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December 31, 2020
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Addio al 2020 non tutto da buttare e auguri per il 2021 che però “inizia” il 20 gennaio…

Tanti auguri per l'anno nuovo, che ci renda liberi dal male di Trump, dalle devastazioni del Covid e dia futuro alla riscossa dell'Italia e della Voce di NY

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Joe Biden con la Pennsylvania vince la presidenza: metà degli USA esplode di gioia

Times Square, Manhattan. (Photo Terry W. Sanders)

Time: 6 mins read

Cari lettori,


Siamo tutti pronti a festeggiare alla grande la fine del fatidico 2020, un anno che sicuramente, per questa pandemia che purtroppo non finirà domani, non dimenticheremo fino alla fine dei nostri giorni. Allo stesso tempo, almeno chi scrive, non brinderà ancora con quel trasporto da liberazione al nuovo 2021. Questo non solo perché il Covid-19 purtroppo uccide ancora, ma, almeno per me, perché il nuovo anno che spaccherà un infame passato inizierà solo il 20 gennaio. Già, nel giorno in cui  l’America e il mondo si saranno liberati dal pericolo di avere Donald Trump dentro un ufficio ovale in una casetta bianca con sempre accanto una valigetta abbastanza potente. Solo in quell’istante, quando Joe Biden, con accanto la prima First Lady italoamericana Dr. Jill, e soprattutto la prima donna vice Kamala Harris, alzerà la mano per giurare di rispettare la costituzione pronunciando il fatidico “e che Dio mi aiuti”, stapperò la più buona delle bottiglie che mi possa permettere!

Chi segue questa mia column sa come già quattro anni fa avessi ritenuto Donald Trump non degno della presidenza degli Stati Uniti. Non tanto per le sue idee (ne ha?), ma più per il suo carattere, insomma per l’animo cattivo che emerge dalle viscere di quest’uomo, che fin dall’inizio mostrava bene tutti i suoi difetti: l’ho scritto e lo ripeto, è stato un enorme rischio aver un ego-maniac per giunta ignorante (troppe fonti hanno confermato che non legge nulla solo tweets) e di chiare tendenze razziste e fasciste, alla presidenza. Ma era stato pur eletto, e in democrazia i voti contano – ma spiegatelo anche a Trump. Non brinderò per la liberazione questa notte perché il peggior presidente della storia degli Stati Uniti e, forse, di qualunque democrazia del mondo, nei restanti venti giorni potrebbe ancora combinarne di cotte, di esplosive e fumanti. Quindi aspetto e spero che si avvicini quell’ora in cui finalmente si potrà gridare al mondo: “Evviva, hip hip hurray! Trump non è più il nostro presidente!”.

Trump al tempo del coronavirus (Illustrazione di Antonella Martino)


Non spreco le poche righe che ho per ripetere perché Trump è stato il peggior presidente degli USA – e sì anche in politica estera! – quelle le terrò per i prossimi giorni, ma basta e avanza conoscere le condizioni in cui si trovano gli Stati Uniti per la pandemia, ancora il paese ufficialmente con più ricchezza nel mondo, ma che ha il più alto numero di contagi. Troppo difficile da confrontare per chiunque il Covid? No, mi spiace sulla guerra al coronavirus basta leggersi il libro di Bob Woodward (“registrato”!) in cui Trump sulla pericolosità e fatalità del Covid sapeva già a gennaio quello che ancora i cittadini ignoravano, e come criminalmente continuerà a spaccare il paese, e con tenacia non metterà la mascherina, dando così il segnale agli americani del “ma chissenefrega, che sarà mai, poco più di una influenza”. … Questo Trump ci basta e non ne vorremmo più, please.

Giugno 2020, New York, George Floyd e le proteste Black Lives Matter (Foto di Terry W. Sanders)

Invece tornando all’anno 2020, siamo sicuri che sia tutto da maledire? Per carità, non sarà da dimenticare per le tragedie che ha inflitto a milioni di famiglie nel mondo e a tutte le nostre vite di colpo private delle libertà più naturali, come quella di poter abbracciare un amico, un parente, un collega. Fino ad ottobre direi che del 2020 c’è poco da salvare, ad eccezione della reazione al razzismo che si è verificata negli USA dopo l’omicidio di George Floyd, che come ho già scritto, è stato l’inizio del riscatto e preannuncio del ritorno a funzionare del pendolo della democrazia americana. Gli ultimi due mesi sono stati invece piuttosto incoraggianti: prima la sconfitta di Trump appunto, con record di partecipanti al voto, e poi gli annunci finalmente dell’arrivo dei vaccini che ci segnalano l’inizio della fine per il flagello portato da Covid-19, anche se purtroppo non sarà immediato.

Sulla questione vaccino ho però un dubbio che covo da mesi e voglio condividere: in Cina, come poi in Russia, il vaccino ha cominciato ad essere utilizzato molto prima. Ora, vero che in medicina e nella scienza in genere non ci si può fidare di chi ha corso troppo velocemente, ma chiedo: non si poteva capire in tempi più rapidi quanto questi vaccini d’Oriente fossero sicuri ed efficaci? Insomma, se è vero che con il vaccino non si possano prendere scorciatoie, quanto però hanno influito certi fantastiliardi di interessi economici, nell’attendere che le “nostre” case farmaceutiche arrivassero pronte mentre molto lentamente si verificava se la Cina, per esempio, avesse sbagliato o meno a ritenere il suo vaccino valido e sicuro? Poiché dato che si sono persi almeno tre mesi preziosissimi – noi abbiamo appena iniziato loro iniettano il vaccino da agosto –  qualcuno prima o poi, dovrà spiegarci meglio come mai certe verifiche non potessero essere fatte in tempi più rapidi.

Questa column non sarebbe di Capodanno se non rivolgessimo anche uno sguardo attento alla nostra Italia, che pur da lontano resta la nostra amata patria e di cui soffriamo quando la sentiamo patire. L’Italia, proprio con gli USA, condivide il record di questa pandemia: se gli Stati Uniti per numero di contagiati, l’Italia per numero di decessi rispetto agli abitanti. Il paese economicamente, soprattutto nel sostentamento dal lavoro per milioni di famiglie, è stato devastato dalla pandemia. Mentre il maggior responsabile del disastro non evitabile, ma sicuramente limitabile, è l’inetto President Trump, almeno per chi scrive, potrei dire lo stesso del governo di Giuseppe Conte? No, non mi sento di lanciare tali accuse a questo governo che avrà certamente le sue responsabilità e mancanze, ma che appaiono meno influenti su quello che comunque, temiamo, sarebbe successo anche senza il Conte bis. Come del resto anche in America, si deve andare indietro negli anni e capire chi è responsabile di politiche sbagliate e antinazionali, come quella di aver distolto importanti risorse alla sanità impedendo così che il paese potesse essere meglio preparato all’arrivo di una pandemia, che da sempre, ci dice l’ONU, quasi mai ascoltata, era inevitabile che arrivasse e, sentite sentite, è inevitabile che tornerà.

La Madonnina di Milano nella illustrazione di Antonella Martino

Gli italiani hanno comunque, visti da qui, dimostrato un coraggio e una disciplina immensa e scriverlo mi rende orgoglioso. Sì, certamente le lamentele e le frustrazioni per questi lockdown ricorrenti non mancano, ma il popolo italiano nella stragrande maggioranza ha reagito da grande comunità responsabile e con un altissimo senso civico da far invidia al mondo. Non tutte le pandemie vengono per nuocere: in questo caso gli italiani hanno dimostrato di essere un popolo unito e solidale. Chi scrive, dall’America, guarda con ammirazione, sicuro che il 2021 premierà alla fine gli italiani nella loro riscossa anche economica.

Il presidente Sergio Mattarella, che tra poche ore parlerà alla nazione, sono certo troverà le parole giuste per infondere ancora di più quella fiducia che gli italiani si meritano.

Per donare qui.

Infine, nel farvi gli auguri, cari lettori, anche qualche riga dedicata alla Voce di e da New York. Abbiamo trasformato l’anno della pandemia in un atto di fiducia nel futuro del nostro giornale. Ce la metteremo tutta per continuare a migliorare e rendere sempre più forte, libera e indipendente La Voce di New York che resta il media italiano più seguito, credibile e influente della grande comunità degli italiani all’estero.

Grazie e auguri ai nostri preziosi e valorosi collaboratori sparsi in tutto il mondo e a voi lettori che continuate a seguirci e a crescere (quest’anno siete stati quasi due milioni e ci leggete da oltre 200 paesi e territori!), crediamo che il futuro anche per noi, come per gli Stati Uniti, l’Italia, l’Europa e il mondo, sarà alla riscossa! Ancora auguri per il 2021 and be safe!

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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