"That’s how we all rise together". Ecco come ci solleveremo tutti insieme. E’ il mantra che Bill de Blasio ripete nel suo trionfante discorso tenuto ieri sera alla Armory di Park Slope, a Brooklyn, a due passi da casa sua. Tra i supporter esultanti – c'erano anche le attrici Susan Sarandon, da anni impegnata attivista per i diritti civili e Cynthia Nixon, la “Miranda” di Sex and the City e attivista dei diritti gay – il neo sindaco eletto con una valanga di voti (72% l'ultimo conteggio), riafferma l'inevitabilità della sua agenda progressista. Davanti al podio dove parla il neo sindaco, nel cartello non c’è in grande caratteri il suo nome, ma c'è scritto “Progress”. E per il nuovo sindaco italoamericano eletto per la città più importante del mondo, il progresso si raggiunge solo “se si resta uniti nel credere che la nostra città non dovrebbe lasciare indietro nessun newyorkese”.
De Blasio ha vinto, nonostante avesse iniziato da semi sconosciuto outsider nelle primarie democratiche, grazie all’affermazione della sua agenda “ultra liberal” o meglio "progressive", come ormai va di moda chiamarla nel partito democratico. Un termine che fa meno “paura” all’America e ora viene usato da chi vuol affermare delle idee che una volta si dicevano di sinistra. E de Blasio ha vinto proprio perché non ha ceduto mai alla tentazione, neanche dopo essersi assicurato la nomination democratica, di annacquare il suo “progressive program” con formule centriste, come i manuali degli strateghi elettorali avevano finora insegnato a chi volesse vincere le elezioni. No, non era quello che avrebbe funzionato per vincere a New York, almeno questa volta.
De Blasio è stato il candidato più convinto nel sostenere che la città simbolo del capitalismo, è vissuta da una maggioranza di cittadini che non sono più disposti ad avere il proprio tenore di vita e le opportunità per i loro figli in constante discesa mentre una sempre più piccola minoranza di “rich and famous” negli ultimi venti anni ha visto accrescere le loro fonti di ricchezza senza condividere a sufficienza le risorse necessarie a “sollevarsi tutti insieme”.
Sul palco con Bill, c’erano la moglie Chirlane e i figli Dante e Chiara, quella sua famiglia multietnica diventata per la campagna elettorale il simbolo del futuro, che ha “visivamente” contribuito ad imporre il messaggio che un nuovo “progress” per New York e, forse anche per gli Stati Uniti, sia ormai inarrestabile.
Con le belle frasi non si governa però una città di quasi dieci milioni di abitanti, e de Blasio ha voluto mettere in guardia dalle facili illusioni: “Lasciatemi essere chiaro. Il nostro lavoro, tutto il nostro lavoro, sta solo iniziando. E non ci facciamo illusioni dei compiti che ci attendono. Confrontarsi con le ineguaglianze non è facile, non lo è mai stato e mai lo sarà. Le sfide che ci stanno difronte sono state preparate per decenni, e i problemi che vogliamo affrontare non saranno risolti in una notte. Ma non fate l’errore (di non aver compreso): il popolo di questa città ha scelto di incamminarsi su un sentiero progressista, e stasera cominceremo a percorrerlo, insieme, come una sola città”.
De Blasio ha letto alcune parti del suo discorso con un buon accento spagnolo (da giovane, dopo le lauree alla NYU e alla Columbia, andò a lavorare in Nicaragua in supporto della causa sandinista), ed ad un certo punto, ha anche reso onore alla sua famiglia italiana dicendo, col sorriso più acceso della serata e con un saluto finale in italiano (de Blasio non solo è di origini italiane da parte di madre, ma sa esprimersi e conversare nella lingua dei suoi nonni!): “Un grazie speciale alla mia famiglia italiana, ai miei amici a Roma, e al paese di mio nonno, Sant’Agata dei Goti, e a quello di mia nonna, Grassano. A loro dico: grazie a tutti!”
De Blasio, che ha parlato per tutta la campagna elettorale del “Tale of Two Cities”, ha cercato ancora una volta di spiegarne il concetto: “L’ineguaglianza – quel sentire che in pochi stanno facendo molto bene, mentre così tanti restano ancora più indietro — è la sfida definitiva del nostro tempo. Perché l’ineguaglianza a New York non è qualcosa che minaccia soltanto coloro che stanno lottando. La posta in gioco è così alta per ogni New Yorker. E assicurarsi che nessun figlio o figlia di New York resti indietro definisce la vera promessa della nostra città. New York rappresenta la più chiara personificazione dell’idea che sta dietro alla grandezza americana: non importa dove sei nato, che aspetto tu abbia, di che religione sei o chi ami. Se tu hai cervello e cuore e fede, questa città, più di qualunque altra nel mondo, ti offrirà una vera possibilità per una vita migliore. Per generazioni New York ha significato opportunità. Questo è stata per così tanti, e questo deve tornare ad essere”.
Per de Blasio mantenere in vita questo carattere di New York, dell' essere la meta per un futuro migliore per le nuove generazioni di chiunque ci abiti, è la strada indicata chiaramente dagli elettori: “Per mantenere questa grandezza e per assicurarci che i giorni più luminosi devono ancora arrivare, dobbiamo impegnarci alle idee progressiste che ci solleveranno tutti. Non sarà facile, ma è essenziale”.
Il nuovo sindaco afferma che non è sua intenzione ostacolare il successo dei più meritevoli, ma quello che New York deve assicurare è che questo non sia determinato dalla ricchezza della famiglia in cui si è cresciuti: “I più bravi e intelligenti nascono in ogni quartiere. Noi tutti abbiamo la responsabilità da condividere – e anche l’interesse comune – nell’assicurarci che il loro destino sarà definito da quanto duramente lavoreranno e da quanto in grande sogneranno, e non dal loro codice postale”.
E quindi ecco la proposta che ha portato de Blasio ad essere sindaco con una valanga di voti: “Per questo quando chiediamo ai più ricchi tra di noi di pagare un po’ di più di tasse per finanziare un programma universale per gli asili e il doposcuola, non stiamo minacciando il successo di nessuno. Stiamo solo chiedendo a chi è riuscito molto bene nella vita di assicurare che ad ogni bambino sia data la stessa opportunità di farcela altrettanto bene”.
E arriva il mantra: “Ecco come ci solleveremo tutti insieme”.
Poi de Blasio ha ricordato un altro punto essenziale del programa politico che lo ha fatto vincere: il rispetto dei diritti civili. “La sicurezza pubblica è un prerequisito per mantenere i fiorenti quartieri che creano le opportunità in città. Ma lo è anche il rispetto delle libertà civili. I due non si escludono a vicenda. Infatti dobbiamo avere entrambi. Dobbiamo lavorare per promuovere una vera partnership tra la migliore forza di polizia nel mondo e le comunità che questa protegge dal pericolo, sia locale che globale. I newyorkesi da entrambe le parti lo sanno. Stiamo tutti in attesa per un approccio che riconosca che siamo tutti più forti e più sicuri in questa città quando la polizia e i suoi residenti lavorano mano nella mano. Ecco come ci solleveremo tutti insieme”.
E subito dopo ecco arrivare un altro tema che ha reso inarrestabile la corsa elettorale di de Blasio, una questione per la quale il nipote di emigranti italiani si è fatto pure simbolicamente arrestare durante le proteste per impedire la chiusura degli ospedali cittadini: “Quando chiediamo che i grandi costruttori costruiscano nuovi alloggi popolari, e quando combattiamo per impedire che i nostri ospedali facciano posto ad appartamenti di lusso, non lo facciamo per punire l’industria immobiliare. Lo facciamo affinchè ogni giorno, la gente che lavora duro e che rappresenta la stabilità dei nostri quartieri, possa vivere e lavorare ed essere in salute nelle comunità che amano. Ecco come ci solleveremo tutti insieme”.
De Blasio, a conclusione del discorso della vittoria, ha riaffermato l’eccezionalità del carattere degli abitanti di New York che rendono superabile ogni sfida che si pone di fronte a questa città. “Ci siamo confrontati con la grande depressione, l’odiosa distruzione dei terrorismo, abbiamo resistito alla forza dei venti di bufera e all’alta marea, e ogni volta i newyorkesi hanno affrontato simili ostacoli insormontabili con il fegato e la determinazione e una inflessibile dedizione l’uno per l’altro, e abbiamo sempre prevalso. La sfida che abbiamo di fronte oggi è diversa da quelle che abbiamo avuto prima… La crescente ineguaglianza che vediamo, la crisi nel costo della vita, ci sono voluti decenni per arrivare fino a questo punto. Ma il suo lento procedere non deve indebolire la nostra risolutezza. E non lo farà”.
De Blasio ha chiuso sottolineando ancora una volta l’eccezionalità del carattere degli abitanti di New York che lo hanno eletto in questa storica elezione:
“I cittadini della nostra città arrivano da così tanti posti diversi, con così tante storie differenti. Per nostra stessa natura, noi siamo realisti, eppure restiamo sempre uniti, uniti da una speranza e un ottimismo che condividiamo, quella fede condivisa che non c’è un problema che può essere più grande della nostra città, nessuna avversità può essere più potente che la potenza della collettività delle nostre idee e azione. La resistenza di New York è leggendaria, la nostra tenacia senza pari, e la nostra volontà è indistruttibile. E quindi questa notte vi dico: la strada da percorrere sarà difficile, ma sarà percorsa. I cambiamenti progressisti non potranno avvenire in una notte, ma accadranno. Ci saranno tanti ostacoli nel nostro percorso, ma li supereremo. E ora questo: Non mi fermerò mai di lottare per la città che amo e che tutti amiamo così tanto. And non dimenticherò mai che come sindaco lavoro per voi. E noi come New Yorkers, persone le cui storie non potrebbero accadere in nessun altra parte della terra, noi sappiamo che non possiamo essere definiti dal freddo dell’acciaio dei nostri grattacieli, ma dalla forza e compassione e coraggio del nostro spirito collettivo. Noi siamo tutti al nostro meglio quando ad ogni bambino, ad ogni genitore, ad ogni newyorchese viene data un’opportunità. Noi raggiungiamo le più alte vette quando ci solleviamo tutti insieme. Grazie, e Dio vi benedica!”.
Sicuramente il de Blasio del discorso di ieri sera ha già vinto il confronto col suo predecessore Mike Bloomberg nel dimostrare le capacità di oratore all’altezza della carica che ricopre. Vedremo se con il suo lavoro di sindaco riuscirà a mantenere la speranza dei newyorchesi che l’hanno votato affinchè questo nipote di emigranti venuti dal Sud d’Italia agli inizi del secolo scorso, sappia come ottenere l’aiuto di tutti nel sollevare New York e renderla più vivibile per tutti.