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Cari lettori, dal 25 aprile “prendeteci a calci” per la Libertà

Il 25 aprile è anche il compleanno de La Voce di New York: libertà e indipendenza quanto valgono?

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

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Carissimi lettori e lettrici de La Voce di New York,

Oggi in Italia si festeggia il 25 Aprile, la festa della Liberazione dalla dittatura nazi-fascista. Credo che, più che negli ultimi anni, questa festa degli italiani sia ancora più importante celebrarla e caricarla dei suo valori originari. Sono tempi questi in cui tante persone, anche brave persone, impaurite dalle ingiustizie sociali ed economiche portate dal progresso tecnologico inarrestabile, pensano che possano prendere una scorciatoia per risolvere i loro problemi, auspicando che un “uomo della provvidenza”, solo al comando, possa risolverli senza curarsi del rispetto dei diritti civili di chi soffrirebbe le conseguenze di soluzioni per nulla democratiche. Siamo entrati in un’epoca pericolosa, perché le ingiustizie del passato si sono offuscate nella memoria, non indignano più come una volta.

Allora è importante ricordare le parole del presidente della Repubblica della nostra Italia,  Sergio Mattarella, che oggi 25 aprile ha detto che gli italiani non devono smettere di ricordare “quegli eventi così tragici e pieni di valore, senza i quali non vi sarebbe l’Italia libera e democratica, senza i quali non avremmo conosciuto una stagione così duratura e feconda di sviluppo civile, di promozione dei diritti, di pace”.

Noi, che siamo Italiani in America, non possiamo che avere un rispetto particolare per questa festa della Libertà, che ricorda anche il coraggio e il sacrificio di tanti giovani americani e canadesi che combatterono e morirono per ridare questa libertà agli italiani e agli europei.

Come i lettori più affezionati della Voce sanno (siete arrivati ad esser 150 mila sparsi in 156 paesi!), il 25 aprile è anche il giorno del compleanno del nostro giornale. E, come sempre, siamo così orgogliosi di poterlo festeggiare nel giorno dei valorosi della Libertà e, anche quest’anno avere il privilegio di essere ospitati nella casa dei “partigiani” della bellezza e della cultura italiana a New York: la casa Zerilli Marimò della New York University, la casa di tutti gli italiani e degli amanti dell’Italia in America. Perchè cosi la sognò, realizzandola, la sua fondatrice, la Baronessa Mariuccia Zerilli Marimò, e perchè cosi la mantiene il suo magnifico direttore, il Prof. Stefano Albertini.

Ci siamo lasciati qui l’anno scorso con il rilancio della Voce. Siamo stati un anno a concentrarci sul prodotto e qualità del nostro giornale, abbiamo più autori e rubriche, abbiamo seguito al massimo delle nostre possibilità l’importantissimo appuntamento delle elezioni di novembre negli Stati Uniti, le elezioni per la Casa Bianca, il cui risultato ha scosso e continuerà a far tremare il mondo.

Adesso, dopo un duro anno di impegno dedicato alla messa a punto del nostro giornale, siamo pronti a fare il salto, a crescere e ad affrontare il mercato.

Si, mercato, perchè anche quello dell’informazione lo è e lo deve essere. E ovviamente deve essere disciplinato da regole etiche, dai valori insindacabili del giornalismo democratico, dell’indipendenza e dal rispetto della pluralità delle idee dei lettori sparsi nel mondo.

Dopo quattro anni, oggi festeggiamo la Libertà fieri di essere diventati un punto di riferimento autorevole per gli italiani all’estero e anche in patria, e sentiamo un obbligo morale di rafforzare e far crescere la nostra Voce.

Ma come faremo a crescere?

Nel mondo di ieri dell’informazione “bastava” essere autorevoli per vincere la tua battaglia nel mercato. Se sapevi fare bene il tuo lavoro, centinaia di migliaia di lettori andavano in edicola e pagavano per il tuo giornale. Oggi, come sappiamo, non è così. L’informazione sembra quasi diventata commodity, disponibile facilmente, non si paga per averla.

E la pubblicità, d’altra parte, segue delle logiche dettate sempre più dai grandi e grandissimi player, che prediligono decisamente i grandi numeri, abbassando notevolmente i rendimenti.

Eppure la qualità ha un valore e anche i numeri possono crescere nel segno della qualità.

Come direttore de La Voce di New York sono onorato per le belle e sincere parole di riconoscimento che le autorità istituzionali italiane hanno voluto esprimere per noi e per il nostro giornale, per noi è un’ulteriore conferma del successo del nostro lavoro. E anche i nostri lettori crescono ogni giorno…

Ma ci sono 250 milioni di italici nel mondo, quelli che, come direbbe Piero Bassetti, sono italiani, oriundi italiani ma anche amanti dell’Italia nel mondo, che aspettano di essere più connessi tra loro con un’informazione credibile, moderna e vivace. E ovviamente libera, lo ripetiamo oggi, nel rispetto di quei valori democratici che festeggiamo col 25 aprile.

Ma c’è una discrepanza immensa tra valore dell’informazione intesa come libertà e l’informazione libera che non viene pagata. L’informazione mantiene un valore ideologico, ma non pagandola ha perso il suo valore economico. E, come dicevamo nel video, “sinza piccioli un sinni canta missa”.

Lasciatemi spiegare questo detto siciliano, o meglio dell’Italia meridionale. I mie genitori, a me e mia sorella, parlavano sempre in italiano, ma quando dovevano trasmettere un valore importante, ecco che tutti e due di colpo passavano al siciliano. E così ricordo il giorno che entrambi dissero questa storia dei “piccioli”, money, soldi, senza i quali la messa il prete non la fa.

Superficialmente potrebbe sembrare un detto anticlericale, ma guarda questi preti che senza i soldi non ti fanno avvicinare a Dio. Ma invece è tutto il contrario. Spiega un assoluto valore, come anche quello della preghiera e dell’accostamento a Dio, ha bisogno dell’aiuto economico per sostenersi, per essere a disposizione di tutti. Più questo valore è importante, più è importante la partecipazione di tutti coloro che ne beneficiano, ovviamente ognuno secondo le proprie possibilità.

Noi della Voce conosciamo bene il valore democratico e costituzionale dell’informazione. La nostra idea, quattro anni fa, si fondava proprio su questo: creare un giornale anche in italiano per gli italiani protetto dal Primo Emendamento della Costituzione Americana. Certo, mai avremmo immaginato che ora, questa funzione costituzionale e questo valore democratico, fosse da difendere e forse oggi ancora più qui che in Italia, nell’America che lo aveva incastonato per prima nella sua costituzione.

Per questo abbiamo deciso di appellarci direttamente ai nostri  lettori,  e abbiamo deciso di metterci in piazza per sapere dai nostri lettori quanto valiamo.

Si chiama kickstarter la piattaforma dove poter studiare quello che vorremmo ancora fare e in caso, letteralmente “prenderci a calci” per farci partire e farci sentire più forti. Ognuno secondo le proprie possibilità, ma soprattutto se riterrà La Voce, per quello che fa e soprattutto per come lo fa, un valore da difendere e sostenere.

Abbiamo il dovere morale di crescere. Come il maestro Mario Fratti – 90 anni quest’anno! – ha detto e in inglese nel video, La Voce è un mezzo per comunicare bellezza e attaccamento tra le due culture: “We have to take we have to give. A Very useful media”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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