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March 2, 2015
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March 2, 2015
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Delrio vuole la convenzione Sicilia-Ismett di Pittsburg. Chi pagherà?

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 6 mins read

La dichiarazione di Graziano Delrio è arrivata a sorpresa durante i lavori della ‘Leopolda sicula’, la kermesse dei renziani siciliani che è andata in scena l’altroieri e ieri a Palermo: “Nei prossimi giorni rinnoveremo la convenzione con l’Ismett”. Anche se nessuno ha replicato, agli osservatori non è sfuggito un particolare: e cioè che la dichiarazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, braccio destro di Matteo Renzi e proconsole del suo ‘capo’ in Sicilia, stride con la posizione che, fino ad oggi, il governo siciliano ha assunto proprio in merito all’Ismett, il Centro mediterraneo dei trapianti che ha sede a Palermo e che opera in convenzione con l’università di Pittsburg, in Pennsylvania. Proviamo a illustrare i retroscena di una vicenda piuttosto complessa e sofferta.

L’Ismett opera in Sicilia dalla fine degli anni ’90. Si tratta di una “Piattaforma trapiantologica” che si occupa di trapianti e di altri interventi sanitari definiti di avanguardia. Di fatto, si è trattato di una sconfitta per la sanità siciliana. La presa d’atto, da parte della politica e della sanità siciliana, di essere incapaci di programmare (la politica) e di organizzare e gestire (la sanità siciliana) i trapianti di organi. Tra il 1996 e il 1997, quando la Sicilia prende atto ufficialmente della propria incapacità di operare in questo settore della medicina, a sponsorizzare quest’operazione sono l’allora Arcivescovo di Palermo, il Cardinale Salvatore Pappalardo, e il professore Luigi Pagliaro, luminare di epatopatologia. Quest’ultimo si è battuto in favore dell’Ismett, perché, in quegli anni, notava che i siciliani che avevano bisogno del trapianto di fegato erano costretti ad emigrate fuori dalla Sicilia.

Di questo Centro mediterraneo dei trapianti, in verità, la Sicilia conosce poco. Si sa che non c’è un grande collegamento con il sistema sanitario di emergenza-urgenza della Sicilia (cioè con i Pronto soccorso che dovrebbero fornire gli organi). E non ci sono molte notizie dettagliate sul numero di trapianti effettuati nel corso di un anno e, in generale, sui trapianti di organi effettuati da quando questo Centro mediterraneo opera in Sicilia. Si sa, invece, che presso l’Ismett non opera un servizio di Pronto soccorso, ma che tutti gli interventi sono programmati (cosa, questa, che facilita il lavoro dei medici del Centro mediterraneo dei trapianti). Un’altra cosa che si sa – e non è affatto una bella cosa: anzi! – è che l’Ismett è diventato, di fatto, l’ospedale dei politici siciliani, dei parenti dei politici siciliani, degli alti burocrati siciliani e dei parenti degli stessi alti burocrati siciliani. Proprio di recente si è scoperto che mentre il servizio di Elisoccorso non è stato disponibile per Nicole – la neonata morta, così hanno detto, lungo il tragitto che la portava da Catania a Ragusa in ambulanza – un alto burocrate della Regione siciliana (il direttore del Pronto soccorso di Palermo) veniva prelevato da un elicottero in Sardegna, portato in Sicilia – naturalmente all’Ismett, visto che si trattava di un potente – dove gli hanno praticamente salvato la vita. L’alto burocrate, che in questi giorni – e noi ne siamo felici – si va riprendendo con la fisioterapia – era stato colpito da dissecazione aortica. L’intervento dei medici dell’Ismett, previo trasporto in elicottero, come già detto, con molta probabilità gli ha salvato la vita.

Il problema è che questo servizio non viene assicurato a tutti, ma solo ai raccomandati: cioè ai politici e agli alti burocrati della Sicilia. Di certo, dalle nove di sera in poi il servizio di Elisoccorso non viene assicurato ai cittadini di Catania e provincia. E sapete perché, cari lettori americani? Perché per assicurare l’elicottero dell’Elisoccorso a Pantelleria hanno tolto l’elicottero dell’Elisoccorso di Catania e dintorni dalle nove di sera alle otto dell’indomani mattina. Quello che leggete può sembrare una follia, ma è così. Nicole, infatti, non è stata trasportata da Catania a Ragusa in elicottero, perché l’elicottero dell’Elisoccorso non era disponibile. Questo è un fatto inoppugnabile.

Ma torniamo all’Ismett. Un’altra cosa che si sa di questo benedetto Centro mediterraneo dei trapianti è che è sempre costato una barca di soldi. Centinaia e centinaia di miliardi di vecchie lire a tempesta dalla fine degli anni ’90 al 2002, anno in cui è arrivato l’euro. Mentre oggi costa la bellezza di 94 milioni di euro all’anno! Avete letto benissimo: 94 milioni di euro per un anno di attività. C’è un’altra sorpresa: dei 94 milioni di euro, meno di 40 milioni di euro vengono impiegati dall’Ismett per i cosiddetti Drg (Diagnosis-related groups), cioè per il pagamento di prestazioni sanitarie (che dovrebbero essere trapianti di organi). Che fine fanno gli altri soldi (oltre 50 milioni di euro all’anno)? Volano via con la “sperimentazione gestionale”, che dovrebbe essere la ricerca scientifica applicata.

Sull’Ismett sono intervenuti Michele Palazzotto e Renato Costa. Il primo è il segretario generale della Cgil Funzione pubblica della Sicilia; il secondo è il segretario regionale della Cgil Medici dell’Isola. "Non si capisce – dicono Palazzoto e Costa – perché l'Ismett dovrebbe mantenere condizioni di assoluto privilegio rispetto a tutte le altre strutture del servizio Sanitario regionale. E' appena il caso di ricordare che la sperimentazione gestionale che riguardava questo istituto è finita nel giugno del 2012, e che una delibera di giunta di governo (cioè del governo della Regione Sicilia) regola i rapporti tra gli enti. In tale deliberazione risulta chiaro che il calcolo del budget potrà subire rettifiche in aumento o in diminuzione per effetto della effettiva produzione sanitaria realizzata".
"E' appena il caso di ricordare – prosegue la nota di Palazzotto e Costa – che a tutt'oggi le prestazioni svolte dall’Ismett vengono rimborsate dalla Regione con un incremento del 37% in più rispetto a tutte le altre strutture sanitarie, come riconoscimento dell' eccellenza di tali prestazioni. A questo punto non si capisce perché, oltre alle sopracitate condizioni di privilegio, la Regione deve erogare somme per compensare prestazioni sanitarie non rese dall'Istituto e non si capisce inoltre perché alle altre strutture sanitarie vengono negate erogazioni aggiuntive. Non si capisce neanche perché  – precisano ancora i due esponenti della Cgil – il reclutamento del personale di Ismett non deve seguire le normative valide per il Servizio sanitario, e perché è possibile pagare stipendi ad alcuni medici di oltre mezzo milione di euro; e ancora perché, trattandosi di un ospedale regionale, non si svolga al suo interno la normale contrattazione sindacale".

In difesa dell’Ismett è sceso in capo il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. "Nei suoi quindici anni di attività – ha detto il sindaco di Palermo – l’Ismett, grazie a un innovativo e costruttivo partenariato tra la Regione siciliana e l’Università di Pitsburg, ha portato in Sicilia cure di altissimo livello, ha curato oltre 50 mila persone – dice il sindaco di Palermo – e mentre tutto il mondo lo indica come modello positivo di collaborazione fra pubblico e privato, con l’avvio di esperienze e partenariati analoghi in Cina, Singapore, Giappone, Taiwan, Kazakistan, Irlanda, Germania e Canada, la Regione sembra intenzionata a chiudere questa esperienza. Chi oggi addita l’Ismett evidentemente ne ignora o fa finta di ignorarne la realtà, i bilanci, le competenze e la storia, oltre che ovviamente le professionalità che operano in quella struttura”.

Pronta la controreplica di Palazzotto e Costa: "In una città dove l'accoglienza delle strutture sanitarie è insufficiente, dove le liste d'attesa sono interminabili e dove non esiste neanche la possibilità di avere un centro prenotazione unico siamo davvero sicuri che il nostro unico problema è il finanziamento delle prestazione sanitarie dell'Ismett oltre ogni regola?”.

Mentre la politica siciliana si interroga sul costo di questa struttura sanitaria, arriva il sottosegretario Delrio e afferma che la “convenzione verrà firmata”. Tutti in Sicilia ci chiediamo: i 94 milioni di euro, per il 2015, li tirerà fuori il governo nazionale di Matteo Renzi? La domanda è legittima, perché la Regione siciliana ha un ‘buco’ di oltre 5 miliardi di euro provocato, in buona parte, proprio dal governo romano, che negli ultimi due anni ha strappato dal Bilancio della Regione oltre 5 miliardi di euro. O forse Delrio ha parlato scavalcando il presidente della Regione, Crocetta, perché vuole che a pagare siano comunque i siciliani? In questo secondo caso Crocetta uscirebbe veramente umiliato, perché anche lui, nelle scorse settimane ha espresso dubbi sull’esoso contributo annuale che la Regione paga a questa strana struttura sanitaria siculo-americana che tanti dubbi ha sempre sollevato tra i siciliani.

In questo momento, per mancanza di soldi, la Regione siciliana sta sbaraccando interi settori della sanità pubblica. Sarebbe paradossale che, mentre si chiudono i reparti della sanità pubblica dell’Isola (e tra questi i Punti nascita: una vergogna!) si continui a foraggiare con 94 milioni di euro l’Ismett, che poi impiega più della metà di questa somma per la “sperimentazione gestionale”. Il tutto a spese di una Regione che, per pagare i primi quattro mesi di vita amministrativa di quest’anno ha contratto un mutuo di quasi 2 miliardi di euro a spese degli ignari cittadini siciliani, che pagheranno questo prestito per i prossimi trent’anni con la maggiorazione delle aliquote Irpef e Irap (per la cronaca, le più alte in Italia!).

Facciamo un altro mutuo per pagare l’Ismett? Ormai dalla politica italiana – e dal governo Renzi – c’è da aspettarsi di tutto…         

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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