Infuria il dibattito nel Pd siciliano. Dove si parla e si polemizza su tutto e sul contrario di tutto. Si discetta sulla mafia di Agrigento, sulla candidatura a sindaco di Enna di Mirello Crisafulli, sull’Imu appioppato dal governo Renzi agli agricoltori. E su possibili fenomeni di malaffare legati, magari, all’arrivo, nel partito di personale di centrodestra a caccia di prebende e di poltrone. Chiaro il riferimento alla possibilità che il Pd siciliano faccia la fine di quello romano con l’inchiesta su ‘Roma capitale’.
Tanti gli argomenti oggetto di discussione, insomma. A cominciare dalla candidatura di Mirello Crisafulli a sindaco di Enna. Candidatura che, a quanto si sussurra, non piacerebbe ai renziani. Sono note le polemiche tra Davide Faraone, parlamentare nazionale, sottosegretario all’Istruzione e, soprattutto, luogotenente di Renzi in Sicilia, e lo tesso Crisafulli. In realtà, è stato Faraone, nei mesi scorsi, ad attaccare Crisafulli. Quest’ultimo, per dirla tutta, era risultato tra i vincitori, nel 2012, delle elezioni primarie in vista delle elezioni politiche. Ma l’allora segretario nazionale, Bersani, gli ha chiesto di fare un passo indietro. Morale: niente ricandidatura per Crisafulli (che era parlamentare nazionale uscente).
Questo non ha impedito a Crisafulli di diventare il segretario provinciale del Pd di Enna, con i renziani siciliani che sono sempre stati polemici nei suoi riguardi. Nei giorni scorsi si è parlato di Crisafulli come possibile candidato a sindaco di Enna. Per lui sarebbe un’elezione quasi matematica, visto che di questa provincia è incontrastato leader politico. Ma Crisafulli gode del consenso della base, ma non quello degli attuali vertici del Pd. O meglio, dei renziani. Che gli starebbero facendo la guerra. Anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha espresso dubbi sulla candidatura a sindaco di Enna di Crisafulli.
Fanno discutere – e anche sorridere – le recenti dichiarazioni di Silvio Alessi, il vincitore delle primarie del centrosinistra ad Agrigento. Alessi, da sempre esponente di Forza Italia e avvicinatosi al Pd insieme con il parlamentare nazionale azzurro, Riccardo Gallo, e al deputato regionale, Michele Cimino (anche lui con un passato in Forza Italia e adesso intruppato nel Pd), ha detto che ad Agrigento la mafia non c’è. Una dichiarazione che, tutto sommato, potrebbe essere in linea con Forza Italia, ma che forse suona un po’ stonata per un candidato di centrosinistra. Così, ieri sera, Ficarra e Picone, conduttori di ‘Striscia la notizia’, hanno ironizzato su Alessi: “Ma veramente così è ridotta Agrigento? Non hanno più nemmeno la mafia?” e via continuando con altre battute al vetriolo.
Così le primarie nella Città dei Templi, che hanno visto insieme le bandiere del Pd e quelle di Forza Italia – alleanza politica un po’ strana, anche se, a dir la verità, preceduta dal passaggio di altri parlamentari di centrodestra nel Partito democratico ‘benedetto’ dai renziani siciliani diventa oggetto di polemiche agro-dolci.
Anche se non tutti i dirigenti del Pd sembrano contenti dell’operetta politica che va in scena nel proprio partito. “L'epilogo delle primarie di Agrigento – scrive l’ex parlamentare Pino Apprendi, un dirigente politico storico della sinistra siciliana che viene dall’esperienza del Pci – segna una nuova tappa nella perdita di identità del Pd. Tutto si svolge nel silenzio dei dirigenti regionali del partito. Si aspetta sempre di sapere cosa ne pensa Renzi, un bel modo per non assumersi responsabilità”. Quindi l’affondo al segretario regionale del Pd, Fausto Raciti: “E dire che Raciti, per la giovane età e lunga carriera politica in Sicilia, avrebbe dovuto dare segnali di discontinuità con gli inciuci politici. Caro Fausto, se avessi preso posizione,avresti dato voce ai tanti iscritti, militanti e dirigenti di questo partito, che hanno riposto in te fiducia e che VOGLIONO restare nel Pd”.
Polemico anche il presidente del Circolo Libertà-Politeama, Nicola Napoli. “Mentre il Pd cambia e si apre al dialogo con pezzi di società e categorie con cui in passato interloquiva poco, mentre esponenti politici del centrodestra si avvicinano e ne diventano parte, mentre il dibattito nei circoli è sempre più asfittico, il Circolo Libertà-Politeama del Pd di Palermo considera necessario e urgente aprire un dibattito su come il partito è organizzato, come si svolge la sua vita democratica, come si verifica la genuinità della volontà di iscriversi, come e chi forma le liste, quali sono le garanzie nello svolgimento delle primarie”.
A questo punto il segnale preciso alla dirigenza del Pd siciliano: “La debolezza dei circoli, la trasformazione di alcuni di essi in corti di singoli dirigenti o eletti, la rigida divisione in correnti, la presenza di un tesseramento fortemente condizionato dalle fasi congressuali, problemi che hanno contribuito a creare le condizioni che hanno portato al commissariamento del Pd romano dopo l'inchiesta ‘Mafia Capitale’, sono evidentemente presenti anche a Palermo e in Sicilia, destando forti preoccupazioni per il possibile futuro manifestarsi di gravi problemi analoghi a quelli mostrati dall'inchiesta romana, soprattutto in corrispondenza di un crescente livello di responsabilità del partito a tutti i livelli istituzionali (con esclusione, in questo momento, dell'amministrazione cittadina palermitana)”.
“Per tali ragioni – prosegue Napoli – il Circolo Libertà-Politeama invita i dirigenti del Pd palermitano e siciliano e le direzioni provinciale e regionale ad un intervento rapido e deciso per superare i problemi evidenziati, creando le condizioni per dare spazio agli iscritti, consultarli per qualunque candidatura, far diventare i circoli i luoghi principali del confronto e dell'elaborazione politica, favorire effettive e proficue interazioni con gli eletti nei diversi organi istituzionali, assicurare la massima trasparenza di tutti i processi decisionali. L'Assemblea del Circolo Libertà-Politeama, pur considerando potenzialmente positivo l'avvicinamento al Pd di personalità e forze politiche che in passato si erano riconosciute in un'area di centrodestra, considera indispensabile verificare che tali riposizionamenti siano conseguenti ad una effettiva condivisione della linea politica che il Pd sta perseguendo e non siano guidati da considerazioni opportunistiche e dalla ricerca della collocazione più ‘redditizia’ in termini di spazi di governo e risultati elettorali (collocazione oggi facilmente individuabile nel Pd)”. Da qui la proposta politica: “Il Circolo Libertà-Politeama propone alle Assemblee provinciali e regionale (del Pd ndr) di assumere l'orientamento politico che personalità provenienti da esperienze del centrodestra non possano essere candidate ad alcuna carica elettiva prima di due anni dalla formale adesione al Pd”. Proposta forte: se il Parlamento siciliano dovesse essere sciolto in anticipo, gli attuali parlamentari che hanno aderito al Pd (per ora sono sette: Michele Cimino, Nello Dipasqale, Luca Sammartino, Valeria Sudano, Alice Anselmo, Raffaele Nicotra e Paolo Ruggirello) non si potrebbero ricandidare.
Un altro tema molto sentito dagli agricoltori siciliani è quello dell’Imu agricola introdotta dal governo Renzi. Sulla vicenda intervengono la parlamentare nazionale Luisa Albanella e la parlamentare regionale Concetta Raia, entrambe del Pd. “Siamo al fianco delle migliaia di agricoltori della provincia di Catania che devono fare i conti con un provvedimento del governo che non ci piace, perché è iniquo e penalizza ancora di più le già drammatiche condizioni del comparto produttivo agricolo. Abbiamo presentato in Parlamento un nuovo ordine del giorno – spiega la parlamentare nazionale Albanella – per chiedere al governo di introdurre, tra l’altro, l'esenzione dal pagamento dell’Imu anche i 1092 Comuni svantaggiati esclusi; di aumentare la detrazione fiscale a 500 euro, estendendola anche ai pensionati ex coltivatori diretti o ex imprenditori agricoli professionali; di spostare al 30 giugno 2015 la data entro la quale è previsto il pagamento della rata Imu dovuta per l'anno 2014, senza che il contribuente incorra nel pagamento di sanzioni e interessi; di reinserire, le agevolazioni Irap, appena abrogate”.
“Anche a livello regionale il governo faccia qualcosa – esorta l’esponente del Parlamento siciliano Concetta Raia – per questo chiediamo al presidente Crocetta un incontro urgente con le categorie di lavoratori perché intervenga in sede nazionale”.
Insomma, sull’Imu agricola sta facendo tutto il Pd: a Roma la vogliono, in Sicilia la contestano. E gli agricoltori siciliani, intanto, pagano…