Donald Trump è da 24 ore a Mar a Lago in Florida per trascorrere le feste. C’è arrivato mercoledì quasi di nascosto, ma forse oggi parlerà al paese. Non direttamente. Magari con un altro video preconfezionato. Il presidente si è portato la grossa penna stilografica nera con la quale ha firmato altri 26 perdoni presidenziali che riguardano tra gli altri il suo amico Roger Stone, il capo della campagna elettorale nel 2016 Paul Manafort e Charles Kushner il padre di Jared, marito della figlia prediletta Ivanka. Personaggi tutti condannati per spergiuro, frode, evasione fiscale minaccia di testimoni, false e distorte dichiarazioni all’FBI. Tutti però sono rimasti fedeli a Trump, non lo hanno esposto e il “perdono presidenziale” è stato il suo generoso regalo di Natale.
Mettendo nello sconcerto i repubblicani, dopo essersi disinteressato del negoziato sul secondo pacchetto di stimolo per il paese, con l’America che da New York alla California in questi giorni è in coda per ottenere un cestino con un pasto caldo alle banche del cibo, Donald Trump sta adesso boicottando l’intesa del Congresso già approvata in modo bipartisan. Insistendo nel proporre un assegno da 2000 dollari a ciascun membro del nucleo famigliare, circa quattro volte in più di quello deciso da deputati e senatori, Trump vuole sparigliare le carte e tornare al centro del confronto politico. In realtà sta solo ritardando la distribuzione dell’assegno da 600 dollari che la Camera e il Senato hanno già votato e che poteva essere incassato dalle famiglie bisognose già la settimana prossima se solo avesse firmato il pacchetto che giace da oltre 2 giorni sulla sua scrivania.
Fra le buche del golf in Florida, lontano dalla “contagiosa” Casa Bianca dove tutti sono ancora senza mascherina e hanno preso il Covid, Trump dimagrito e sciupato in volto, viene definito dagli stessi aiutanti di campo imprevedibile e incontenibile. Addirittura fuori controllo e a volte sull’orlo di una crisi di nervi. Il presidente capisce ogni giorno di più che fra 4 settimane dovrà lasciare a tutti i costi, e potrebbe trovarsi ad affrontare seri problemi con la giustizia. Il suo castello di TV, tweet e potere rischia di frantumarsi. Lui rimane ancora convinto che il 6 gennaio, quando sarà il Congresso a proclamare ufficialmente il vincitore delle elezioni, possa succedere il capovolgimento.
Sembrano allucinazioni allo stato puro, eppure…
In questi giorni anche la Fox News, che sta lanciando una vera e propria maratona per sostenere la nomina di un procuratore speciale per guidare l’indagine su Hunter Biden, sembra frenare sulla teoria del complotto. Il presidente però si sta affidando sempre di più alle deliranti teorie di Sidney Powell, l’avvocatessa che sostiene una grande macchinazione anche cybernetica pilotata dall’esterno che ha tolto voti a Trump e per riassegnarli a Biden proprio negli Stati in bilico.
Gli analisti di qualsiasi partito stanno gettando la spugna. Sostengono che Trump non solo è diventato sempre più imprevedibile ma può essere anche pericoloso, perché nei prossimi giorni potrebbe trasmettere ordini ai generali del Pentagono per attaccare Iran o Cina col rischio di mettere l’America sull’orlo di un conflitto mondiale.
I pompieri della diplomazia sono al lavoro per evitare che questo succeda, ma la sospensione dei briefing del Pentagono al team della transizione di Biden proprio sotto le feste di Natale, lasciando al buio l’amministrazione entrante sui movimenti dei militari nei vari fronti internazionali, lasciano profonde preoccupazioni.
Se Trump si limita a perdonare a raffica persone colpevoli di pesanti atti criminali bypassando i protocolli del ministero della giustizia, può essere un gesto arbitrario fin che si vuole, ma il presidente rimane in un ambito di legittimità perché ha di fatto un mandato illimitato. Se invece taglia i ponti con gli alleati dell’America o senza passare dal Congresso per giustificare i poteri di guerra accarezzasse l’idea di aggredire militarmente o con i missili sui droni, tutti coloro che considera nemici, allora esporrebbe il paese a forti rischi per la sicurezza nazionale. E di questo potrebbe essere chiamato a risponderne.
Joe Biden sa che i repubblicani non daranno tregua sull’inchiesta al figlio Hunter per i suoi traffici con la Cina e con l’Ucraina. Diventerà il loro Huntergate anche se i grandi media hanno giudicato irrilevante prima del voto. Il presidente eletto capisce soprattutto che lo aspettano al varco con la scelta del nuovo ministro della giustizia. “Sleepy Joe” che in verità non dorme affatto ma è solo molto pragmatico e prudente, ha promesso un nome già la prossima settimana. L’elezione dei due senatori in Georgia fra una decina di giorni, sarà il passaggio chiave per vedere se i repubblicani manterranno il controllo della camera alta del paese o se le sue nomine e il programma con un’amministrazione multirazziale potranno realizzarsi in fretta.
Proponendo i $2000 dollari per tutti Trump ha iniziato l’ultima mano di poker. Se vince perché metà partito è con lui e i democratici lo appoggiano in questo, può dimostrare che controlla ancora gli uomini dell’elefante e sarà lui a preparare le liste nere per le elezioni di medio termine nel 2022. Se perde perché Senato e Camera possono bypassare il suo veto al pacchetto da 900 miliardi di dollari in aiuti già deciso , riproponendolo con i due terzi dei voti, allora il re diventerebbe davvero nudo e rischia di perdere tutto: partito, credibilità e candidatura nel 2024.
Comunque vada per lui non sarà un Natale sereno.