Il presidente Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti non importeranno più petrolio dalla Russia, in rappresaglia per l’aggressione militare russa contro l’Ucraina.
La decisione è stata comunicata martedì mattina (ora della costa est) durante un breve intervento dalla Casa Bianca, in cui il presidente ha affermato che Washington sta “lavorando con i partners europei non ancora in condizione di rinunciare al gas e al petrolio russo per ridurre la loro dipendenza dalla Russia”.
Lo scorso anno gli States hanno importato dalla Russia complessivamente 245 milioni di barili di petrolio.
“Voglio essere sincero con il popolo americano”, ha aggiunto Biden, “difendere la libertà avrà un costo anche negli Stati Uniti, ma democratici e repubblicani sono uniti nel ritenere necessaria questa decisione”. Biden ha assicurato che l’amministrazione farà tutto il possibile per minimizzare i costi alla pompa, e in questa direzione va letto il già annunciato rilascio di 60 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche globali, di cui la metà è detenuta da Washington.
Il presidente si è infine appellato alle principali compagnie Oil&Gas del Paese, chiedendo loro di non trarre indebito vantaggio dall’inevitabile aumento dei prezzi energetici. La mossa di Washington ha infatti già provocato uno scossone sui mercati internazionali, facendo schizzare il prezzo del greggio a 128,4 dollari (WTI) e 133 dollari (Brent) al barile.
Today, I’m announcing that the United States is targeting a main artery of Russia’s economy.
We are banning all imports of Russian oil and gas.
— President Biden (@POTUS) March 8, 2022
La decisione della Casa Bianca era stata anticipata in video-conferenza martedì mattina al presidente francese Emmanuel Macron, al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al premier britannico Boris Johnson, e può contare internamente su un vasto sostegno bipartisan al Congresso – inclusi quello della speaker democratica Nancy Pelosi e quello del repubblicano Marco Rubio.
Ad influire sulla scelta di Washington anche l’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, che ha ripetutamente chiesto ai Governi occidentali di bloccare le importazioni di energia russa per colpire al cuore l’economia di Mosca, fortemente dipendente dalle materie prime e già indebolita dal massiccio pacchetto di sanzioni finanziarie comminate dagli alleati internazionali di Washington e Kyiv dopo l’aggressione dell’Ucraina.
Nel suo discorso, Biden ha sottolineato come una decisione del genere non sia ancora nelle corde di tutti i Paesi europei, che dipendono in misura assai maggiore da gas e petrolio russi. Laddove infatti gli Stati Uniti importano dalla Russia solo il 3% del fabbisogno annuale di petrolio (il principale fornitore, con il 61%, è il Canada) e nessuna quantità di gas naturale, l’UE riceve invece dalla Russia circa il 27% del suo fabbisogno di petrolio e il 41% del gas naturale.
After the Russian invasion of Ukraine, the case for a rapid, clean #energytransition ⚡️ has never been stronger.
See more in the just published communication on European joint action for more affordable, secure and #sustainableenergy ➡️ https://t.co/q8wJ2YJY22 #EUGreenDeal pic.twitter.com/bygUtVdnu9— Energy4Europe 🇪🇺 (@Energy4Europe) March 8, 2022
Malgrado non a strettissimo giro, i Paesi europei sembrano comunque intenzionati a ridurre drasticamente la dipendenza dalla Russia. Proprio martedì la Commissione europea ha presentato delle proposte che mirano ad affrancare il Vecchio Continente dai rifornimenti russi “in pochi anni”, come anticipato lunedì sera al Parlamento europeo dal commissario al Green Deal, Frans Timmermans.
Il nuovo piano UE prevede un netto incremento dell’import di gas naturale liquefatto (LNG), in particolar modo via mare dall’Asia – Cina, Corea del Sud, Giappone e India – e dalle Americhe – Stati Uniti in primis.
Pochi minuti prima dell’annuncio di Biden, anche il Regno Unito di Boris Johnson ha comunicato lo stop all’import di petrolio dalla Russia, che nei piani di Downing Street dovrebbe permettere a Londra una completa indipendenza dalle fonti russe entro un anno.
In another economic blow to the Putin regime following the illegal invasion of Ukraine, the UK will move away from dependence on Russian oil throughout this year, building on our severe package of international economic sanctions. pic.twitter.com/E8MO6WRjPn
— Boris Johnson (@BorisJohnson) March 8, 2022
Al contempo, dalla Russia si minaccia uno stop speculare, che chiuda i rubinetti del gas russo che transita attraverso Nord Stream 1 verso l’Europa. Lunedì il vice-premier russo (ed ex ministro dell’Energia) Aleksandr Novak ha affermato che Mosca ha “il pieno diritto” di imporre un embargo sulle forniture di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, che collega la Russia alla Germania, in risposta alla decisione tedesca di bloccare il progetto Nord Stream 2. Novak non ha mancato di avvertire delle conseguenze “catastrofiche” che uno stop all’import di gas russo avrebbe per le economie europee, che “non farebbe bene a nessuno””. Da parte russa è stato comunque ribadito che Nord Stream 1 rimane “operativo al 100%”.
Ancora una volta, quindi, le trame petrolifere si mescolano a doppio filo con quelle politiche. Come dimostra l’intenzione statunitense di riallacciare i rapporti col Venezuela di Maduro, ex nemico giurato di Washington ma pur sempre tra i principali produttori mondiali di greggio, e candidato ideale per rimpiazzare Mosca. La profezia di Daniel Yergin (Il premio, 1990) si rivela ancora attualissima.