Ed è dunque ora di guardare al futuro. Mentre si consuma la sbornia elettorale e i supporters di Biden finiscono i loro festeggiamenti, si affaccia sullo sfondo la realtà. È cinica, oggettiva e incorruttibile, ma non si può pensare di ignorarla. Arriva così il momento di parlare di politiche e delle prospettive di un Presidente, il democratico, che in breve tempo diverrà l’uomo più potente del mondo.

Un’analisi di ciò che sarà arriva dal Webinar organizzato dall’Eurispes, l’Istituto di Ricerca degli Italiani, e moderato dal presidente dell’Osservatorio, l’ambasciatore Giampiero Massolo, che ha visto i contributi del Ministro per le Politiche Europee Vincenzo Amendola, il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, la corrispondente dagli USA di SkyTG24 Giovanna Pancheri e l’ambasciatore d’Italia a Washington Armando Varricchio.

Molinari, analizzando le prime mosse che l’amministrazione Biden si troverà a fare, prevede una strategia interna ben precisa. “L’America di Biden – spiega – si concentrerà sulla risposta al populismo. Il suo progetto è quello di creare un’alleanza bipartisan sui valori nazionali”. Bipartisan è un termine spesso dato per scontato. La Treccani lo definisce così: “nel linguaggio politico e giornalistico, di persona, istituzione, movimento che è accettato da entrambe le parti politiche in contrasto”. Da maggioranza e opposizione, dunque. Possibile un simile scenario in un contesto nel quale repubblicani e democratici sono così fortemente divisi? Difficile prevederlo, anche se, attualmente, di punti d’incontro se ne vedono pochi. “Biden – prosegue il direttore – ha raccolto un quoziente strategico di voti bianchi. Hillary Clinton polarizzava, invece Biden unisce. Sa parlare alle anime opposte dell’America e questo forse grazie alla sua grande esperienza di senatore”.

Ottimista è anche il Ministro Vincenzo Amendola, che, pensando invece a come gli Stati Uniti si comporteranno in politica estera, si dice “fiducioso dell’amicizia tra Biden e l’Italia. Ci sarà da fare un grande lavoro politico e sociale per cercare di risolvere un problema fondamentale: l’esistenza delle disuguaglianze. Per anni, negli Stati Uniti come in Europa, si è alimentato il discorso dicendo che ‘qualcuno’ non ben identificato abbia portato via al popolo il destino. Bisogna eliminare questa convinzione e creare un nuovo accordo in cui ricostruire l’idea di una globalizzazione positiva, che stimoli la crescita e la prosperità”. In effetti i paesi dell’entroterra, spesso nascosti al grande pubblico dall’élite che guida gli USA, guardano con diffidenza alla globalizzazione. Vogliono tornare padroni a casa propria e sono convinti che a Washington li stiano fregando ancora. Questa sensazione non svanirà magicamente quando Biden varcherà l’ingresso della Casa Bianca. Se davvero vorrà provare a scardinarla, dovrà iniziare un lungo lavoro di ricostruzione del tessuto sociale, dando finalmente voce a chi, nel corso degli anni, una voce non l’ha mai avuta.

Di Italia ha parlato anche l’ambasciatore Varricchio, che ha orgogliosamente ricordato come “il nostro Paese abbia contribuito alla fortuna e al successo dell’America, e di questo gli USA sono assolutamente convinti. Ora possiamo collaborare con un Presidente che conosce l’Europa, ha avuto un rapporto personale e politico con molti leader europei ed è innamorato dell’Italia. L’UE, in questo caso, deve dimostrarsi matura e disposta a lavorare con gli States per costruire un rapporto più prospero e sincero. Abbiamo una grande chance per costruire qualcosa di grande”.

A questo punto non resta che attendere l’insediamento. Una cosa è chiara: non scorrerà di certo liscio come l’olio. Trump sembra infatti non voler mollare la presa e ora anche il Segretario di Stato Mike Pompeo, in una conferenza stampa tenuta ieri, ha annunciato che nelle prossime settimane ci sarà una transizione dolce verso un secondo mandato di Trump. È una frase che lascia interdetti, soprattutto perché, come ricorda Giovanna Pancheri “sostenuta da accuse completamente prive di fondamento. Ora gli avvocati di Trump stanno puntando tutto sulla Pennsylvania, mettendo in discussione 14.000 voti. Lì, però, il vantaggio di Biden è di 45.000 voti, quindi anche nello stato dove i repubblicani pensano di avere maggiori possibilità davanti alla giustizia, in realtà, nel concreto, possono fare poco”.
Tante carne sul fuoco, tante questioni da risolvere, tanti temi che andranno affrontati al più presto. Biden deve ancora iniziare, ma ha già un’agenda ricca di impegni.
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