Nell’ultimo giorno di presidenza italiana del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, fuori allo Stake-Out con i giornalisti, giovedì c’era anche la nuova direttrice dell’UNESCO Audrey Azoulay già ministro della Cultura francese. Azoulay era con l’ambasciatore italiano Sebastiano Cardi per raccontare ai giornalisti la riunione dedicata dal CdS alla protezione del Cultural Heritage. Quando la telecamera dell’ONU si è spenta, e Azoulay e Cardi si stavano calorosamente salutando, noi ci siamo avvicinati alla nuova direttrice dell’UNESCO e le abbiamo chiesto una domanda sulla situazione della libertà di stampa nel mondo e la protezione dei giornalisti.
Azoulay, parlando in francese, si è fermata a rispondere alle domande de La Voce.
La situazione della libertà di stampa ed espressione nel mondo, in particolare la situazione in Egitto e in Turchia, quanto la preoccupa?
“Innanzitutto fa parte del mandato esplicito dell’UNESCO. Infatti nei pilastri del mandato oltre la cultura, l’istruzione, la scienza, c’è anche la libertà d’espressione, e la libertà d’espressione oggi è l’accesso alla verità, e l’accesso alla verità passa attraverso i giornalisti. Per me uno dei 4 pilastri dell’UNESCO è di difendere il diritto dei giornalisti a esercitare il proprio lavoro, e questo include anche la sicurezza dei giornalisti, che sfortunatamente in questi ultimi anni più che nel periodo precedente, ci sono giornalisti assassinati nel quadro della loro missione. Non si tratta soltanto della sicurezza dei giornalisti ma anche di tutti gli argomenti che vengono tiranti fuori per mettere in discussione il lavoro dei giornalisti. Penso alla sviluppo delle Fake News, e non bisogna preoccuparsi della sicurezza dei giornalisti solo quando vengono assassinati ma anche quando ai giornalisti non è consentito esercitare il proprio lavoro attraverso l’intimidazione o l’incarcerazione. L’UNESCO può agire attraverso i governi nella sua funzione di patrocinio, nella formazione dei giudici, delle forze di polizia, lavorare in profondità nelle legislazioni che permettono di proteggere questo lavoro nei diversi paesi…”
Cosa pensa della proposta che il Segretario Generale dell’ONU nomini anche un inviato speciale per la protezione dei giornalisti?
“C’è bisogno di avere un miglior coordinamento, non è solo dell’UNESCO ad avere competenza in materia, anche a Ginevra si trova parte della competenza. Penso che si possa avere all’interno dell’ONU un miglior coordinamento per la protezione dei giornalisti che può effettuarsi attraverso un inviato o un rappresentante speciale, la Francia l’aveva già proposto all’Assemblea Generale dell’ONU il settembre scorso. Se questa sarà la scelta del segretario generale Antonio Guterres, l’ UNESCO farà del suo meglio per coordinarsi con questa nuova funzione perchè credo che non possiamo permetterci il lusso di rifiutare il nostro sostegno a questa causa che necessita il nostro aiuto. Ci sono altri modi di farlo, sarà la scelta dell’ONU, in ogni caso noi saremo cooperativi e di sostegno in tutta iniziativa che rinforza la protezione dei giornalisti in un momento in cui ne abbiamo molti in pericolo e che sfortunatamente che vediamo tutti i giorni”.
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