A meno di un mese dalla morte di Larry King, se ne va un’altra icona storica della radiofonia americana. Rush Limbaugh aveva 70 anni e stava combattendo da oltre un anno contro un cancro ai polmoni. Nonostante la malattia, Rush ha deciso di condurre e presiedere fino all’ultimo il suo show, coprendo per lungo e per largo la campagna elettorale del 2020 al fianco del suo amico Donald Trump.

Il famoso programma radiofonico venne lanciato da Rush 33 anni fa. Inizialmente, fu sindacato a livello nazionale su 56 stazioni radio, ma presto, grazie alla parlata irrefrenabile del conduttore senza peli sulla lingua, divenne il programma radiofonico più seguito dai conservatori. Oggi, Rush lascia uno show che è cresciuto fino a diventare il programma radiofonico più ascoltato negli Stati Uniti, in onda su oltre 600 stazioni. Rush divenne cosi importante e influente tra i conservatori, che all’interno del partito Repubblicano iniziarono a chiedergli consigli su quali temi trattare per ottenere il consenso della folla. Insomma, un commentatore radiofonico trasformatosi in un vero e proprio consigliere politico.
Non è un caso che Donald Trump l’abbia voluto al suo fianco fin dalle sue prime battute nell’arena politica. Anzi, alcuni sospettano che siano state proprio le tesi di Rush Limbaugh a spingere Donald Trump, già suo avido ascoltatore, a scendere in campo nel 2016. Rush non ha cavalcato l’onda populista che si è impossessata del partito Repubblicano, bensì, è stato il terremoto che ha causato quell’onda. Nel 2008, fu uno dei primissimi a saltare sulla teoria del complotto che sosteneva che Barack Obama non fosse nato negli Stati Uniti, mentre sin dai primi anni 2000 rifiutò di credere al consenso scientifico sul cambiamento climatico.
Ma queste non furono le uniche posizioni controverse sostenute da Rush negli anni e riprese da Trump nelle recenti campagne elettorali. Rush ha avuto un rapporto difficile con le donne. Nel suo show radiofonico ha spesso utilizzato la parola “feminazi” per descrivere chi si identificava come femminista, mentre nel 2017 ha definito la Women’s March – che ha portato in piazza a Washington DC oltre mezzo milione di donne – come una marcia di “feminaziste squilibrate”. Nel 2013, Rush descrisse gli immigrati messicani come “fannulloni” e “dipendenti dal governo”, mentre 2 anni dopo Trump calcò la mano definendoli “stupratori” e “criminali”.
Insomma, Rush Limbaugh è stato un vero e proprio precursore di Donald Trump. Durante i quattro anni di Donald allo studio ovale, Rush è rimasto fedele alla causa Trumpiana, agendo come megafono per i messaggi del Presidente. In riconoscimento alla sua fedeltà, durante il discorso sullo stato dell’unione del 2020, Donald Trump ha sorpreso Limbaugh consegnandoli la medaglia presidenziale della libertà: la massima decorazione degli Stati Uniti.

Con la morte di Rush non è solo Trump a perdere un amico, ma è l’intero movimento Trumpista a perdere un alleato politico di grande peso. Chi avrà il coraggio di caricarsi sulle proprie spalle l’eredità politica lasciata da Limbaugh in 33 anni di trasmissioni? Si fanno i nomi di Tucker Carlson – già seguitissimo conduttore in prima serata di Fox News – e di Charlie Kirk – giovane attivista trumpista che ha fondato Turning Point USA: la più vasta rete di studenti conservatori in America. Ma che sia Carlson, Kirk, o qualcun altro, sarà estremamente difficile sostituire colui che ha trasformato per sempre la trasmissione radiofonica in America.