Gli strateghi concordano: è l’inflazione il maggior problema che in questo momento il Paese sta affrontando. E la Casa Bianca lo sa bene. Con le elezioni a meno di 6 mesi di distanza c’è il rischio per il presidente che il suo partito perda la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Ed è un fatto ben noto che l’elettorato americano voti con il portafoglio in mano: quando l’economia segna il passo le ideologie diventano secondarie.
I dati rilasciati oggi dal Dipartimento del Commercio evidenziano che ad aprile 2022 il costo della vita è aumentato dello 0,3% mensile. Su base annua il dato è passato dall’8,5 al 8,3% per cento. Un microscopico segnale, o una speranza per il presidente, che le misure adottate stiano frenando il vertiginoso aumento dei prezzi al consumo. Sta di fatto che il presidente, dopo l’incontro con il primo ministro italiano Mario Draghi alla Casa Bianca, è volato con il segretario all’Agricoltura Tom Vilsack, in una fattoria in Illinois per promuovere l’industria agraria annunciando una serie di iniziative e di sgravi fiscali per incentivare la produzione di cereali nella “Farm Belt” degli Stati Uniti dopo che la guerra in Ucraina, Paese leader nella produzione di grano, mais e girasoli, ha impedito la semina. Un ostacolo che sta rallentando la catena alimentare e che secondo le previsioni degli analisti farà globalmente aumentare i prezzi dei generi alimentari.
Lo scontro politico ideologico invece, si è svolto nell’aula del Senato dove i democratici hanno imposto il voto per codificare il diritto delle donne a scegliere la maternità. Un voto ordinato dal leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, per mostrare al Paese e, soprattutto all’elettorato, chi sono i senatori contrari a varare la legge che porrebbe fine all’incertezza delle decisioni della Corte Suprema. Com’è noto nei giorni scorsi il ben informato quotidiano online Politico.com ha pubblicato la bozza della decisione della maggioranza redatta dal conservatore Sam Alito, che annullerebbe la sentenza Roe vs Wade. La decisione, che non è ancora ufficiale, ha sconquassato la sonnolenta vita politica di Washington. Un terremoto che sta mobilitando i movimenti femministi, ma soprattutto gli americani “indipendenti” che non vogliono le ingerenze politiche sulle proprie decisioni personali e familiari. Una carica inaspettata per il partito democratico che ora cerca di capitalizzare politicamente sullo “scivolone” dei conservatori. Un sondaggio di Politico-Morning Consult pubblicato mercoledì ha rilevato che il 58% degli intervistati ritiene che sia “molto importante” o “piuttosto importante” votare per un candidato alle prossime elezioni di novembre che sostenga il diritto delle donne ad interrompere la maternità.
Il voto imposto al Senato come scontato non è passato. Il leader della minoranza repubblicana, Mitch McConnell aveva annunciato un’opposizione granitica. E così è stato. Ai repubblicani si è unito il senatore democratico Joe Manchin e la proposta di legge è stata respinta con 51 voti contrari e 49 favorevoli. La Camera aveva già approvato alcuni mesi fa il Women’s Health Protection Act. Se la proposta fosse stata approvata anche al Senato sarebbe divenuta legge.
“L’interpretazione popolare è che la Corte Suprema sia l’istituzione primaria a tutela dei diritti delle donne e delle minoranze. Non è sempre vera”, scrive William Eskridge, professore alla Yale Law School, nel suo libro Statutory Interpretation Stories. “In effetti, molto spesso, quando la Corte Suprema respinge le rivendicazioni costituzionali o le rivendicazioni statutarie di donne e minoranze, spetta al Congresso risolverlo, e il Congresso ha spesso fatto esattamente questo”. Come esempio delle ingiustizie deliberate dalla massima corte americana Eskride evidenzia la vergognosa sentenza del 1857 in Dred Scott v. Sanford. L’opinione approvata con 7 voti favorevoli e 2 contrari, sosteneva che gli schiavi fossero proprietà e che gli afroamericani, ridotti in schiavitù o liberi, non potevano essere cittadini statunitensi. La decisione, scritta dal giudice Roger Taney, invalidò anche il Compromesso del Missouri, progettato per trovare un equilibrio tra stati liberi e schiavisti. Come conseguenza della sentenza di Taney, la schiavitù fu consentita in tutto il paese. Solo nel 1865, con il 13mo emendamento della Costituzione, la schiavitù venne abolita.
La ferrea presa di Mitch McConnell sulla guida del partito repubblicano viene però messa in discussione dall’ex presidente Donald Trump che ieri, indirettamente, ha avuto un successo e una sconfitta. Nelle primarie repubblicane dello Stato della West Virginia, il candidato da lui scelto, Alex Mooney, ha superato David McKinley in una delle elezioni più velenose finora tenute. Questa è stata una elezione “fratricida”: entrambi congressmen in carica si sono dovuti sfidare perché il loro distretto elettorale è stato ridisegnato. I politici repubblicani “centristi”, tra loro anche il democratico Joe Manchin, hanno sostenuto McKinley, ma in uno stato che ha votato per Trump nel 2020 con quasi 40 punti percentuali di scarto per McKinley c’è stato poco da fare.
La debacle per Trump è arrivata invece dal Nebraska dove il suo candidato ha perso la nomina del partito per le elezioni di Mid Term. Ha vinto Jim Pillen, sostenuto dall’establishment politico tradizionale. Charles Herbster, che sta affrontando molteplici accuse di molestie sessuali, è stato il protagonista assoluto di un comizio di due ore tenuto la settimana scorsa dall’ex presidente. Uno sforzo inutile perché i suoi sostenitori non hanno seguito le sue direttive evidenziando il vecchio adagio elettorale che “tutta la politica è sempre locale”. Questa del Nebraska è stata una delle campagne politiche per le primarie più costose e feroci della recente memoria dello Stato. Trump aveva più volte ripetuto gli elettori di ignorare le accuse di cattiva condotta sessuale contro Herbster, dicendo che le affermazioni di otto donne erano “dannose”. Alla fine i suoi sforzi non lo hanno salvato. Herbster, un ricco agroimprenditore con stretti legami di affari con la famiglia Trump è stato sconfitto da Don Bacon, un repubblicano al centro dei suoi fulmini dialettici per aver sostenuto il piano infrastrutturale bipartisan.
I test più importanti per Trump arriveranno comunque nelle prossime settimane specialmente in Pennsylvania, dove il candidato da lui appoggiato al Senato, il dottor Mehmet Oz, è impegnato in una difficile elezione con altri due contendenti, David McCormick e Kathy Barnette, molto popolari nello Stato.