Il mercato turistico italiano è tornato ai livelli del 1969: dai 44 miliardi di euro del 2019 il calo nel 2020 è stato del 58% pari a 23 miliardi di euro. Basti solo guardare gli arrivi a Roma Fiumicino (-78%), le presenze nei maggiori luoghi turistici italiani – Pompei -85%, Colosseo -80%, Uffizi -70% – o il numero di pernottamenti – 81%.
Per il turismo proveniente dagli Stati Uniti il calo, poi, è stato terrificante: quasi il 90% in meno di turisti. Dai 4,4 milioni a neanche mezzo milione stimato (per lo più nei mesi di gennaio e febbraio).
Da un anno, ed almeno fino al 5 marzo 2021 (ma la scadenza verrà rinnovata quasi sicuramente), nessun cittadino statunitense (come il resto di extra UE) può venire in Italia per turismo e questo, oltre all’impossibilità di viaggiare e scoprire le meraviglie culturali e culinarie dell’Italia, rappresenta un danno economico enorme per il turismo italiano. Forse non è chiaro quanto…: il turismo statunitense era sesto come numero di turisti (4,4 milioni), ma il secondo in assoluto con 5,5 miliardi di euro come introiti, pari al 12% del totale. Prima degli USA c’era solamente la Germania con 7,6 miliardi di euro e 16,2 milioni di turisti.
Gli americani amano l’Italia, mi è piaciuto come la descrive la scrittrice Dianne Hales: “a scrawny peninsula smaller than California has touched every aspect of Western culture, blazing to life in the Sistine Chapel, surging through a Verdi chorus, preening in Valentino red, deepening a vintage Brunello, spicing a tangy penne all’arrabbiata. The world would be a far paler place without it.”
Sarà per il cibo, per il clima, per la cultura e perché no per gli stereotipi, fatto sta che l’Italia si posiziona al primo posto per le destinazioni oltreoceano dei turisti USA ed il profilo è di livello medio-alto: l’Italia è il paese europeo più popolare per gli “affluent empty nesters” ed è la seconda destinazione tra le “flush families” e i “golden globetrotters”: tutti viaggiatori che amano spendere, che non si fanno mai mancare niente, che prediligono il lusso e le comodità. I turisti statunitensi, afferma l’associazione di coltivatori Coldiretti, “hanno un budget elevato e come mete privilegiate in Italia le città d’arte che risentiranno più pesantemente della loro mancanza, ma prestano anche particolare attenzione alla qualità dell’alimentazione per la quale destinano una quota elevata della spesa durante la vacanza”.
E facendo due conti si vede subito che la spesa media di un turista americano è molto alta: 1250 euro rispetto alla media globale di 680 euro. New York, Los Angeles e San Francisco sono le principali città di provenienza In Italia; la maggior parte dei turisti statunitensi arrivava a luglio.
Per non parlare dei danni al settore alberghiero, dove gli americani erano il terzo paese per numero di presenze dietro a Germania e Regno Unito. Afferma il presidente della Federalberghi Bocca: “abbiamo ricadute gravissime dalla perdita del mercato statunitense, il primo in assoluto per capacità di spesa”. In particolar modo le strutture up e upper level sono in ginocchio, per la mancanza dei turisti asiatici e americani (nord e sud).
Cosa ci aspetta per il 2021?
Il problema del turismo è collegato a quello dei vaccini e della possibilità di tornare a viaggiare una volta che si è in sicurezza: in Italia è stato vaccinato il 5% della popolazione, negli Stati Uniti il 10%. Il cammino sembra, perciò, ancora lungo.
Questa settimana è entrato in carica il nuovo governo di Mario Draghi con una importantissima novità: la creazione del Ministro del Turismo che era stato abolito da un referendum popolare nel 1993 e poi con la riforma del 2001 la materia assegnata alle singole Regioni. La pandemia ha fatto (finalmente) capire che il 13% del PIL doveva avere una guida unica.
Il nuovo governo dovrà intervenire prima del 5 marzo 2021 molto probabilmente estendendo il divieto di viaggi turistici dall’estero verso l’Italia (per capire dopo quella data se è possibile venire consigliamo di consultare questa pagina del Ministero degli Affari Esteri).
Il danno ovviamente non è solo dal lato italiano, ma anche di mancate vendite per i tour operator USA: l’Ufficio Studi dell’ENIT, attraverso l’indagine “Italy Survey of Travel Leaders Network Agents”, ha evidenziato come, tra il 93% dei 299 Travel Leaders Network Agents degli USA che vendono l’Italia, il tour più popolare tra i turisti statunitensi è quello che include le città d’arte: Roma, Firenze e Venezia. Oltre a questi, luoghi come la Maremma ed il litorale laziale sono le mete che riscuotono maggior successo (il 91%), seguite da Torino e Piemonte per i tour enogastronomici del vino e del tartufo (72 %). L’ USTOA (United States Tour Operator Association), attraverso il proprio Economic Impact Study, indicava l’Italia come prima nella classifica delle destinazioni più popolari tra i viaggiatori statunitensi. L’esperienza di viaggio più offerta dai tour operator USA riguarda “arte e cultura”, prodotto di cui l’Italia è mercato leader.
Se è vero quanto dice un detto che “ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi”, per adesso non resta che sognarlo in attesa di poter tornare a viaggiare e ad accogliere turisti statunitensi e di tutto il mondo nel Belpaese.