Il 25 giugno International IDEA, insieme a oltre 70 organizzazioni internazionali, ha lanciato un appello A Call to Defend Democracy che è stato firmato da quasi 500 personalità eminenti e leader, tra i quali 13 premi Nobel e 62 ex-capi di stato e di governo, provenienti da un totale di 119 paesi. L’appello afferma l’importanza dei valori democratici di fronte alla crisi della pandemia ed è stato promosso da International IDEA con una coalizione di oltre 20 istituzioni internazionali che lavorano a sostegno della democrazia nel mondo.
La pandemia del COVID-19 non minaccia solamente la sopravvivenza e le condizioni di vita di milioni di persone in tutto il mondo. È anche una crisi politica che mette in discussione il futuro della democrazia. Alcuni regimi autoritari stanno usando la crisi per colpire dissidenti e serrare la propria presa sul potere. Anche alcuni governi eletti democraticamente combattono la pandemia accumulando poteri emergenziali con implicazioni per i diritti umani. La democrazia è minacciata in molti altri modi nel momento in cui giornalisti sono arrestati in molti paesi; minoranze vengono additate come responsabili della diffusione del virus; e organizzazioni della società civile sono attaccate e vessate. È importante che chi ha a cuore la democrazia non taccia.
Il 26 giugno la celebrazione del 75mo anniversario dell’adozione della Carta delle Nazioni Unite ha dato l’opportunità di riflettere sulla rilevanza dell’ONU a fronte della più seria crisi e recessione globale dalla fine della seconda guerra mondiale. Il sistema ONU avrà un ruolo cruciale a sostegno degli sforzi dei paesi membri in risposta alla crisi della pandemia e per creare un ambiente favorevole che assicuri l’efficacia delle iniziative a favore dei paesi che hanno maggior bisogno di aiuto internazionale. Tale aiuto non dovrebbe essere di natura meramente tecnocratica, ma dovrebbe piuttosto basarsi sulla piena consapevolezza delle dimensioni politiche delle scelte strategiche per avviare la ripresa economica e sociale dopo la fase di emergenza acuta. Adottare una prospettiva di governance democratica nella definizione dei programmi di risposta immediata e più in generale dei processi di rilancio post-COVID-19 è essenziale per attuare approcci coerenti che incidano sulle conseguenze a breve, medio e lungo termine della crisi.
La pandemia del COVID-19 ha messo in evidenza punti di forza e di debolezza dell’azione statale, sia a livello nazionale che globale, dalle infrastrutture socio-sanitarie alle capacità di gestione della crisi e all’integrità dei sistemi dell’informazione. Ovunque il virus ha dimostrato l’importanza della trasparenza, della competenza e dell’efficacia dei sistemi di governance, e della fiducia da parte dei cittadini nell’azione dello stato.
Ciò fornisce l’opportunità di affrontare le lacune che il virus ha fatto inequivocabilmente emergere. Innanzitutto il bisogno di riformare le leggi elettorali e, se necessario, le correlate norme costituzionali al fine di definire procedure chiare nel caso di simili crisi, nonché i sistemi di gestione dei processi elettorali, anche alla luce della necessità di sperimentare innovazioni tecnologiche in materia di voto in remoto, sia per posta che con altre modalità di voto a distanza, tenendo conto del digital divide. La crisi ha anche messo in luce le profonde disuguaglianze esistenti nella società, la debolezza o in alcuni casi l’inesistenza di reti di protezione sociale a sostegno di ampie fasce della forza lavoro, e l’assenza di una copertura universale dell’assistenza sanitaria, tutti fattori che hanno reso alcuni segmenti della popolazione molto più vulnerabili nella crisi. Questa consapevolezza è per certi versi anche un’opportunità per rifondare il contratto sociale tra gli stati e i cittadini, affinché i sistemi democratici assicurino lo sviluppo sostenibile. Sono necessari in questa prospettiva una più ampia partecipazione dei cittadini nella deliberazione di politiche e nella definizione di priorità della spesa pubblica; metodi per sostenere l’agilità delle istituzioni nel rispondere ai bisogni di sviluppo economico (commissioni per la gestione della spesa pubblica, uffici parlamentari del bilancio); meccanismi per ancorare campagne di sensibilizzazione civica ai cicli del bilancio per consentire ai cittadini di fornire proposte sulla formulazione di iniziative e sul controllo della spesa; principi di transparenza in materia di governance che richiedano pratiche participative inclusive nella definizione delle priorità; rilancio dei partiti e del loro impegno su questioni economiche.

United Nations Headquarters (from photo dating back to 1952)
Come per altre crisi globali, l’impatto differenziale del COVID-19 dipende dalle disuguaglianze nella società, e nello stesso tempo le rinforza. Innanzitutto le disuguaglianze di genere, come mostrato per esempio dalle preoccupanti tendenze in materia di violenza contro le donne in un periodo nel quale i meccanismi di protezione e risposta a tale fenomeno sono stati significativamente colpiti dalle disposizioni di emergenza adottate per contenere la diffusione del virus. La crisi e le risposte dei governi hanno colpito più duramente le persone impiegate nel settore informale, le comunità e i gruppi più vulnerabili e coloro che sono sistematicamente esclusi e marginalizzati. La pandemia ha in fondo messo in maggiore evidenza le disuguaglianze strutturali che sono costantemente cresciute nel corso degli ultimi 25 anni, bloccando il progresso in materia di inclusione e incrementando disuguaglianze non solo in termini di reddito, ma anche di ricchezza e risorse.
Guardare alla crisi con le lenti della governance democratica e dell’analisi di genere potrebbe forse aiutarci a trattare alcuni dei problemi strutturali che, a causa del loro impatto sulle capacità di agire sociale dei differenti attori coinvolti, hanno conseguenze negative sulle loro strategie di adattamento e resilienza alla crisi. La pandemia rappresenta infatti un’importante opportunità di rinforzare la resilienza delle comunità, attraverso meccanismi di mobilitazione sociale, particolarmente nelle popolazioni marginalizzate, per influenzare politiche pubbliche che rispondano alle loro priorità; tattiche a sostegno delle istituzioni democratiche (partiti, parlamenti, agenzie e istituzioni di governo) affinché ricevano gli stimoli che partono dal basso, aprano spazi per il dialogo con le istanze della base e ne integrino le richieste nelle proprie politiche; e strumenti per sostenere comunità resilienti (quali centri, eventi, istituzioni di volontariato, reti sociali, associazionismo di base). Infine, si deve investire di più nello sviluppo di meccanismi e procedure di sorveglianza più robusti, per evitare che i limiti posti dai principi democratici non vengano oltrepassati a causa del virus, rinforzando le funzioni di sorveglianza sia preventiva che ex-post delle differenti istituzioni (parlamentari, giudiziarie, di garanzia), strumenti che rispondano ai bisogni delle comunità marginalizzate (inchieste tematiche e valutazioni di impatto) e meccanismi di partecipazione dei cittadini nella vigilanza.