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May 6, 2015
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La Sicilia abbandona l’Expo di Milano per manifesta disorganizzazione

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 5 mins read

La Regione siciliana ritrova un po’ di orgoglio e sospende le attività programmate per la partecipazione all’Expo di Milano. Lo ha deciso l’assessore all’Agricoltura, Nino Caleca. Troppa disorganizzazione. In parte dovuta al modo raffazzonato con il quale il governo nazionale ha organizzato questo appuntamento internazionale. E, in parte, anche per carenze dei responsabili degli uffici regionali.

Il ritiro della Sicilia dall’Expo era nell’aria da giorni. E, precisamente, dal giorno dell’inaugurazione, quando è successo di tutto e di più, dall’acqua che piove dentro il padiglione al mancato collegamento internet. Una partenza disastrosa che ha appannato l’immagine della Sicilia, ma anche gli organizzatori di un Expo realizzato tra inchieste della magistratura per tangenti, affari e ritardi.

La Sicilia è finita nel Bio Cluster Mediterraneo, il padiglione dell’Expo che avrebbe dovuto mettere insieme alcuni tra i Paesi che si affacciano nel Mare Nostrum. Ma, a quanto è dato capire, sono tante le cose sbagliate. L’amministrazione regionale le ha messe nero su bianco in una nota inviata ai vertici dell’Expo: non c’è la copertura della zona palco, il padiglione è stato piazzato in una zona poco visibile, non c’è la segnaletica, non è stata garantita la pulizia e, soprattutto, non c’è collegamento internet. Insomma, troppa approssimazione e troppa disorganizzazione. Da qui la decisione dell’assessore Caleca “di sospendere ogni attività dell'area comune sino a quando non saranno risolti i problemi segnalati e i necessari atti a garantire la sicurezza degli operatori e visitatori”.

Fine della presenza della Sicilia all’Expo di Milano? Dario Cartabellotta, il dirigente generale della Regione siciliana che ha gestito la partecipazione all’Expo, ha inviato una lettera al commissario generale della manifestazione, Giuseppe Sala, e al direttore ''Divisione partecipanti', Stefano Gatti. Come dire: non è questo il modo di trattare una Regione italiana.

E’ la prima volta, da quando la Sicilia è governata da Rosario Crocetta, che la Regione mostra orgoglio e determinazione. Una decisione adottata dall'assessore Caleca, noto avvocato penalista, voluto nel governo dell’Isola da una delle forze politiche che sostengono l’attuale esecutivo. Sicilia democratica. L'assessore regionale all'Agricoltura non ci sta a passare per accomodante, o meglio, per un rappresentante dei siciliani disposto a ‘ingoiare’ tutti i rospi. Anche perché la partecipazione della Regione siciliana all’Expo di Milano non è gratuita. Anzi.

Non a caso lo stesso Caleca è tornato a ribadire quanto ha affermato qualche giorno fa, quando il padiglione consegnato dai milanesi ai siciliani è apparso subito inedeguato: “Non intendo sprecare i soldi pubblici”. Insomma i 3 milioni di euro che la Regione siciliana avrebbe dovuto ‘immolare’ per la partecipazione a una manifestazione travolta da scandali e polemiche sono in forse.

Con molta probabilità, ci sarà un tentativo di ‘riconciliazione’. Ma non è detto che vada a buon fine. Non è da escludere che la vicenda finisca sui tavoli dei tribunali. Con i lombardi pronti a chiedere i 3 milioni all'Isola. E con la Regione siciliana che potrebbe ribattere chiedendo i danni causati da un flop che è sotto gli occhi del mondo (un padiglione che fa acqua, in tutti i sensi, e il mancato collegamento a internet non sembrano un modello di buona amministrazione pubblica).

Tra l’altro, a parte le tangenti, le indagini dei magistrati e i ritardi, ha suscitato ironia una manifestazione internazionale che si ripropone di “Nutrire il mondo” con i panini di Mc Donad’s e la Coca Cola. Se questa è la grande cucina italiana, beh, qualche riserva sembra legittima…

Non mancano le prese di posizione. come quella dei deputati del Movimento 5 Stelle al Parlamento siciliano: "Crocetta – scrivono i deputati grillini – si è rivelato ancora una volta Re Mida al contrario, non ha nemmeno sfiorato l'Expo che l'ha distrutta, distruggendo soprattutto l'immagine della Sicilia nel mondo. Doveva essere una vetrina per l'isola è invece si è rivelata un'urna cineraria. Noi, comunque, non ci meravigliamo, l'abbiamo detto in tutte le salse che sarebbe stato un fallimento e tale si è rivelato, addirittura prima di quanto avevamo immaginato. Ora non resta che raccogliere i cocci e tornare a casa con le pive nel sacco, cercando di salvare una parte dei soldi pubblici buttati in questo ennesimo buco nero. Chi ha sbagliato, però, deve pagare, siamo stanchi di tragedie e disfatte senza padri e senza colpevoli. Noi, dal canto nostro, come gruppo parlamentare non escludiamo un'ispezione a Milano a stretto giro di posta".

Ironico il commento di Vincenzo Vinciullo, deputato del Nuovo centrodestra democratico sempre del Parlamento siciliano: "Si saranno allagate anche le tastiere dei computer – dice Vincenzo Vinciullo – perché, in caso contrario, sono certo che tutti i responsabili della figura barbina che ha fatto la nostra Regione all'Expo avrebbero già scritto le proprie lettere di dimissioni. Non dico, magari, non uscir di casa per un paio di mesi (cosa che io avrei fatto, per non far vedere il mio imbarazzo in giro) ma le dimissioni… dài, quelle sì che le presenteranno; magari domani, dopo che queste due giornate di caldo torrido avranno asciugato le strumentazioni elettroniche".
"Non voglio nemmeno far nomi – conclude Vinciullo, che ricopre il ruolo di vicepresidente della commissione Bilancio all'Assemblea regionale siciliana (questo il nome del Parlamento dell'Isola – anche perché l'elenco sarebbe lungo. Di sicuro c'è che qualcuno, poi rimosso dall'incarico, lo aveva ben detto che sarebbe stato un fallimento per carenza di organizzazione. Già, per carenza: sbagliava per difetto. Io direi per …assenza!".

Nei giorni scorsi, sulla vicenda, due deputati del Parlamento siciliano di centrodestra, Toto Cordaro e Marco Falcone, hanno presentato un’interrogazione indirizzata al presidente della Regione, Crocetta, e all'assessore Caleca. 

“La copertina che rappresenta l’inaugurazione dell’Expo siciliana – scrivono i due parlamentari – è quella del dirigente generale Cartabellotta con in mano una scopa impegnato a spalare acqua a seguito di infiltrazioni dal tetto del padiglione; se questa fotografia voleva pubblicizzare un modello nel quale i dirigenti regionali sono disposti a rimboccarsi le maniche, invece ne ha solo qualificato l’azione utile a rincorrere gli eventi e le loro conseguenze più nefaste piuttosto che programmarli con capacità e lungimiranza. Risultato: l’immagine della nostra Isola  messa in ridicolo a fronte di uno staff regionale, preposto all’evento, che non ha  mai avuto l’accortezza di sincerarsi e verificare lo stato del padiglione prima dell’apertura”.

“Infatti – aggiungono – soltanto il giorno dell’inaugurazione la delegazione individuata dal Governo regionale  ha visionato lo stato del padiglione scelto per ospitare il Cluster bio mediterraneo, che, secondo impegni contrattuali intrapresi, ha un costo di 3 milioni di euro per l’intera durata dell’evento. Appaiono, quindi, risibili le proteste e lo stupore del governo regionale a fronte dello stato precario del padiglione ed ancor di più le repliche del presidente della Regione circa le azioni da portare avanti per determinare eventuali responsabilità o addirittura la minaccia di ritirare la delegazione siciliana e non pagare il corrispettivo, stante che lo stesso rappresenta una minuzia rispetto all’introito che l’Expo ha assicurato alle organizzazioni promotrici”.

Aggiornamento 7 Maggio: 

Caleca: "La Sicilia resta, ma l'organizzazione dell'Expo di Milano è pessima"

 

 

 

 

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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