Se la situazione non fosse tragica, ci sarebbe da ridere. Il perché è presto detto: siamo
vicini a uno stato di pre crisi economico-planetaria e pare che nessuno se ne
avveda.
Il ridere proviene dal fatto che la Terra ci dà di tutto, ma noi provvediamo a farci male da soli per
soddisfare le esigenze di pochi contro il benessere dei tanti. Le questioni in ballo sono tante: il rischio recessione globale, Pechino a un passo dalla stagflazione, il Covid, le borse sull’ottovolante con continui sbalzi, le banche centrali con le loro politiche, il rafforzamento del dollaro e la conseguente flessione dell’euro, la guerra in Ucraina, le sanzioni con effetti anche su chi le ha applicate, l’inflazione e, per finire, il cambiamento climatico.
Certamente quasi nessuno prima di questa crisi sapeva dell’esistenza del TTF (Title Transfer Facility) con sede in Olanda. Il TTF, in estrema sintesi, è un mercato virtuale per lo scambio del gas naturale ed è uno dei principali mercati di riferimento per il gas in tutta Europa. Il sistema ha un duplice problema: non solo ha totalmente privatizzato il gas nel quale gli Stati non hanno quasi più alcun peso, ma lo ha anche affidato quasi totalmente alla finanza che ne ha fatto un business altamente speculativo.
Fino all’anno 2009 il modello prevalente di pricing nel mercato del gas era basato su “contratti a lungo termine contenenti prezzi indicizzati sulla base di medie mobili a quelli dei prodotti petroliferi e clausole take-or-pay”. Probabilmente anche qui, come per diverse banche, l’esplosione della crisi finanziaria ha fatto aguzzare gli occhi degli specialisti nel
campo finanziario. Il quadro europeo si è complicato ancora di più quando si è aggiunta la concorrenza dei nuovi e forti buyer asiatici.

La denuncia della speculazione che gonfia i prezzi del gas non è contro ignoti, almeno secondo il professor Alessandro Volpi, docente universitario a Pisa. Il prezzo del gas nel nostro Paese ad esempio, così come definito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, per poco meno di metà dipende dagli «oneri di sistema», in buona parte costituiti da varie forme di prelievo fiscale che stanno determinando un forte gettito, data l’impennata dei prezzi.
Nel frattempo, se il rally al rialzo del gas europeo è incontenibile, dall’altro il gas USA segue la direzione diametralmente opposta, ovvero i prezzi dei futures americani sul gas sono scesi sotto i 6 dollari, a seguito della lettura sui dati di stoccaggio più alti del previsto.
Secondo i dati dell’Energy Information Administration, nella settimana conclusasi il 24 giugno scorso l’inventario è cresciuto di ben 82 miliardi di piedi cubi. Nell’ultimo mese le quotazioni relative al contratto di giugno sono diminuite di quasi il 33%, registrando il più grande calo dal dicembre del 2018. Secondo la EQT Corporation, quando la materia prima raggiunge livelli così alti di prezzo a causa della “scarsità percepita”, basta un semplice indicatore fondamentale per far oscillare violentemente le quotazioni in alto o in basso.
La EQT Corporation è uno dei principali produttori indipendenti di gas naturale, ha attività in Pennsylvania, West Virginia e Ohio e si dedica allo sviluppo delle risorse di livello mondiale nel cuore dell’Appalachian Basin ed è anche il più grande produttore di gas naturale negli Stati Uniti. Il bacino copre molti stati orientali che includono New York, Pennsylvania, Ohio e parti del Maryland, Tennessee, Kentucky, West Virginia, Alabama e parte della Georgia.

In tutta Europa il prezzo del gas viene deciso ad Amsterdam, dove ha sede l’ICE Endex, e dove viene gestito lo scambio dei contratti futures all’interno del già citato Title Transfer Facility un vero e proprio punto di scambio solamente virtuale per il gas che funge da hub per l’intera Europa continentale.
Va infine ricordato che tutto il sistema è gestito dalla Gasunie, la società statale olandese che si occupa del trasporto del gas. Gasunie è anche azionista dell’ICE Endex la vera borsa europea di gas spot e suoi derivati. Gasunie possiede, inoltre, il 60% del gasdotto BBL tra i Paesi Bassi e l’Inghilterra ed ha anche il 9% delle azioni di Nord Stream AG, la società di progetto per il gasdotto Nord Stream. Gasunie ha detiene, inoltre, un’importante partecipazione pari al 20% nel gasdotto NEL che collegherà Nord Stream con il sistema del gas tedesco.
Gasunie possiede, infine, il 42,5% di Gate Terminal, il primo terminale di importazione di GNL (il gas naturale liquido) nei Paesi Bassi, su Maasvlakte, che è un’enorme estensione artificiale verso ovest del porto di Europoort e della struttura industriale all’interno del porto di Rotterdam.
Situato nel comune di Rotterdam nei Paesi Bassi, il Maasvlakte è costruito su un terreno bonificato dal Mare del Nord. Da questo incrocio di scatole cinesi è molto difficile districarsi con forti probabilità di conflitti di interesse. Per questo motivo Mario Draghi, negli ultimi mesi, aveva cercato di far passare il tetto massimo del prezzo del gas ma, evidentemente, la disunita UE non aveva interesse a riguardo.