Tornata dalla più imponente manifestazione in difesa della scuola pubblica di tutti i tempi, sono tanti i punti interrogativi che si affastellano richiedendo risposte precise. Da dove partire e come descrivere una simile protesta storica contro un disegno di legge Scuola il cui unico merito sembra essere quello di aver risvegliato le coscienze di docenti, personale Ata, studenti e genitori? Immaginiamoci il palco di un teatrino e proviamo a presentare gli attori protagonisti: personaggio numero 1 è Matteo Renzi, “il capo dei capi” che sottomette i sudditi esattamente come ha fatto ieri in occasione dell'approvazione dell'Italicum; costui – non è neanche colpa sua – è proprio fatto così, non riesce a concepire altro schema di rapporto di lavoro diverso da quello “padrone-schiavo” (vi ricordate il suo “con Marchionne senza se e senza ma”?) e di conseguenza elabora un disegno legge per la scuola con un preside-padrone ed un docente suo impiegato, il cui futuro professionale dipenderebbe esclusivamente dalla valutazione/giudizio supremo del primo (non si sa in virtù di quale investitura divina) che avrebbe facoltà di assumere o cacciare i professori a suo piacimento.
Naturalmente, nessun docente che oggi ha aderito allo sciopero è contro la necessità di essere valutati, ma ciò che preoccupa seriamente è il tipo di modalità scelta per la valutazione: cioè un preside-manager che decide liberamente e arbitrariamente di valutarti in un determinato modo, a seconda se vuole assumerti o meno. Agghiacciante. Agghiacciante perché non parliamo di un'azienda privata, bensì della Scuola Pubblica. Ora, è anche ovvio che non si ritiene che tutti i dirigenti scolastici siano poco affidabili nella valutazione e quindi inclini a ripristinare un sistema di clientelismo a dir poco pericoloso; ma chi di noi nella proprio carriera professionale non ha incontrato dirigenti scolastici molto propensi ad abbandonarsi alle lusinghe e agli ossequi di colleghi “fannulloni”, ansiosi di entrare nella sacra corte gestita dalla presidenza, al fine di ottenere favori e attribuzione di progetti “Pon” “Por” “Pur” e vari, fonte di migliaia di euro? Un paradosso se si pensa che, limitatamente a casi del genere (e vi assicuro, per esperienza personale, che, soprattutto nel sud Italia, non sono pochi), in realtà la riforma Renzi porterebbe ad incentivare ciò che il “ducetto” ripete ossessivamente di voler combattere, ovvero “l'esercito degli incapaci fannulloni”. Esattamente come la riforma Gelmini gridava ai quattro venti di aver l'obiettivo di combattere il fenomeno delle raccomandazioni all'Università mentre, a distanza di anni, è sotto gli occhi di tutti che il meccanismo di selezione dei docenti universitari tramite l'Asn (l'Abilitazione scientifica nazionale) non ha avuto altro effetto che agevolare la promozione degli amici degli amici.
Ma torniamo alla riforma Renzi: il primo quesito, oggi di facile risoluzione, è quello che avevo posto qualche settimana fa: “Cosa ha indotto il premier a rimangiarsi a sorpresa il decreto per le assunzioni? Quando scrissi a tal proposito (https://lavocedinewyork.com/Scuola-e-cosi-Matteo-Renzi-si-rimangio-il-decreto-sulle-assunzioni-dei-docenti-precari/d/10911/) ero convinta che il decreto di urgenza per le assunzioni fosse saltato per mancanza di fondi e invece oggi è tutto chiaro: Renzi si è rimangiato all'ultimo minuto il suddetto provvedimento perché qualcuno (non credo gli si sia accesa una lampadina in testa) gli avrà dato il seguente suggerimento: “Non li assumere con decreto, inserisci le assunzioni nel disegno di legge e così questi disgraziati di precari, pur di ottenere il loro tanto agognato posto fisso, saranno pronti ad accettare tutte le porcate che vi abbiamo inserito”. Da qui i ricatti del ducetto “se non passa il disegno di legge saltano pure le assunzioni”.
La giornata di ieri ha dimostrato che avevano fatto i conti senza l'oste… Altri quesiti restano avvolti nel mistero: com’è possibile che in un Paese in cui le scuole cadono a pezzi, hanno bisogno di contributi volontari /obbligatori da parte delle famiglie (come nelle scuole private, ma quest'altro punto scandalosissimo necessiterebbe di una trattazione a parte) per rimanere aperte e registrano, al contempo, una tanto crescente quanto preoccupante dispersione scolastica, per il premier la priorità sia rappresentata dalla valutazione dei docenti? Gli chiederei: tutti i Paesi stranieri attirano tanti cervelli in fuga, sottovalutati in Italia ma estremamente apprezzati e valorizzati all'estero; dove hanno frequentato la scuola? I loro insegnanti non sono gli stessi che tu oggi attacchi? Ti è piaciuto l'Oscar a Sorrentino? E la Cristoforetti nello spazio? Non credi di dover riconoscere ogni tanto anche i meriti dei docenti italiani e non attaccarli solamente?
Personaggio numero 2: la Ministra Giannini la “basita”, come si era autodefinita quando apprese dalla stampa il ritiro improvviso del decreto assunzioni. “Basita” o “basista”…? Vabbé, il suo ruolo e la sua personalità (vedi festa dell'unità a Bologna) sono talmente irrilevanti che non vale la pena dilungarsi più di tanto su questo secondo personaggio. Perché si comporta così? Cerca solo di garantirsi il più possibile un posticino alla “Migliore”.
Personaggio numero 3: i docenti. Neanche su loro mi soffermo perché, alla luce della massiccia adesione allo sciopero e disponendo di numerosi servizi televisivi sulla giornata di ieri (interviste, video etc:), i media ne parleranno abbondantemente. Qui mi limito solo a constatare un eccezionale risveglio delle loro coscienze. Per un qualsiasi lettore e /o operante nel mondo della scuola di origini non siciliane, il presente elenco dei personaggi, di quesiti e racconto in genere potrebbe anche fermarsi qui.
Per me e per chi osserva ciò che si muove in queste ore in Sicilia attorno al disegno di legge ci sono ancora altri tre personaggi da inserire: personaggio numero 4, il sottosegretario all'istruzione Davide Faraone. A suo proposito, il deputato di Sel eletto in Sicilia, Erasmo Palazzotto, osserva: “Stupisce come il sottosegretario Faraone si stia rendendo complice di questa operazione, forse perché da troppo tempo frequenta più le sedi e i circoli delle formazioni di destra a caccia di new entry per il Pd in Sicilia e poco le scuole della sua regione”. Essì, fra non molto dovremo rieleggere il presidente della Regione… Potrebbe esserci un collegamento fra l'esigenza di attirare consenso elettorale e la promozione di un provvedimento come quello della valutazione dei docenti che contiene in sé il rischio di una diffusione del fenomeno del clientelismo anche nel mondo della scuola?
Personaggio numero 5: un certo giornalismo locale che, con fierezza, superficialità e accanimento difende il disegno di legge scuola, scagliandosi contro la protesta dei docenti, senza averne mai letto le ragioni nei dettagli (per esempio, ignorando che i docenti non sono contro la valutazione in sé e per sé, bensì contro il rischio clientelismo); molti docenti hanno replicato a tali attacchi facendo notare che se proprio si deve parlare di meritocrazia, appare alquanto singolare che un non laureato con un diploma professionale, nelle vesti di sottosegretario (e qui Renzi mi deve spiegare il suo concetto di meritocrazia), debba decidere il futuro professionale di migliaia di docenti, laureati, vincitori di concorso, abilitati due o tre volte, con master e dottorati. Ma niente, il giornalista, non coglie o non vuole cogliere, e come da copione, preferisce scagliarsi contro chi super-sfruttato per decenni percepisce poco più di 1000 euro al mese piuttosto che prendersela con i faraoni… E che ne so. Forse magari sono anche amici; non si capisce.
Personaggio numero 6: Mila Spicola, ex vicesegretario del Pd Sicilia, fedelissima di Faraone e attualmente consulente tecnico del Miur. Tutti tutti si chiedono: ma lei, da insegnante, non è sempre stata dalle nostra parte? Come mai improvvisamente si è messa a difendere chi ci attacca in modo così aggressivo? Nessuno sa dare risposta a questo quesito. L'unica cosa che mi viene in mente ogni volta che sento nominare la professoressa Spicola, sono quelle lunghissime “subordinate” da lei usate nei suoi contributi alla stampa, delle quali non era facile individuare la principale. Se è vero, come sostiene qualcuno, che spesso lo stile della nostra scrittura riflette la nostra personalità, beh, forse non è un caso che la suddetta professoressa renziana/faraoniana prediliga quello della “subordinata”…
Foto tratta da anticapitalista.org