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July 24, 2017
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Il caso Flavio Cattaneo e la peggiore americanizzazione dell’Italia

A un manager italiano 30 milioni di euro per 15 mesi di lavoro

Francesco ErspamerbyFrancesco Erspamer
Il caso Flavio Cattaneo e la peggiore americanizzazione dell’Italia

22 settembre, 2016: Flavio Cattaneo durante l'Assemblea degli azionisti (Foto da Flickr/Telecom Italia)

Time: 2 mins read

La liquidazione da 30 milioni di euro a Flavio Cattaneo per la sua “avventura” (così il Corrierone) di quindici mesi alla guida di TIM (ossia, stipendio a parte, due milioni al mese o se preferite 70mila al giorno) significa una sola cosa: l’americanizzazione dell’Italia tentata da Silvio Berlusconi e realizzata da Matteo Renzi e dal suo PD, è a buon punto. Per questo i media hanno subito dimenticato lo scandalo; quegli stessi che sulla fantomatica polizza vita di 30mila euro a favore di Virginia Raggi ci sono restati mesi.

Scordatevi la Germania e il Nord Europa; l’Italia è culturalmente e socialmente troppo diversa, servirebbero trasformazioni profonde, di quelle che ci vogliono generazioni per realizzarle. Se cambiamo, se rinunciamo al nostro stile di vita, che si fonda su imprese piccole o medie, su una debolezza a livello nazionale compensata da grande solidarietà a livello locale e famigliare, in altre parole sulla preminenza della cultura, anche in economia; se si butta via ciò che siamo stati per secoli per diventare quello che non ci piace essere ma ci dicono che è necessario diventare, non diventiamo come la Germania o la Danimarca e neppure la Spagna; diventiamo come gli Stati Uniti peggiori, quelli delle privatizzazioni integrali, delle lobby onnipotenti, dell’individualismo sfrenato, del multiculturalismo da supermercato che serve da paravento per un’oscena concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissimi -anche attraverso buonuscite milionarie.

È indispensabile o, peggio, un destino? Così vogliono farvi credere ma non è vero; possiamo e dobbiamo conservare la nostra identità, basterebbero poche correzioni. Che però non verranno mai fatte dalla casta oggi al potere, la più inetta e arrogante classe dirigente che il paese abbia mai avuto, e consapevole di esserlo e dunque disperatamente attaccata a privilegi e poltrone, a qualunque costo.

Per cui non mi importa nulla che il M5S sia anch’esso liberista; può essere. Ma in mancanza d’altro (Pisapia? non fatemi ridere) la gente lo vota come alternativa al partito amerikano di Renzi e Berlusconi; questa aspettativa vincolerebbe in parte le sue politiche una volta che fosse al governo. A Roma, per esempio, è stato il M5S a rifiutare la kermesse stelle e strisce per antonomasia, ossia le Olimpiadi, e adesso lo puniscono tagliando l’acqua alla città. La soluzione, per me, è la rinascita di una sinistra socialista, ossia nazionale e popolare, la cui priorità sia l’eguaglianza economica; ma per rendere possibile (solamente possibile) quella rinascita occorre liquidare il PD. Sùbito, prima che l’americanizzazione che sta attuando diventi irreversibile; perché dal totalitarismo fascista e comunista si è potuti uscire, dal totalitarismo liberista non è mai uscito nessuno.

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Francesco Erspamer

Francesco Erspamer

Nato a Bari, cresciuto a Parma e in Trentino, laureato a Roma, professore a Harvard. Mi interesso di letteratura, politica, storia delle idee e cambiamenti culturali. Insegno corsi su estetica, romanzo moderno e contemporaneo, Rinascimento, calcio. Di recente ho scritto: La creazione del passato, Sulla modernità culturale e paura di cambiare, Crisi e critica del concetto di cultura. Come Gramsci, penso che al pessimismo della ragione occorra accompagnare l’ottimismo della volontà, e come James Baldwin, che la libertà non la si possa ricevere in dono: bisogna prendersela.

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