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February 10, 2014
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Bill de Blasio: the State of the… two cities

Maurita CardonebyMaurita Cardone
Time: 4 mins read

Sono le diseguaglianze economiche il fulcro della visione politica ribadita dal nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio, nel suo primo discorso sullo State of the City, pronunciato lunedì 10 febbraio al LaGuardia Community College del Queens.

In carica da poco più di un mese il sindaco ha utilizzato quest'occasione non tanto per fare il punto sul suo lavoro, appena iniziato, quanto per rinnovare gli impegni presi con gli elettori durante la campagna elettorale che lo ha portato a una schiacciante vittoria. E iniziare a dare una tempistica ai tanti progetti messi in campo. 

La sua è un'agenda liberale che, almeno nelle intenzioni, non dimentica i meno fortunati, offre a tutti un'opportunità, supporta e stimola la classe media e incoraggia la partecipazione. Dopo aver brevemente ricordato i recenti sforzi fatti per affrontare le ultime eccezionali nevicate, de Blasio ha riproposto la metafora usata in campagna elettorale constatando che lo stato della città come è oggi (leggi: come l'ha trovata dopo Bloomberg) è un “tale of two cities”. Una tendenza che la sua amministrazione si impegna ad invertire, lavorando per una città unita ed equa. Tanti i temi trattati, dal lavoro, alla questione abitativa, dall'istruzione alla sanità (qui sotto il video integrale del discorso: de Blasio prende la parola al minuto 44).

https://youtube.com/watch?v=9AyzXv_eshE%3Flist%3DUUlnI1zhyzv_BPb-VSHEtniw

“A costruire la nostra città – ha ricordato de Blasio – sono stati i lavoratori che, attraverso il duro lavoro, sono riusciti a passare da condizioni modeste alla classe media. Ma oggi non c'è più questa sicurezza. […] Vogliamo una città che premi non soltanto il benessere, ma il lavoro”. In una città in cui la classe media sta rischiando di scomparire, il nuovo sindaco vuole garantire a chi lavora una paga che consenta di vivere dignitosamente. E, riecheggiando il discorso sullo State of the Union di Obama, ha chiesto al Governo dello Stato di consentire alla città di New York di fissare autonomamente un salario minimo. Tuttavia, soltanto l'anno scorso ad Albany è stata votata una risoluzione per innalzare il salario minimo statale a 9 dollari entro la fine del 2015. E non sembra probabile che il Senato dello Stato di New York scenda a compromessi per consentire alla città di stabilire limiti superiori a quella cifra.

De Blasio ha poi riproposto uno dei suoi cavali di battaglia: la questione abitativa. Ricordando che per molti newyorchesi l'espressione “affordable housing” è un ossimoro, de Blasio ha ribadito il suo impegno a far sì che vengano costruite 200.000 unità abitative di edilizia popolare e si è impegnato a consegnare un piano dettagliato entro il 1 maggio.

Non poteva mancare il riferimento a uno dei suoi temi più sentiti, l'accesso universale e gratuito all'asilo nido che de Blasio ha intenzione di far partire già dal prossimo settembre. Un servizio che il sindaco ha intenzione di finanziare con i proventi di un regime di tassazione che preveda imposte più alte per chi guadagna più di 500.000 dollari l'anno. “Non lo facciamo per punire la ricchezza – ha detto de Blasio – ma per creare sempre più storie di successo”. Anche su questo tema è dal governo statale che la City Hall dovrà aspettarsi le maggiori difficoltà. Già dai giorni immediatamente successivi alla presa di servizio del nuovo sindaco, il governatore Cuomo, che spera in una rielezione alle prossime votazioni, aveva fatto capire di non avere intenzione di alzare le tasse. Ma de Blasio lunedì ha specificato: “Non stiamo chiedendo allo Stato di alzare le tasse statali sul reddito nemmeno di un centesimo, ma semplicemente di permettere alla città di tassare autonomamente i suoi residenti più benestanti”. Cuomo aveva proposto di finanziare l'asilo nido universale con fondi statali, ma per de Blasio è una questione di equità: “Aumentare le tasse ai ricchi rende il nostro impegno verso i nostri figli reale e giusto. E offre loro una promessa su cui possono contare”.

Sul tema istruzione de Blasio ha poi proseguito dicendo che la città avvierà progetti in collaborazione con le scuole e le università per creare figure professionali in linea con le esigenze di un mercato del lavoro in trasformazione.

Altro argomento caldo è quello dello stop and frisk, la pratica che consente alla polizia di New York di fermare e perquisire, senza necessità di un mandato o di particolari sospetti, chiunque si trovi in un luogo pubblico. Una pratica che va a colpire soprattuto le minoranze etniche e che, tuttavia, secondo molti, avrebbe reso la città più sicura. “Vogliamo che i nostri cittadini siano sicuri e che allo stesso tempo i loro diritti vengano protetti. Le due cose devono andare insieme”.

E de Blasio ha progetti anche per gli immigrati (anche quelli irregolari) la cui voce, ha detto, “spesso resta inascoltata”: il sindaco ha proposto l'introduzione di un documento di identità municipale che possa garantire anche a chi è sprovvisto di regolare visto, di accedere ai servizi comunali. “Ai tutti i miei concittadini newyorchesi che non hanno documenti – ha detto il sindaco in inglese e in spagnolo – dico: New York City è anche la vostra casa e non costringeremo nessuno dei nostri residenti a vivere nell'ombra”.

Infine de Blasio ha ricordato che sono ancora molti i newyorchesi che stanno pagando nel loro quotidiano le conseguenze dell'uragano Sandy, impegnandosi a non abbandonarli.

Le buone idee non mancano e i propositi sono ottimi ma, se de Blasio vuole cavalcare l'onda di popolarità che al momento lo vede tra i più influenti democratici americani, dovrà presto dare concretezza alle parole. I dettagli del come e quando (e soprattutto a quanto) tutto questo diventerà realtà, il neo sindaco dovrebbe fornirli mercoledì 12 febbraio quando terrà il suo primo discorso sul budget, durante il quale dovrà spiegare come intende affrontare le sfide fiscali della città, soprattutto in vista delle trattative sui contratti con i 150 sindacati municipali.

 

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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