Alla fine ci siamo trovati di fronte al Covid economico e finanziario. Abbiamo avuto il giorno nero delle criptovalute e subito dopo l’inizio della crescita dell’inflazione.
Le borse europee più sensibili e molto più deboli di quella americana hanno registrato varie perdite in chiusura: a Milano il Ftse Mib lascia sul terreno l′1,58%, a Francoforte il Dax30 l′1,77% e a Parigi il Cac40 l′1,43%. In termini reali, si è avuto un capitombolo di 211 miliardi di euro di perdite in capitalizzazioni. Ormai è chiaro che l’inflazione su scala planetaria bussi alla porta, infatti il salto oltre ogni aspettativa dell’inflazione ha alimentato i dubbi degli osservatori su quanto potrà ancora durare la politica espansiva americana, sia quella fiscale che quella monetaria.

Per impedire l’ingresso in una spirale senza vie d’uscita, Donald Trump e Joe Biden hanno inondato di dollari l’economia reale, con un bazooka finanziario pari a migliaia di miliardi di dollari immessi per sostenere consumi e redditi. Se a quelli americani si aggiungono i miliardi di euro della BCE a Francoforte, si può ben immaginare a che livelli sia l’inondazione mondiale e quanto, vista l’enorme massa monetaria creata, tenda a spingere verso l’alto l’inflazione dei prezzi al consumo.
L’ex segretario al Tesoro USA Larry Summers ha accusato la Federal Reserve di interpretare in modo errato l’andamento dell’economia, che sta creando seri pericoli sui mercati mondiali. Summers sostiene che la Fed a guida Jerome Powell stia fortemente sottostimando i rischi “sia per la stabilità finanziaria, sia per quelli sull’inflazione per i bassi tassi di interesse”. Secondo Summers, la Fed sarà costretta ad aggiustare la sua politica monetaria e le modifiche arriveranno come una sorpresa sui mercati, con il rischio di “danni reali alla stabilità finanziaria e all’economia”.

Il Bitcoin ieri è arrivato a perdere il 30% del suo valore, per poi recuperare nella parte finale della giornata, con il conseguente tonfo che ha mandato in fumo 500 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il colpo di grazia alle criptovalute è arrivato da Pechino, che ha dato una fortissima stretta all’uso delle monete elettroniche. La Cina ha infatti vietato alle istituzioni finanziarie di fornire i collegati servizi finanziari legati alle transazioni in criptovalute, avvertendo gli investitori sulla volatilità delle valute virtuali. Si sa, oltretutto, che le mosse del colosso cinese non sono mai solamente finanziarie ma, molto spesso, nascondono manovre politiche su scala planetaria.
Nel frattempo, le imprese sono spaventate, perchè mancano le materie prime e infatti si assiste già a sensibili rallentamenti della produzione. Sulle materie prime si sta delineando un quadro abbastanza preoccupante e la fotografia è questa: il rame è aumentato del 47% rispetto ai livelli pre-crisi, il grano del 12%, la soia del 15%, il legno del 6%, quello per pallet del 20%, mentre il petrolio ha recuperato velocemente e ora è a -3% del prezzo pre-pandemia.