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Più sei un ricco e miliardario americano e più le leggi USA non ti fanno pagare le tasse

Da Bezos, Zuckerberg a Gates, sono 25 i miliardari che pagano al fisco mediamente il 3.4% dei guadagni: lo scandaloso scoop di ProPubblica

Sonia TurrinibySonia Turrini
Più sei un ricco e miliardario americano e più le leggi USA non ti fanno pagare le tasse

L'immagine di copertina di ProPubblica: Lisa Larson-Walker/ProPublica. Photos: Elon Musk (Tristar Media/Getty Images), Jeff Bezos (Mandel Ngan/AFP via Getty Images), Michael Bloomberg (Joshua Lott/AFP via Getty Images), Warren Buffett (Taylor Hill/FilmMagic/Getty Images)

Time: 2 mins read

Ieri la testata ProPublica ha pubblicato uno scoop dopo aver ricevuto da una fonte anonima le denunce dei redditi, i famosi, tax returns, di migliaia dei ricchissimi d’America, tra cui Bill Gates, Rupert Murdoch, Jeff Bezos, Elon Musk e Mark Zuckerberg.

Questi dati dipingono una situazione molto lontana dall’ideale di tassazione progressiva, e sembra innegabile che i super ricchi paghino percentuali bassissime di tasse. Comparando le tasse del 25 americani più ricchi con le stime Forbes del loro patrimonio, emerge che essi hanno pagato mediamente uno sconcertante 3.4% tra il 2014 e il 2018.

Svetta tra tutti Warren Buffett, proprio il miliardario che ripetutamente ha richiesto che gli venissero alzate le tasse, che mediamente versa al fisco federale lo 0.1% dei suoi guadagni reali. Carl Icahn, anch’egli miliardario, non ha pagato tasse federali né nel 2016 né nel 2017, mentre Jeff Bezos si è addirittura qualificato per ricevere 4mila dollari di rimborsi nel 2011. Allo stesso modo Elon Musk non ha pagato un dollaro nel 2018, Michael Bloomberg ha fatto lo stesso di recente e George Soros per tre anni consecutivi non ha versato neanche un cent allo Zio Sam. I rappresentanti di Soros hanno commentato sulla notizia confermando che per alcuni anni il magnate non abbia effettivamente pagato nulla per alcuni anni a causa di perdite o investimenti.

Jeff Bezos (facebook)

ProPublica non intende accusare nessuno, tuttavia, di frode: Jesse EIsinger, reporter e editor della testata ha specificato in una intervista per Today “siamo stati davvero stupiti che puoi abbassare le tasse a zero se sei multi-miliardario. (…) I ricchissimi possono bypassare il sistema in modo completamente legale”.

Una delle ragioni è che il sistema federale tassa solo i guadagni realizzati, come il salario o la vendita di azioni, ma spesso i super ricchi vivono di guadagni non realizzati: “la loro ricchezza deriva dall’impennata del valore dei loro asset, come azioni e proprietà. Quei guadagni non sono definiti dalle leggi degli USA come tassabili, a meno che e finchè il miliardario non le vende”, spiega il pezzo ProPublica.

Uno dei metodi legali più astuti per aggirare il fisco descritti nell’articolo è quello definito “Buy, Borrow, Die” (ovvero “compra, prendi in prestito, muori”), che consiste nell’indebitarsi per mantenere un certo stile di vita, e rimandare il momento del pagamento a dopo la propria morte.

Mark Zurckerberg CEO di Facebook (di Anthony Quintano – Flickr)

Jen Psaki, portavoce del Presidente, ha ufficialmente commentato che si tratta di un leak “illegale” di informazioni ottenute dall’Internal Revenue Service, e lo stesso ha detto anche Bloomberg, ex sindaco di New York. Charles Rettig, funzionario dell’IRS ha rifiutato di commentare sui contenuti di quanto pubblicato, ma ha confermato che è in corso una indagine, in cui è coinvolto anche l’FBI, per capire chi abbia trafugato la mole di documenti ora a disposizione di ProPublica.

Non è un mistero che sia nei programmi del presidente Biden aumentare la tassazione per gli americani più abbienti: vuole aumentare l’imposta sullo scaglione di reddito più alto, raddoppiare la tassazione sugli investimenti di chi riporta grandi profitti ed aumentare la tassa di successione. Tuttavia, secondo quanto riportato dai documenti di ProPublica, i miliardari non sarebbero minimamente toccati da nessuna di queste misure.

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Sonia Turrini

Sonia Turrini

Sono laureata in psicologia, attualmente impegnata in un PhD in Neuroscienze a Bologna. Sono cresciuta con la cultura americana nell’aria, l’Herald Tribune in salotto, i libri dei grandi presidenti sulle mensole di casa, e Bruce Springsteen nelle orecchie. Non ho memoria di quando ancora non conoscevo Streets of Philadelphia, perché ero troppo piccola per ricordare. E pensavo parlasse di formaggio. Ho visitato gli Stati Uniti la prima volta, ancora ragazzina, nell’estate 2008, e ho passeggiato con la mia spilletta Yes We Can appuntata sullo zaino. Seguo con passione la politica americana da anni, e oggi ne scrivo sperando di portarci il valore aggiunto della mia formazione scientifica: le opinioni sono sempre ben accette, ma solo sulla base di fatti oggettivi, dimostrati e condivisi.

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