Secondo una clamorosa indiscrezione del New York Times, lo scorso sabato alcuni emissari della Casa Bianca si sarebbero recati in Venezuela per incontrare alti ufficiali del Governo di Nicolás Maduro, come parte dell’impegno dell’amministrazione Biden di isolare la Russia e garantire le forniture energetiche di Washington.
La visita latinoamericana della delegazione statunitense già di per sé ha del clamoroso, dal momento che gli Stati Uniti considerano illegittimo l’esecutivo bolivariano di Maduro e riconoscono invece il Governo guidato dall’oppositore Juan Guaidò. Nel 2019, Trump ha infatti interrotto le relazioni diplomatiche con Maduro e chiuso l’ambasciata statunitense a Caracas, sanzionando le esportazioni di petrolio di Caracas e tentando di rovesciare il delfino di Chávez.
Al centro delle discussioni di sabato ci sarebbe stato il congelamento delle sanzioni e la ripresa delle esportazioni di greggio venezuelano verso gli USA. Nelle ultime ore, infatti, la Casa Bianca e i suoi alleati europei stanno prendendo in considerazione la possibilità di sospendere l’import di greggio e gas dalla Russia, diventata uno Stato paria dopo aver invaso militarmente l’Ucraina. Lo Stato latinoamericano si profila come il candidato ideale per rimpiazzare Mosca, dato che siede sulle riserve di greggio più ingenti del mondo, capaci di garantire i bisogni energetici di Washington.

Come fa notare l’AGI, nel 2021 gli Stati Uniti hanno importato dalla Russia 209 mila barili di petrolio al giorno, il massimo da almeno vent’anni. Questi barili sono stati per lo più diretti alle raffinerie del Golfo del Messico, che hanno bisogno di un ‘cuscinetto’ quando gli uragani colpiscono le rotte di approvvigionamento tradizionali.
C’è poi il caso delle Hawaii, isolate dal continente, che contano sulla Russia per una quota del loro fabbisogno petrolifero che, a seconda dell’anno, va dal 10% al 25%. Per gli altri americani, già inquieti per l’inflazione alle stelle, uno stop all’oro nero del Cremlino si tradurrebbe in un rincaro dei prezzi alla pompa comunque sufficiente per punire Biden alle prossime elezioni di medio termine. Per gli abitanti dello Stato insulare sarebbe invece un’autentica catastrofe.
Non si è parlato però solo dei energia: il Venezuela è uno dei principali alleati della Russia di Vladimir Putin, che in qualche occasione non ha escluso di poter decidere di schierare missili nucleari sul territorio di Caracas. L’obiettivo di Washington è perciò anche quello di riavvicinarsi ai propri vicini meridionali ed evitare minacce alla sicurezza nazionale nel prossimo futuro, se Mosca dovesse decidere di approfondire militarmente le relazioni con Cuba e Venezuela.
Secondo indiscrezioni, il primo incontro interamericano si sarebbe concluso con una fumata nera, ma da entrambe le parti sarebbe emersa la volontà di continuare a trattare: i venezuelani per liberarsi delle sanzioni che affliggono il proprio (rilevantissimo) settore energetico, gli statunitensi per isolare sempre più il Cremlino.
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