
La settimana scorsa, la professoressa Ruth Ben Ghiat ha lanciato una nuova e ambiziosa newsletter chiamata significativamente ”Lucid” e dedicata agli abusi di potere e a come contrastarli. Insegnante di storia e di studi italiani alla New York University e autrice di Strongman: Mussolini to present, pubblicato nel 2020 da W.W.Norton & Company, la studiosa è già ben conosciuta al pubblico della CNN e ai lettori del Washington Post per i suoi commenti sui regimi autoritari. Ora però la sua nuova iniziativa, che lei stessa definisce ”un’avventura”, le ha fatto alzare lo sguardo verso un pubblico più largo.
La Voce di New York l’ha intervistata.
Com’è nato questo progetto?
“L’idea di fare un newsletter è cominciata quando una società che fa queste newsletter mi ha avvicinata qualche anno fa per propormi l’idea. Allora però stavo finendo di scrivere il mio libro Strogman e non avevo tempo. Ma l’idea di parlare al pubblico mi è sempre piaciuta, e durante gli interventi che faccio su CNN o per il Washington Post, come durante il tour che ho fatto per promuovere il mio libro, che è durato qualche mese, ho capito che c’é una grande necessità tra la gente di capire meglio come funziona il modello di potere creato da Trump, come funzionano la propaganda, l’informazione e tutte queste cose. Quindi ero interessata all’idea di fare una newsletter e di rivolgermi direttamente al pubblico, volevo creare un tipo di comunicazione più ampia di quella ristretta dai limiti degli organi d’opinione. Solo per fare un esempio, io lavoro molto con le immagini, ma scrivere un articolo con tante immagini è una cosa che non si può fare. Perfino alla CNN mi permettono al massimo di avere una o due immagini.
E quindi, considerata l’emergenza civica che abbiamo ora in tutto il mondo, con la democrazia in declino, come studiosa ho sentito il bisogno di comunicare in modo più creativo e ho creato Lucid. Questo è un progetto studiato per essere in contatto diretto con il pubblico”.

Donald Trump, coi suoi Twitter, raggiungeva milioni di persone. Come può un progetto come ”Lucid” arrivare a un uditorio il più largo possibile e che sia sensibile a questi temi?
“Questo è un problema. Ovviamente se si pubblica un articolo sul Washington Post o si parla dagli schermi della CNN si raggiungono milioni di persone e quindi continuerò farlo. E poi ho 120,000 seguaci su Twitter e ho scoperto che ci sono una bontà e una generosità di spirito inaspettati nel mondo dei media. Ci sono gli aspetti negativi, i post aggressivi e violenti, ma ho anche constatato che c’é tanta gente che condivide quello che scrivo e lo diffonde. Quando Trump a novembre ha rifiutato di accettare i risultati delle elezioni, io ho anche cominciato a fare un video-talk, un esperimento di comunicazione diretta con il pubblico, spiegando quello che stava succedendo in un momento molto turbolento e culminato in quello che è successo il 6 gennaio, e questi video, che erano quasi giornalieri, hanno avuto molto successo e qualcuno è anche diventato virale. Così mi sono convinta che questi progetti sono necessari per spiegare a tutti come si può proteggere la democrazia e quali sono le armi di chi vuole distruggerla. Solo per fare un esempio ho dedicato uno dei primi video agli abusi di potere e ho raccontato di come Mussolini ha veramente fatto una bonifica, ma ha anche facilitato, come sempre fanno questi regimi, una grande corruzione. Ho parlato di Mussolini, ma anche di Putin e di Trump. Ho parlato di corruzione e di propaganda e di tutti questi processi che abbiamo sotto gli occhi”.
Come si sviluppa un progetto come ”Lucid” nei suoi aspetti più pratici?
“L’agenzia che mi ha avvicinata si chiama Substack, è stata creata nel 2017 e ormai ha migliaia di newsletter. Il loro compito è di aiutarti e suggerirti come farle e sono esperti nel costruire un’audience. “Lucid” è stato lanciato martedì scorso e già venerdì ho avuto una conversazione dal vivo. Ogni newsletter ha il suo formato e la mia avrà ogni settimana un articolo scritto da me, poi un’intervista con un protagonista e una conversazione in viva voce. La mia prima intervista è stata con William Browder, il fondatore e amministratore delegato di Hermitage Capital Management che nel 2005 è stato bandito dalla Russia per aver denunciato una frode governativa e abbiamo parlato di lotta alla corruzione e di protezione dei diritti umani. Ora sono molto contenta perché tutti i protagonisti che ho avvicinato per il futuro hanno accettato e sono stati molto gentili. Avrò per esempio un’intervista con Jim Acosta della CNN e poi molti altri specialisti che lavorano in questi campi.
Quello che ci viene presentato al giorno d’oggi è sempre più determinato dagli algoritmi e non da quello che veramente ci interessa e questo crea la necessità di sviluppare nuove forme di comunicazione al di là dei social media. Ovviamente l’audience è più piccola e funziona meglio se l’autore ha anche una voce altrove. Per me questa è un’avventura…”
Quali sono stati i risultati della prima settimana?
“Secondo le rilevazioni ho avuto una audience di più di 1000 persone e sono stata molto soddisfatta, Substack mi ha detto che è andata benissimo per essere la prima, anche se ovviamente per costruire un pubblico più largo ci vorrà tempo, come per tutto.
È difficile stabilire un obiettivo preciso, ci sono newsletter che hanno decine di migliaia di abbonati, ma abbonarsi non è obbligatorio, ci si può collegare anche gratuitamente senza impegnarsi in una sottoscrizione a pagamento. Per fortuna io avevo già un nome conosciuto grazie ai miei articoli e parecchie persone hanno già pagato per seguire ”Lucid” regolarmente”.

Parlando d’altro, Joe Biden si stia muovendo nel modo giusto per combattere il trumpismo?
“Biden si sta comportando in modo geniale perché parla meno e parla solo quando ha qualcosa da dire. E già questo significa voltare pagina rispetto a Trump che ci stava di fronte ventiquattro ore su ventiquattro. Trump era un propagandista e i principi della propaganda sono la ripetizione e la saturazione del mercato , lui arrivava a più di cento twitter al giorno, Biden è l’opposto, ha aspettato mesi prima di convocare una conferenza stampa. Ovviamente deve risolvere molte crisi ma già nella prima conferenza stampa ha affrontato il problema della differenza tra democrazia e autocrazia, che è il problema centrale dei nostri tempi. E anche il suo stile come retorica è molto diverso da quello di Trump, dice le cose come sono, ha chiamato Putin ”un assassino”. E questo è un’ispirazione per molti americani che avevano perso fiducia nel linguaggio dei politici perché Trump mentiva su tutto”.
Tutto questo può avere un’influenza anche su altri regimi autoritari, come per esempio quello di Orban?
“Ovviamente il ritorno dell’America sulla scena internazionale è importante, ma ci sono dei limiti in quello che Biden può fare perché gli alleati dei regimi autoritari sono soprattutto le banche e tutto l’assetto finanziario, legale e pubblicitario che aiutano persone come Putin e Orban a nascondere i soldi. C’é tutta una struttura, spesso in mano al settore privato americano, che li aiuta a mantenere il potere e a fare tutti i passi repressivi che vogliono. E contro questo, il governo americano può fare poco”.