Sui risultati delle recenti amministrative si è dibattuto e si continua a dibattere sui partiti che hanno vinto, su quelli che hanno perso ed infine su quei partiti o schieramenti che hanno realizzato un pareggio. Forza Italia ha perso. Il Pd di Renzi ha perso una caterva di voti. E rischia adesso di vedere nascere una forza politica alla sua sinistra. I grillini non hanno stravinto, ma con il 20% dei consensi, grazie alla legge elettorale voluta da Renzi e Berlusconi, potrebbero vincere un eventuale ballottaggio contro il Partito democratico…
Insomma, la ‘lettura’ politica del post elezioni amministrativa ci consegna un’Italia con novità che né Renzi, né Berlusconi avevano messo nel conto. Senza dubbio alcuno sul centrodestra si denota un costante e irreversibile calo dei voti. Con particolare riferimento a quella che fino a qualche anno fa rappresentava la parte più consistente e trainante dell’intero schieramento moderato: Forza Italia dell’ex Cavaliere, Silvio Berlusconi. Forza Italia si è ritrovata addirittura sotto il 10% e, di converso, la Lega Nord ha sfondato al Centro-Nord, ma ha avuto poca fortuna nel Meridione d’Italia e vede un risultato complessivo al di sotto del 13%.
L’altra opposizione al governo Renzi e precisamente il Movimento Cinque Stelle – il cui leader indiscusso continua a essere il fondatore Beppe Grillo – ha confermato le posizioni vicine al 20% e si avvia a sfruttare l’Italicum voluto da Matteo Renzi e Berlusconi per competere fino in fondo alle prossime elezioni politiche.
Dei risultati elettorali non può gioire il Nuovo centrodestra dell’attuale Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, poiché, ad eccezione del risultato conseguito nella nostra Isola, a livello nazionale tale formazione politica risulta alquanto deludente sotto il profilo elettorale.
Infine, dulcis in fundo, analizziamo il dato del maggior partito italiano il cui capo risulta ancora essere Mister Renzì e notiamo che, pur cantando vittoria in cinque Regioni su sette, altrettanto non può dirsi per la percentuale di voti conseguiti che risulta essere molto al di sotto di quella ottenuta dal Pd alle elezioni europee celebratesi l’anno scorso. Certamente il dato da attribuire politicamente al Partito democratico non è quello che viene fuori, e cioè il 23%. Ma in ogni caso non è quel 40,8% di cui si riempiva la bocca il leader dotato di molta ‘arrogance’ che porta il nome di Matteo e il cognome di Renzi.
Secondo un’analisi che tiene conto delle liste collegate al Pd e al centrosinistra nelle varie Regioni o città dove si è votato, si può dedurre che la forza politica del partito renziano si è attestato al di sotto del 30%.
Ed allora viene fuori che né Renzi e neanche il suo socio del Patto del Nazareno, Silvio Berlusconi, hanno approvato una legge elettorale – l’Italicum – che potrebbe non favorirli. E che potrebbe, invece, avvantaggiare Beppe Grillo e il suo Movimento Cinque Stelle.
Se Forza Italia è al di sotto del 10%, la Lega Nord al 13%, mentre il Movimento di Grillo ‘viaggia’ intorno al 20%, beh, è facile dedurre che, non potendo l’arrogance Renzi e il suo Pd ottenere un nuovo miracolo e superare la soglia fissata dell’Italicum del 40,1% per accaparrarsi il premio di maggioranza, si dovrà per forza di cose ricorrere al ballottaggio che vedrà il duello Grillo-Renzi (ricordiamo che l’Italicum attribuisce il ricco premio di maggioranza al partito – e non alla coalizione – che prende il 40 più uno per cento dei voti). A questo punto, anche alla luce della crescente impopolarità dell’attuale capo del governo del nostro Paese (si pensi al Jobs Act e, in generale, ai provvedimenti per il lavoro avversati dalla Cgil, alla riforma della scuola avversata dalla maggioranza dei docenti, agli scandali che investono il Pd da Roma Capitale all’Expo di Milano, per citare solo alcuni fatti che hanno appannato l’immagine del Partito democratico e di Renzi), non è da escludere, se non andranno in scena imbrogli elettorali, la vittoria di Grillo e del Movimento 5 Stelle. E sarebbe una vera e propria beffa per Renzi e per l’ex Cavaliere, che avrebbero imposto una legge elettorale – l’Italicum – molto contestata per favorire, alla fine, i grillini!
C’è da chiedersi: che cosa sta succedendo in casa Pd? Il ‘caso Liguria’ è stato eclatante e l’attuale classe dirigente del Partito continua a leccarsi le ferite. La pesante sconfitta del Partito democratico in questa Regione del Nord Italia non è un caso isolato o da sottovalutare (ricordiamo che Lombardia e Veneto sono amministrate dalla Lega Nord). Se Renzi continuerà a perseverare nella sua arroganza, il rischio che la crisi elettorale del Pd si estenda a macchia d’olio nel resto d’Italia è evidente. Matteo Renzi continua a non capire che per continuare a governare l’Italia ha bisogno di unità nel Pd e non può più permettersi di snobbare i rappresentanti dei lavoratori che appaiono sempre più distanti dalle posizioni renziane e conseguentemente della Forza politica che questo personaggio rappresenta.
L’arrogance Renzi continua a insistere che il suo predecessore Pierluigi Bersani ha perso le elezioni. Ma si rende conto che lui continua a governare con i voti ottenuti dal Pd di Bersani? Si rende conto che alla sua persona il Popolo non ha mai dato un mandato elettorale per governare il Paese? L’arrogance Renzi si rende conto che ha esagerato insultando la pasionaria Rosy Bindi solo perché ha fatto il proprio dovere e fino in fondo in seno alla Commissione nazionale Antimafia, dimostrando ancora una volta, di non essere stata a disposizione della volontà del capo per tradire il proprio mandato istituzionale?
L’arrogance Renzi, per provare a ritrovare l’unità del suo partito (magari evitando che nasca un nuovo partito alla sinistra del Pd: cosa che è già avvenuta in Liguria con l’asse Cofferati-Civati) dovrebbe recitare il mea culpa e chiedere scusa prima alla Bindi, che ingiustamente ha insultato, e poi a coloro che negli ultimi anni hanno operato e dato un serio contributo per far sì che il Pd diventasse forza politica di riferimento degli italiani. Ma anche questo passaggio, per Renzi, si annuncia difficile. L’attuale capo del governo, infatti, si è appiattito e ha appiattito il Pd sulle posizioni dell’Unione europea controllata, di fatto, dalla Germania della signora Merkel. Cosa dovrebbe dire Renzi alla Merkel? Che dovrà interrompere le ‘riforme’ sollecitate proprio dall’Europa dell’euro? Ma questo lo può fare – e infatti lo sta facendo – Tsipras, che è un uomo politico di sinistra. Voi che lo vedete Renzi ‘di sinistra’ che blocca le ‘riforme’ dell’Europa dell’euro? Non è stato lui a dire che il suo governo continuerà sulla strada delle ‘riforme’, strada che, fino ad oggi, ha trovato una grande opposizione sociale e un’opposizione anche all’interno del Partito democratico?