Scandali, inchieste, potere. È la Campania di Stefano Caldoro. Quella descritta dai giornalisti Giuseppe Manzo e Ciro Pellegrino, nel volume edito dalla Robin Round, L’Invisibile. È lui, l’esponente di centro destra da 5 anni sullo scranno di palazzo Santa Lucia e alla guida della terza regione d'Italia, il protagonista dell’indagine dei due cronisti, che a 360 gradi scavano nelle vicende politiche, etiche ed istituzionali dell’attuale governatore. Dalla sanità ai trasporti, passando per l’edilizia e le vicende giudiziarie, sino alla Terra dei Fuochi. Un lavoro che vuole porre rimedio ai troppi silenzi, dicono gli autori sulla politica degli ultimi 5 anni fatta di scelte che condizionano la vita della regione Campania.
Nelle 134 pagine del volume, attraverso interviste, articoli di giornale, testimonianze e carte di inchieste, oltre che analizzando i discorsi pubblici di Caldoro, i due giornalisti autori del libro indagine parlano di sanità, trasporti ma anche di tentati condoni edilizi, figli, scrivono della ricerca di consenso pubblico in vista delle prossime elezioni regionali (il 31 maggio, nda).
Ma cosa ha fatto o meglio non ha fatto, nei 5 anni di Governo, Stefano Caldoro? Lo descrivono, nel dettaglio gli autori che nel testo si occupano dei settori strategici della politica in Campania, a partire dalla Sanità: dalla carenza del personale, alle liste d’attesa bibliche per ricevere assistenza sanitaria, sino alle denunce di sindacati e medici. Non si contano nemmeno più i comunicati dei Cobas della cittadella Ospedaliera Cardarelli. Denunce che raccontano di posti letto inesistenti, di precarietà del personale e di pazienti ricoverati sulle barelle. Dove spesso trovano la morte. E’ il caso successo proprio al Cardarelli a un 68enne. Reduce da un intervento al femore riuscito, l'uomo era tornato in stanza. Messo su una lettiga, il 68enne resta lì, nel corridoio del reparto. Quando viene visitato, sono ormai le 4 di notte. Viene attaccato a una flebo, ma l'anziano ormai è debolissimo. Alle 7 muore. A denunciare la precarietà del sistema sono anche i medici della Federazione italiani, che parla di strutture convenzionate che finiscono troppo in fretta i fondi della Regione. Le soluzioni, spiegano gli autori restano poche: rivolgersi ai privati, emigrare fuori regione o rinunciare alle cure. Per non parlare della sanità psichiatrica, dove sono solo tre i poli di salute mentale disponibili: Poggioreale, Secondigliano e Soccavo. Tre per 10 municipalità. Come a dire, i conti non tornano.
Dalla sanità ai trasporti, il discorso, secondo Manzo e Pellegrino, non cambia: corse tagliate, treni fatiscenti, ritardi cronici e sovraffollamento dei vagoni negli orari di punta.
“Il disastro nel trasporto pubblico locale lo ha creato la politica con scelte scellerate, aumento dei prezzi e tagli insostenibili, manifestare contro questi signori e queste scelte è un dovere”: così in una nota dell’Orsa, il sindacato degli Autonomi e di base del comparti trasporti e delle ferrovie dello Stato, che anticipava l’ennesima manifestazione contro la politica regionale. Scioperi che creano danni agli utenti. Loro, le vere vittime dell’intero sistema. Per snocciolare qualche numero, a fronte delle innumerevoli promesse “da campagna elettorale”, i numeri raccontano ben altro: solo nel biennio 2011-2013 i servizi del trasporto pubblico su ferro e gomma, nella Regione Campania, si legge nel testo, sono diminuiti del 19%. Di contro i ticket sono aumentati nello stesso periodo, del 23, 75%. Numeri e conti che anche qui non tornano.
Non va certo meglio se si analizza, spiegano gli autori, quanto fatto o anzi non fatto sul disastro Terra dei Fuochi. Per gli autori, Caldoro ha una grossa responsabilità sul disastro ambientale, dove ha attuato una politica di negazione dei fatti. Il 2 gennaio 2015, Caldoro dice: "Oggi, a differenza del passato, ci sono le risorse per le bonifiche, molti interventi sono partiti e, grazie all’autorevolezza di uomini dello Stato, siamo certi saranno garantite tutte le iniziative affinché quelli che hanno inquinato stiano lontani dalle bonifiche. Si è istituito il Registro tumori, e si è rafforzato lo screening sulla popolazione, per la tutela della salute ci sono100 milioni aggiuntivi". A smentire l’ottimismo sono i dati del gruppo interministeriale. Presentati a gennaio di quest’anno, confermano la situazione allarmante nei territori centrali della provincia nord di Napoli e quella di Caserta. Quello che ne viene fuori è una classificazione di rischio per la produzione agricola, una scala che va da A – terreno ritenuto idoneo alla produzione agroalimentare – fino a D – che indica i terreni con divieto di coltivazione. Le zone che destano maggiore preoccupazione sono quelle in cui la classificazione “D” risulta maggioritaria. Lungi dal voler creare allarmismo, spiegano i giornalisti, la soluzione non può essere il negazionismo del disastro che ogni giorno miete vittime tra le popolazioni delle terre tra la provincia di Napoli e Caserta. Sul caso, i cronisti riprendono anche le dichiarazioni del Professor Antonio Giordano, che sulla VOCE di New York scrive la column TERRAMEDICA, e che da anni combatte contro silenzi e negazionismi, appunto, affinché emerga la reale situazione di disastro ambientale nelle terre martoriate e il legame tra i veleni sotterrati e l’aumento di tumori. "Un insulto ambientale di sostanze tossiche – afferma l'oncologo Giordano – che in maniera sinergica e perpetua hanno esposto l'organismo a danni genetici che portano all'aumento di una serie di patologie come i tumori e alcune malattie rare". In vista delle prossime elezioni regionali la politica sta attuando una strategia da incantatori di serpenti” – sottolinea ancora lo scienziato direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia – “trovando delle strategie per creare una melina mediatica sui disastri della Terra dei fuochi. E' bene che i cittadini, anche grazie ai libro sull’argomento (Giordano è autore, col giornalista Paolo Chiariello, di “Monnezza di Stato. Le Terre dei Fuochi nell’Italia dei veleni”, ndr), si informino su quello che è accaduto e facciano scelte diverse rispetto al passato. Non devono farsi incantare dalle sirene di imbonitori dell'ultima ora".

Giuseppe Manzo
Abbiamo incontrato e posto delle domande a Giuseppe Manzo e Ciro Pellegrino, autori de L’Invisibile.
Mancano poco più di due mesi alle elezioni regionali per eleggere il futuro governatore della Campania. Il vostro libro scandaglia quanto fatto finora. Ma senza dover governare con la testa e gli occhi al passato, è fuori di dubbio che l’eredità lasciata dai 10 anni di centro sinistra al governo della Campania, sia stata un’eredità pesante, a partire dalla sanità.
Giuseppe Manzo: "Sicuramente Caldoro non arriva all’anno zero nel paese delle meraviglie. E questo noi lo diciamo, ma 5 anni sono tanti e l’eredità non può essere la giustificazione al suo tagliare in maniera tanto forte e tanto indiscriminata, con conseguenze sotto gli occhi di tutti. E’ vero, il debito della sanità campana è stato abbattuto ma il risultato sono state scelte politiche che portano a situazioni catastrofiche per ospedali e pronto soccorso, tanti i disservizi e le emergenze a fronte di un ticket tra i più alti d’Italia. Caldoro è invisibile in questo, non perché non abbia scelto ma perché ha fatto scelte precise. Ed è abbastanza paradossale che ora si pavoneggi dell’apertura del poliambulatorio dell’Ospedale del mare, a Ponticelli: è una struttura che somiglia più ad un cantiere che ad un nosocomio. Caldoro paga di certo lo scotto dei problemi a livello nazionale, dei tagli del governo nazionale ma qui si parla di fondi campani dirottati in altri settori, scelte che ribadiamo sono stati fatti in maniera scellerata. Dalla Sanità ai trasporti, ci sono stata politiche sbagliate o addirittura completamente assenti".
Tante le inchieste che hanno travolto la regione Campania e praticamente l’intero consiglio Regionale, tra queste quella per peculato e l’inchiesta sui fondi per la Coppa America, ma mai nessuna ha coinvolto direttamente l’attuale governatore Stefano Caldoro…

Ciro Pellegrino
Ciro Pellegrino: "La questione non è tanto l’indagine sulla singola persona ma il sistema. Quando abbiamo scritto questo libro, abbiamo cercato di andare a ritroso nel tempo, dall’inizio della legislatura, abbiamo trovato una serie di questioni, di inchieste verso le quali lui si è sempre definito “garantista”: quel suo dice però 100 volte “Sono garantista”, equivale a non esporsi mai, vuol dire non dire nulla. Ma ci chiediamo anche se si è fatta mai una vera selezione politica prima delle elezioni, negli anni di governo e a questo punto ci chiediamo anche se sarà fatta dopo le elezioni, una scrematura politica nel centro destra, ovvero nel partito di riferimento di Stefano Caldoro. Pensiamo al caso di Nicola Cosentino, lui ex coordinatore del Pdl in Campania, lui autore di un dossier proprio contro Caldoro (il dossier aveva l’obiettivo di screditare l’allora candidato alle regionali del 2010, ndr), quel Cosentino considerato referente politico dei clan di camorra… persino contro di lui Caldoro è riuscito a definirsi “garantista”. D’altronde qui in Campania, viviamo uno scenario politico che ha del paradossale: se vincesse Caldoro ci ritroveremmo a vivere una continuità che andrà analizzata alla ricerca di elementi di discontinuità rispetto ad un passato, quello appena trascorso che, secondo noi è opaco e insufficiente rispetto ai bisogni dei cittadini. Se dovesse vincere il centro sinistra, la parola passerebbe direttamente ai giudici: non dimentichiamo che De Luca (Vincenzo, ndr, ex sindaco di Salerno sospeso dalle pubbliche funzioni per effetto della legge Severino, dopo una condanna in primo grado lo scorso gennaio, ad un anno di prigione per abuso d’ufficio relativo al caso della realizzazione di un termovalorizzatore a Salerno) è sub iudice: rischia di vincere e di non poter governare. Non è un quadro confortante per la terza regione d’Italia".
Comunque vada alle elezioni, quindi in Campania andrà male?
Pellegrino: "Comunque vada avremo da scrivere e da raccontare".