Il compianto Lucio Dalla, uno degli artisti più amati, nella sua stupenda “Anna e Marco” canta: “ma l’America è lontana, dall’altra parte della luna”.
E la sensazione, in questi giorni in cui l’Italia ha lanciato il grido d’aiuto, è stata forte: chi ci ha liberato dal Nazismo e dal Fascismo non ci aiuta. Ma non è più l’America di Barack Obama, è quella di Donald Trump, che ha abbracciato tutti i politici italiani, ha giurato amicizia ma al momento opportuno si è dileguato.
Nell’Italia dove si contano i morti per il virus killer però sono arrivati i comunisti. I militari russi, i medici e le mascherine cinesi, e persino dottori cubani. Tutti rigorosamente, appunto, comunisti.
E non si tratta di un letto, mandato da Putin, come ai tempi di Silvio Berlusconi. Ma militari in carne ed ossa. Jacopo Iacoboni su La Stampa scrive che nel governo e tra i militari italiani molti sono preoccupati. “In alcune foto si scorgono alti ufficiali russi che studiano una cartina dell’Italia per la loro operazione. Il contingente esperto in guerra batteriologica russo, atterrato a Pratica di Mare, si sta dispiegando nell’area di Bergamo, la cosa è stata comunicata dai russi, e pubblicata sulla stampa, ma non era sta riferita alle autorità italiane”.
Sono arrivati con interi convogli dichiarando di trasportare “strutture per la disinfezione antibatteriologica di intere aree”.
E le parole riportate sempre da La Stampa e pronunciate dal Generale Marco Bertolini, ex Comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore, qualche dubbio lo alimenta, anche se il militare italiano è molto equilibrato nella sua dichiarazione:
“Gli aiuti non si rifiutano, ed è vero il detto cha a caval donato non si guarda in bocca. Però bisogna stare anche molto attenti, il Mediterraneo, sia orientale sia centrale, è un terreno di lotta per l’egemonia dalla Siria alla Libia. Bisogna evitare che una crisi di carattere sanitario diventi una vicenda politico militare. Va bene se c’è un’offerta di aiuti, ma bisogna anche mettere dei paletti”.
E invece anche i cinesi sono arrivati e sono stati accolti con grande entusiasmo. Sono quelli che hanno vinto la battaglia contro Covid 19 ma non sappiamo se vinceranno la guerra contro la pandemia. E persino i simpatici cubani con i loro sigari e la loro bandiera di Fidel hanno conquistato gli italiani. Non si sono visti gli europei. No loro non c’erano. Da nessuno degli Stati dell’Unione che ormai potrebbe essere anche ribattezzata divisione europea. Tutti giurano che il virus ucciderà la Comunità Europea. L’Italia è delusa. Gli italiani ancor di più. In questa nuova mappa geopolitica quello che non torna è la disinformation russa e cinese che secondo gli esperti in Europa tenterebbe di indebolire Paesi come l’Italia (soprattutto!), la Germania o la Spagna. Tutti in ginocchio per il corona virus tutti tempestati di fake news che penetrano il sistema dell’informazione ora dopo ora.
Da oltre due anni sostengo che le fake news rappresentano ormai una conclamata emergenza sociale. Non si tratta di un fenomeno a carattere casuale o episodico. E’ ormai evidente che esiste un’industria delle fake news. Bene è venuto fuori ufficialmente che la pandemia di coronavirus viaggia parallelamente all’infodemia generata attorno al Covid-19 per distorcere la realtà e influenzare il dibattito pubblico”.

Le ricerche che ho svolto sul fenomeno fake news pubblicate anche il volume “Giornalismi” (di cui sono coautore con Andrea Altinier edizioni Libreria Universitaria) descrivono ampiamente i processi di disinformazione. Nelle ultime ore il Copasir ha confermato che queste attività di produzione di fake news sono in corso nel nostro Paese: in questa fase di emergenza “entità statuali esterne” stanno facendo disinformazione on line con una “una campagna infodemica che vede nei Paesi dell’Unione europea, e nell’Italia come obiettivo non secondario, il proprio target” come ha spiegato il presidente Raffaele Volpi, informando che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica “ha investito l’onorevole Enrico Borghi di una prima ricognizione sull’argomento”.
Le fake news non sono innocue bufale ma dietro ogni azione di disinformazione c’è precisa strategia che punta, anche in una situazione di emergenza a guidare il passaggio dall’infodemia alla psicodemia, e quindi allarme sociale, paura e panico. Anche i dati pubblicati dall’Oxford Internet Institute (Bradshaw, Howard, 2018) evidenziano come in 30 paesi sui 48 oggetto dell’indagine, agenzie governative, partiti politici stanno sfruttando le piattaforme social per alterare l’ambiente informativo, veicolare disinformazione e fake news, per promuove scetticismo e sfiducia con l’obiettivo di polarizzare i processi di formazione del voto, alimentare derive populiste e minare i processi democratici di partecipazione politica. E tra i paesi che mostrano le maggiori criticità è inserita proprio l’Italia.

Secondo quanto riportato dalle maggiori agenzie di stampa e media la campagna avviene mentre diversi Paesi, resi vulnerabili dalla crisi-Covid 19, “devono già affrontare la minaccia di scalate ostili ad asset strategici”. L’effetto della disinformazione è quello di destabilizzare i Paesi colpiti, indebolendo la tenuta dei Governi, già alle prese con l’emergenza Coronavirus. In tutto questo sembra paradossale che l’America di Trump, la Cia, gli 007 stiano a guardare. Così come gli inglesi e i francesi. C’è qualcosa che non torna. Troppi comunisti in giro in Italia….
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