Non bastava la rinuncia a tutti i contenziosi con lo Stato dell’estate scorsa. Ricordate? Una transazione che si vocifera sia alla base delle dimissioni di Luca Bianchi, il primo “forestiero” a ricoprire l’incarico di assessore all’Economia di questa disgraziatissima Regione. Una transazione che, se non ricordo male, porta la sola firma del presidente, e neanche quella dell’assessore all’Economia arrivato dopo Bianchi. Una transazione che ha sottratto alla Sicilia una somma certamente superiore a 4 miliardi di euro.
Sarà stata una svista. A questa se ne aggiunge un’altra, di pari entità circa. Riccardo Compagnino, esperto di finanza pubblica, segnala un’altra enormità nel combinato disposto di Legge di Stabilità e Bilancio regionale appena approvato. Per i “non addetti ai lavori”, ricordo che il “Bilancio” è il documento preventivo, cioè dispone per il futuro, mentre il “Rendiconto” è il consuntivo, cioè racconta il passato.
Cosa c’è di tanto enorme nel Bilancio che è sfuggito ai più? I numeri bisogna saperli leggere e io confesso di essere talvolta un po’ troppo “teorico”. Mi applico alle questioni di principio e questa me l’ero persa. Provo a tradurre in termini semplici una cosa che di per sé è complicata, ma che in sostanza significa un’altra solenne ruberia ai danni della Sicilia. Nel bilancio della Regione sono previste le entrate e le uscite del 2015. Ma queste partono da una situazione iniziale all’1 gennaio. Questa situazione iniziale si chiama (vado a semplificare, non si arrabbino colleghi e professionisti) “Avanzo di amministrazione”. L’avanzo di amministrazione comprende la ‘cassa’ che ha la Regione all’inizio dell’anno, alla quale si aggiungono i crediti e si sottraggono i debiti. Insomma l’avanzo di amministrazione è la moneta effettivamente disponibile da un punto di vista finanziario. Se va in rosso si chiama “disavanzo di amministrazione”. Naturalmente per fare il bilancio ogni anno si deve stimare quant’è questa grandezza all’inizio del periodo di riferimento.
Ora, se il bilancio si approva entro il 31 dicembre, poniamo a novembre, come faccio a sapere quale sarà l’avanzo al 31 dicembre che ancora deve venire? Semplice, si fa una stima. Ma se, ritardando, come la Regione ormai fa in modo cronico, arrivo tardi (ad esempio la notte del 30 Aprile), è tutto più semplice: basta guardare a quanto ammontava questo benedetto avanzo o disavanzo 4 mesi prima.
Ora cosa è successo nel Bilancio della Regione 2015 appena approvato? È successo che l’avanzo è stato abbattuto di circa 3 miliardi e mezzo di euro (3.501.900.900 dice il mio pignolo amico Compagnino, che specifica che l’effettiva riduzione, con riferimento al residuo parificato nel rendiconto 2013, sarebbe addirittura superiore ai 4 miliardi e mezzo!).
E da cosa deriva questo abbattimento drastico di un fondo della Regione? La risposta non si trova nella lettura del Bilancio, ma nella legge che è strutturalmente collegata a questa, la c.d. “legge di stabilità”, che nella “neolingua” orwelliana significa che non stabilizza proprio niente. In questa legge si dispone che mentre la riforma della contabilità che doveva operare in Sicilia nel 2015, come in tutta Italia, viene rinviata di un anno, per tutto, per il bilancio della Regione, così come per i rendiconti e i bilanci degli enti locali, solo per il Rendiconto della Regione si applica immediatamente, già dal Rendiconto 2014. Detto facile, la Regione dispone che già subito si applica questa riforma al primo rendiconto.
Ci avete capito qualcosa? Voi no, forse, perché non siete addetti ai lavori. Ma questa norma, quasi invisibile, significa che la Regione deve, già dal Rendiconto del 2014, fare una cosa prevista dalla riforma che si chiama “Riaccertamento straordinario dei residui”, cioè deve riverificare tutti i propri crediti e debiti e vedere se deve mantenerli e a quale esercizio imputarli. Ebbene, proprio lì si nasconde l’inghippo. Con questo Riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi la Regione si sarebbe cancellata da sola una cifra che va dai 3 miliardi e mezzo a 4 miliardi e mezzo di euro! Quando si dice la “pulizia”…
Qualcuno potrebbe dire: “Bene, abbiamo tolto di mezzo crediti fasulli”. Il punto è che quasi tutti questi crediti non sono vecchi accertamenti su bolli auto che nessuno mai pagherà, ma hanno tutti lo stesso debitore, un “malo pagatore” che non se ne trovano altri in giro: lo Stato italiano. Il ragionamento è questo: se lo Stato non vuole pagare, perché è in difficoltà, anziché sollecitare l’adempimento dell’obbligazione, noi che facciamo? Approfittiamo della nuova legge di contabilità per cancellare in un colpo solo tutti i nostri crediti, nascosti dal maquillage del Riaccertamento straordinario dei residui! Un bel modo, insomma, di affrontare la questione del Contezioso tra Stato e Regione siciliana.
Quasi stento a credere che Compagnino abbia ragione. Sarebbe una cosa semplicemente enorme, direi quasi criminale. Seguiamo i passaggi di nuovo che mi sembrano tutti ben studiati: nella legge di stabilità si anticipa di un anno l’applicazione della nuova norma, solo per il Rendiconto, chissà perché poi; in applicazione di questa nuova norma, si abbatte la scure sui crediti su questo Bilancio di previsione; infine, nel rendiconto prossimo venturo si cancelleranno questi residui e, se nessuno impugnerà il Rendiconto, tale perdita sarà definitiva! Circa 4 miliardi di euro regalati in silenzio allo Stato! Sì, crediti che la Regione siciliana vantava nei confronti dello Stato che vengono cancellati in un solo colpo!
Questo bilancio passerà ovviamente indenne a Roma e si creerà così il motivato presupposto per un’analoga riduzione nel Rendiconto, che a quel punto sarà un atto dovuto e la Corte dei Conti parificherà immediatamente.
Lo Stato beneficerà di questa nuova rinuncia miliardaria della Regione che costituirà per noi una perdita certa e definitiva di nostri crediti. E così finalmente si spiega il perché solo in Sicilia la Contabilità con le nuove regole si applica solo per la Regione e non anche per i Comuni.
L’approvazione di questo Bilancio 2015 è pertanto un fatto di inaudita gravità politica in quanto crea il presupposto giuridico per una definitiva spoliazione della finanza siciliana di parecchi miliardi. Devono essere noti i nomi dei deputati che hanno contribuito all’approvazione di una legge che “scippa” alla Sicilia dai 3,5 ai 4,5 miliardi di euro.
In presenza di una riduzione del 47,32 % dell’avanzo finanziario presunto, i deputati del Parlamento siciliano avrebbero dovuto richiedere l’elenco analitico delle singole voci del predetto risultato. Avrebbero scoperto che la maggior parte della cancellazione dei residui attivi riguarda proprio lo Stato che, da insolvente che è, viene gratuitamente graziato dal Parlamento siciliano che gli abbuona in un colpo solo tutti i debiti.
Se la legge verrà pubblicata ed entro i 60 giorni previsti lo Stato non l’impugnerà (non esiste infatti più il Commissario dello Stato che in passato avrebbe potuto farlo di iniziativa propria), nel silenzio generale la Sicilia avrà “regalato” allo Stato un bel po’ di miliardi!
Non c’è che dire, signori, bel colpo! Al prossimo pseudo-intellettuale che mi ripeterà la solfa, il prossimo 15 Maggio, che l’Autonomia sarebbe una risorsa, ma non l’abbiamo saputa sfruttare, e che oggi va ripensata, proverò l’istinto di metter mano alla pistola.