Alla Camera è tornata la cosiddetta norma ammazza blog, una proposta di legge che introduce nuove disposizioni sul reato di diffamazione. Depositato dal partito di Scelta Civica lo scorso 6 Giugno e basato sulle modifiche alla legge sulla stampa del 1948, il testo, a prima firma di Stefano Dambruoso e sottoscritto da altri 13 deputati centristi tra cui Andrea Romano e Mario Marazziti, è stato assegnato venerdì 21 giugno alla Commissione di Giustizia, dove già si è avviato l'iter sulla riforma della diffamazione a mezzo stampa.
La novità della proposta è che estende l'obbligo di rettifica, su richiesta di chi si ritiene offeso, alle testate telematiche.
La norma anti-blog recita così': "Per i siti informatici, ivi compresi i blog, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, in testa alla pagina, prima del corpo dell'articolo, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".
Tutto questo riporta inevitabilmente le nostre menti ad un paio di anni fa, quando cioè un gruppo di blogger e giornalisti italiani fecero appello per contrapporsi alla “legge bavaglio alla rete”, una proposta che avrebbe aggiunto ulteriori barriere alla libertà di espressione su Internet. Anche in quel caso, la proposta prevedeva una estensione dell’obbligo di rettifica dalle pubblicazioni a stampa a quelle online, inclusi dunque anche i blog.
Secondo quanto si leggeva nella proposta “i responsabili dei siti web di informazione” erano obbligati a rettificare o correggere entro 48 ore da ogni segnalazione che riguarda i contenuti da loro pubblicati (che si tratti di blog, opinioni, commenti o semplici informazioni). In quel caso, se l’autore o il responsabile della pubblicazione non avesse rimediato immediatamente a modificare le informazioni pubblicate, avrebbe dovuto pagare multe fino a 25mila euro. La nuova proposta di Scelta Civica ricorda molto questa vicenda, prevede infatti per chi non rispetterà l'obbligo di pubblicazione della rettifica multe, da un minimo di 8mila euro ad un massimo di 16mila.
L'obbligo di rettifica inoltre all’interno della proposta, viene esteso anche alla stampa non periodica, includendo quindi anche i saggi e i libri. Al centro della questione vi è sempre la famigerata guerra tra chi ha una visione ristretta della rete e chi ne ha invece una considerazione più aperta. Nel caso dell’informazione naturalmente le cose si complicano, perché non si da spazio alla libertà di espressione e si privano i giornalisti del loro diritto ad informare.
La VOCE di New York sta seguendo con grande interesse l’evolversi del dibattito legislativo in materia di libertà di informazione ed espressione su Internet in Italia. Ovviamente, il nostro giornale, essendo protetto dal Primo Emendamento della Costituzione USA, non può che guardare a certi avvenimenti con disgusto ed esprime pertanto grande solidarietà ai colleghi giornalisti che operano in Italia. Nell’eventualità che certe leggi restrittive vadano ulteriormente a peggiorare la situazione, la VOCE di New York si impegnerà ad ospitare tutte le voci libere ed indipendenti ostacolate nel poter esercitare il loro diritto ad informare.