il livello di corruzione supera l’immaginazione. Una corruzione che abbraccia politica e Prefetture. E che si snoda lungo l’asse Roma- Sicilia. Con particolare riferimento al Cara di Mineo. E se nella Capitale italiana ad essere dentro questo sistema fino al collo è il Pd, in Sicilia i personaggi centrali fanno capo al Nuovo centrodestra democratico del Ministro degli Interni, Angelino Alfano. Non è un caso, insomma, se ad essere chiamato in causa è il braccio destro di Alfano nell’Isola, il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione.
Chi scrive, già dal 2013, sottolineava le ‘stranezze’, chiamiamole così, del sistema di accoglienza dei migranti. Ad onor del vero, nel 2013 e, soprattutto, nel 2014, siamo rimasti colpiti non tanto dal Cara di Mineo (che è stato tirato in ballo dalle inchieste della magistratura romana), ma dalla crescita, a nostro sommesso avviso patologica, dei centri di accoglienza per minori non accompagnati arrivati con i barconi. Scoprire, oltre un anno fa, che mentre la Sicilia era in grave crisi finanziaria erano stati creati dal nulla circa 300 centri per l’accoglienza di minori non accompagnati ci ha lasciato di stucco. Abbiamo appurato che, per ogni minore ricoverato, la pubblica amministrazione pagava 74 euro al giorno. E che in ogni centro risultavano ricoverati da 12 a 13 minori. Tirando le somme, questo sistema, per la sola assistenza dei minori, costava circa 80 milioni di euro all’anno. Con il Ministero degli Interni, retto da Alfano, che provava ad accollare queste spese ai Comuni siciliani, pur sapendo che versavano in una difficilissima crisi finanziaria.
Nella primavera dello scorso anno ci siamo recati dalle parti di Agrigento e dintorni. E abbiamo scoperto che quello dell’assistenza ai minori era diventato un grande business che aveva poco o punto a che fare con la solidarietà. Abbiamo scoperto, ad esempio, che a Palma di Montechiaro, in certe aree, piuttosto che puntare sul turismo, si puntava sulla realizzazione, in quattro e quattr’otto, di questi centri di accoglienza per minori.
La riprova che dietro questo sistema di accoglienza dei minori non accompagnati c’erano situazioni poco chiare l’abbiamo avuta nel gennaio di quest’anno. Quando, dopo interminabili riunioni – andate in scena a Roma e in Sicilia – tra i sindaci dei Comuni siciliani e i funzionari del Ministero degli Interni, è stato stabilito che a pagare il costo di questi centri per minori non accompagnati, dal primo gennaio di quest’anno, sarebbe stato il Ministero degli Interni. Non più, però, 74 euro a minore al giorno, ma 35 euro a minore al giorno. Cioè meno della metà rispetto al 2013 e al 2014. L’ammissione, da parte dello Stato, che la cifra di 74 euro al giorno per ogni minore ricoverato era sproporzionata. Ma per due anni si è andati avanti con 74 euro al giorno per ogni minore. Con cause in corso tra i gestori di questi centri e i Comuni siciliani.
Che in questo sistema c’entri anche la politica siciliana lo dimostrano due articoli di legge approvati dal Parlamento dell’Isola. Ci riferiamo al finanziamento di 24 milioni di euro in favore di questi centri per minori approvato dal Parlamento siciliano nella manovra di Bilancio regionale 2014. E l’approvazione, sempre da parte del Parlamento siciliano, di un articolo di legge che stanzia altri 24 milioni di euro per questi centri di accoglienza per minori nella manovra di Bilancio 2015, cioè di quest’anno. E questo è veramente incredibile, perché, come già ricordato, quando il Parlamento dell’Isola approva questa norma, si sapeva già, in base all’accordo tra Sicilia e Stato centrale, che a pagare il costo di questi centri di accoglienza per minori non accompagnati arrivati con i barconi sarebbe stato il governo nazionale. Ma i 24 milioni di euro, a quanto pare, erano un di più da elargire ai gestori di questi centri in combutta con la politica.
E’ la dimostrazione del coinvolgimento della politica siciliana in questo grande affare. La presidenza del Parlamento siciliano avrebbe dovuto stralciare tale norma dalla manovra di Bilancio 2015. Ma lo stralcio non c’è stato. E tutta la politica siciliana si è trovata d’accordo nell’avallare questo contributo di 24 milioni di euro a fondo perduto. Con in testa Pd, Udc e Nuovo centrodestra.
A questi fatti si sommano, adesso, le incredibili storie che coinvolgono il Cara di Mineo. Con un personaggio centrale di questa vicenda – Buzzi – che interrogato dai pubblici ministeri romani, a un certo punto dice: “Su Mineo casca il governo”. Il Pm Giuseppe Cascini lo blocca: “Queste – dice rivolto a Buzzi – sono frasi inutili. Noi facciamo un altro mestiere”. Ma Buzzi insiste: “Si metta nella mia posizione…”. Interviene il procuratore aggiunto Michele Prestipino: “No guardi, io non ci penso minimamente…”. Ma Buzzi insiste ancora, indica il registratore e aggiunge: “Io potrei, cioè… se possiamo spegnere”. Insomma, vuole spegnere il registratore. I pm, però, tirano dritto: “È vietato dalla legge. Forse lei non ci crederà, ma ancora in questo Paese c’è qualcuno che segue le regole”. Ma Buzzi torna a insistere: “Se lo può spegnere un secondo parliamo…”. I pm, però, sono inflessibili: “No, non si può spegnere”. E la deposizione, raccontano le cronache, un po’ a fatica, ricomincia.
Che cosa avrà detto Buzzi non lo sappiamo. Ma sappiamo quello che è emerso fino ad ora. E sono fatti gravissimi. A proposito del Cara di Mineo si parla del “sistema Castiglione”, che sarebbe iniziato nel 2011, con il governo Berlusconi in carica. Sistema che sarebbe proseguito con il governo Monti, con il governo Letta e con l’attuale governo Renzi. In che cosa consisterebbe questo sistema Castiglione? Nei Cara di Bari e di Crotone il soggetto attuatore è il viceprefetto vicario del capoluogo delle rispettive Regioni. A Mineo, invece, viene indicato l’allora presidente della Provincia di Catania, cioè Castiglione. Che, guarda caso, come già ricordato, è vicinissimo al Ministro Alfano. E’ Castiglione che indica Odevaine al tavolo del Ministero che gestisce i flussi dei migranti che arrivano con i barconi.
Qualche tempo dopo Castiglione non è più presidente della Provincia di Catania. Ma rimane soggetto attuatore. In questa fase si procede con affidamenti diretti. E qui spunta ‘La Cascina global service’, impresa vicina al mondo cattolico che ritroviamo nell’inchiesta romana di Mafia Capitale. La vicenda prosegue di sorpresa in sorpresa. Mentre negli altri Cara italiani le gare d’appalto sono indette dalle Prefetture, a Mineo la fantasia della politica tira fuori dal cilindro un nuovo soggetto: il Consorzio Calatino Terre di Accoglienza. E’ un Consorzio di Comuni che dovrebbero ruotare intorno a Caltagirone (i calatini, infatti, sono gli abitanti di questo Comune della provincia di Catania, noto, tra le altre cose, per aver dato i natali a don Luigi Sturzo). Ma contrariamente agli insegnamenti di Sturzo che, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, da pro-Sindaco di Caltagirone, insegnava la difficile arte della gestione dei beni pubblici nell’interesse esclusivo della collettività, vanno in scena personaggi e atti amministrativi che non hanno molto a che vedere con gli insegnamenti sturziani.
Seguendo una procedura molto ‘creativa’, viene stabilito un regime di convenzione della Prefettura con il Consorzio Calatino terre di Accoglienza per la gestione di una gara d’appalto. Stiamo parlando, tanto per capirci, di una gara di appalto da 100 milioni di euro! A questo punto la gara viene celebrata, non prima di aver coinvolto Luca Odevaine (i particolari di questa storia li trovate in un dettagliato articolo pubblicato da l’Huffinghton Post che potete leggere qui). Quello che emerge è che la gara, a giudicare dal giudizio espresso da Raffaele Cantone, il magistrato che presiede l’Autorità per l’anticorruzione, è “illegittima”. Tant’è vero che lo stesso Cantone vuole commissariare il Cara di Mineo. Un altro elemento che emerge è il ruolo di qualche Prefetto che manifesta dubbi sull’operato di Cantone. Avallando, di fatto, l’operato del Ministro Alfano. Insomma, politica e alta burocrazia ministeriale che si sostengono a vicenda.
Sarà la magistratura a stabilire come sono andate le cose. In questa storia ci sono alcuni punti fermi che è bene sottolineare. In primo luogo, va detto che il sistema costruito per l’assistenza ai migranti che arrivano con i barconi solo in apparenza è imperniato sulla solidarietà. In realtà, è un sistema messo in piedi per ‘succhiare’ soldi pubblici. Un sistema nel quale i migranti sono un mezzo e non il fine. Sono un mezzo per consentire a pochi di arricchirsi sulle spalle dei cittadini che pagano le tasse, per giunta in un momento di crisi economica gravissima. Cosa, questa, che rende ancora più odioso il sistema che tutt’ora opera da Roma alla Sicilia.
Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, i politici italiani pensano di essere furbi. Pensano, ad esempio, che in Europa non abbiano capito che cosa succede in materia di accoglienza tra Roma e la Sicilia. Invece l’hanno capito benissimo. E infatti, a parte l’operazione Triton, non vogliono essere coinvolti più di tanto. E, soprattutto, non vogliono che i soldi dei cittadini di un’Europa già in crisi vengano utilizzati per finire, in buona parte, nelle tasche di chi ha messo su questo sistema truffaldino. E non è un caso (come abbiamo scritto in questo articolo) se molti Paesi europei, oggi, si rifiutano di accogliere questo continuo flusso di migranti che arriva dall’Italia. Perché hanno capito che l’Italia – unico caso in Europa – accoglie tutti questi migranti in parte In minima parte) per solidarietà umana e, in parte, per fare la ‘cresta’ “sull’accoglienza” nei vari centri e, soprattutto, per ‘sbolognare’ i migranti che arrivano nel Belpaese ad altri Paesi europei con l’emigrazione clandestina. In Europa hanno capito che, chiudendo le frontiere, gli italiani saranno costretti a smontare tutto questo ambaradan che si fonda, per l’appunto, su questo bizzarro ‘turnover’, cioè sulla possibilità di fare emigrare questi disgraziati, clandestinamente, in altri Paesi. E infatti vogliono chiudere le frontiere ai clandestini.
Discorso analogo riguarda il Veneto, la Lombardia e adesso anche la Liguria. In queste ore sui giornali e sulla rete imperversano i lamenti dei grandi 'sacerdoti' della morale a corrente alternata che si stracciano le vesti contro il “cattivo Nord” che non vuole accogliere i migranti che arrivano con i barconi che il “buon Sud” che invece li accoglie a braccia aperte. Questa visione è falsa e gesuitica. Il sistema, lo ribadiamo ancora una volta, è stato messo in piedi non per solidarietà, ma per speculare sulla solidarietà. La verità è che in Europa e nelle tre Regioni nel Nord del nostro Paese governanti e cittadini hanno ‘sgamato’ il sistema truffaldino costruito sulle pelle dei migranti e non ne vogliono più sapere di alimentarlo. Il resto sono chiacchiere e demagogia.