Donald Trump e l’aborto tornano a infiammare gli Stati Uniti. In 48 ore il panorama politico è completamente cambiato accelerando la conflittualità tra il partito repubblicano e quello democratico.
L’ex presidente per ora dimostra di essere la vera forza trainante del Grand Old Party dopo che i “suoi” candidati hanno battuto tutti gli altri repubblicani nelle elezioni primarie che si sono tenute ieri in Illinois, Ohio e Indiana. Da capire se si tratta di una fiammata isolata o se il mantra dell’ex presidente sarà il nuovo vangelo nel partito. Le prossime primarie si terranno il 10 Maggio in Nebraska e West Virginia, ma la vera misurazione della forza dell’ex presidente si avrà il 17 e il 24 Maggio con le votazioni in Pennsylvania e in Georgia.
Il presidente Joe Biden questa mattina dalla Casa Bianca ha espresso la sua frustrazione rimproverando ai repubblicani la presa che Donald Trump ha fatto sul loro partito. “Questa folla MAGA è davvero l’organizzazione politica più estremista che sia esistita nella storia americana recente”, ha detto Biden ai giornalisti riferendosi al movimento “Make America Great Again” di Trump. “Se la Corte suprema ribalterà la sentenza Roe vs Wade, spetterà ai nostri parlamentari eletti a tutti i livelli di governo proteggere il diritto della donna a scegliere e spetterà agli elettori eleggere alle prossime elezioni di Midterm quanti sono pro scelta”. Parlando della decisione della Federal Reserve che per combattere l’inflazione ha alzato i tassi di interesse di mezzo punto, Biden ha anche fatto riferimento al senatore Rick Scott, criticando il suo “Piano in 11 punti per salvare l’America” - che proponeva, in parte, di aumentare le tasse sul reddito degli americani a basso reddito. Scott, presidente del Comitato senatoriale repubblicano nazionale, ha svelato il suo progetto a febbraio. Ma il documento del messaggio è stato rapidamente respinto anche dal leader della minoranza al Senato Mitch McConnell e dai colleghi repubblicani, che lo consideravano dannoso per i candidati del GOP in vista delle elezioni di novembre che già verranno messe a dura prova se la Corte Suprema eliminerà l’aborto.
Come è noto nei giorni scorsi una mano anonima ha mandato una bozza della decisione della maggioranza sulla sentenza Roe vs Wade, al quotidiano online Politico che l’ha pubblicata. Una “bomba” politica che ha innescato la rabbia della base democratica frustrata sia dall’ingiusta decisione dei magistrati che dall’incapacità del loro partito di trovare il rimedio politico veloce all’abuso. La folla di manifestanti ammassata fuori dalla Corte Suprema ha scandito una richiesta nitida e tagliente ai democratici: “Fate qualcosa!” ma il “qualcosa” per ora non arriva nonostante la maggioranza a Camera e Senato (e il presidente Joe Biden alla Casa Bianca). La Camera ha approvato a settembre scorso con 218 voti favorevoli contro 211 contrari il Women’s Health Protection Act, con un democratico, il rappresentante del Texas Henry Cuellar – che ha il sostegno del DCCC alle primarie contro uno sfidante pro-aborto – che ha votato no. Nessun repubblicano ha sostenuto la legislazione, che comunque è passata. Al Senato, il disegno di legge non è riuscito ad infrangere l’ostruzionismo, con Manchin che si è unito ai repubblicani all’opposizione.
Il furore scatenato dalla decisione della Corte Suprema sta dando di che pensare ai repubblicani che hanno preferito concentrarsi sulla ricerca del responsabile della fuga di notizie piuttosto che celebrare i successi dei loro candidati alle primarie di ieri. Un sondaggio della CNN di gennaio sull’aborto e l’eventuale cancellazione della legge Roe v. Wade ha mostrato che la maggioranza degli americani (69%) si oppone a un divieto di aborto, con solo il 30% favorevole. La maggior parte degli intervistati, il 52%, ha affermato che nel caso in cui la decisione venisse abrogata, vorrebbe che i loro stati diventassero un rifugio sicuro per le donne che non vogliono la maternità.
Vista l’impossibilità di trovare i consensi per far passare una legge federale si sono mossi i governatori dei singoli Stati. “Con lo stallo a Washington la battaglia per proteggere il diritto delle donne per scegliere la maternità sarà combattuta negli Stati e vinta dai governatori democratici”, ha affermato Wendi Wallace, vicedirettore esecutivo della Democratic Governors Association. “Se la decisione Roe vs Wade dovesse essere ribaltata, questa lotta si sposterà direttamente negli Stati”, ha affermato Geoff Burgan, direttore delle comunicazioni della stessa associazione, “e abbiamo bisogno di donatori nazionali, grandi e piccoli, che riconoscano questa realtà e investano nell’elezione degli Attorney General democratici quest’anno”.
“Finché sarò governatore, il Nevada continuerà a difendere la libertà riproduttiva”, ha affermato il governatore democratico Steve Sisolak, che quest’anno sarà rieletto.
In Georgia, la democratica Stacey Abrams, che sta facendo la sua seconda candidatura per la carica di governatore, ha affermato che “difenderà il diritto all’aborto e lotterà per la giustizia riproduttiva”.
Il procuratore generale della Pennsylvania Josh Shapiro, che corre incontrastato alle primarie democratiche per diventare governatore in uno stato in cui i repubblicani controllano entrambe le camere legislative, è pessimista: “Se a novembre vinceranno i repubblicani l’aborto verrà bandito anche da noi”. Situazioni simili con il GOP pronto ad agire nelle legislature che controlla – in Wisconsin e Michigan, dove i rispettivi governatori democratici, Tony Evers e Gretchen Whitmer, sono in lizza per il secondo mandato. In Michigan, è già in corso una feroce lotta a livello statale per i diritti all’aborto, poiché i Democratici che si candidano alla rielezione quest’anno cercano di usare il loro potere per proteggere le 27 cliniche che effettuano l’interruzione della maternità. Se la Corte Suprema dovesse abrogare Roe vs Wade, in questo Stato tornerebbe in vigore una legge del 1931 che rende l’aborto un reato in quasi tutti i casi, inclusi stupro e incesto, con un’eccezione solo per salvare la vita del madre. Poiché i repubblicani controllano la legislatura statale, non abrogheranno quella legge. Stessa cosa in altri 13 stati – tra cui Texas, Tennessee e Missouri – che hanno già approvato una serie di provvedimenti restrittivi che entreranno in vigore una volta che la Corte Suprema abrogherà l’attuale legge sull’aborto. In una sola settimana quest’anno, i repubblicani di quattro stati – Kentucky, Florida, Oklahoma e Tennessee – hanno approvato leggi completamente anti-abortiste.