“La Salute Diseguale” questo il titolo del 12o Festival dell’Economia che si è svolto a Trento dall’1 al 4 giugno 2017, patrocinato dall’Ente Provincia e presieduto da Tito Boeri, Presidente Scientifico del Festival. Un titolo che sembra lanciare un grido di allarme per richiamare l’attenzione anche per i non addetti ai lavori. E come tutte le edizioni del Festival anche questa è stata caratterizzata dagli interventi di accademici ed esperti provenienti da diverse discipline.
‘Disuguale’ richiama un concetto che ci induce a riflettere sulle categorie dei più deboli, i cittadini delle periferie; la tematica del Festival ha dimostrando come con i nuovi trend della globalizzazione e l’aumento dell’impoverimento di alcune periferie del mondo occidentale la salute delle categorie più deboli sta già da tempo soffrendo.
Dai dati raccolti dagli epidemiologi nel settore sanità emerge un quadro che chiarisce come la salute non sia distribuita in modo omogeneo: fra i fattori che incidono sulla salute è evidente ormai come ai ben noti fattori quali età, genetica e genere vanno ad unirsi fattori come il livello di istruzione, gli stili di vita e la qualità dell’ambiente. Appare sempre più evidente come un alto livello di istruzione prefiguri una aspettativa di vita significativamente più lunga di circa 6/7 anni rispetto a chi ha una istruzione più bassa. Una forbice che tende ad ampliarsi con il tempo.
“Promuovere l’istruzione, quindi, sta diventando sempre di più un imperativo etico” ha dichiarato Ugo Rossi, presidente della Provincia di Trento. “Investire sulla salute significa investire sul capitale umano di una società che a sua volta è un vero motore di qualsiasi crescita economica”. L’aspetto scientifico, introdotto dal professore Alvin E. Roth (Professore di economia alla Stanford University e Harvard University), ha illustrato come attraverso un logaritmo da lui inventato sia riuscito a creare un “market design” per la donazione e il trapianto dei reni. Un progetto che ha diffuso oltre i confini americani, i trapianti di questo organo. Questi interventi, gestiti da centri ospedalieri, potrebbero abbattere di molto la diffusione del mercato illegale dei reni, oggi così diffuso in Africa e in zone poverissime dell’Asia.
Alcuni dati incoraggianti sono stati esposti dal Professore Giberto Turati (Università di Torino). Infatti, nonostante la crisi finanziaria, il nostro Paese vanta ancora il primato per la mortalità ad età longeva. I fattori interessati sono il cibo, il clima ma indubbiamente anche l’ effetto del Sistema Sanitario Nazionale che ha da sempre garantito una universalità della copertura sanitaria. Però è pur vero che recentemente per effetto della crisi, le lunghe liste di attesa tendono ad incrementare il settore privato.“Molti sprechi potrebbero essere evitati” come dichiarato dalla dr. Sabina Nuti, della Scuola Superiore del Sant’Anna di Pisa, “C’è un eccesso di prescrizioni di risonanze magnetiche, e terapie troppo medicalizzate con eccessive prescrizioni di farmaci”.
Lo spreco sanitario è stato anche l’oggetto dell’intervento di Serena Sorrentino, Segretario Generale della Funzione Pubblica CGIL, che ha messo l’accento sulle ingiustificate elargizioni di finanziamenti dello Stato a favore dei Fondi Assicurativi, atti a garantire trattamenti sanitari a categorie privilegiate. “Con la crisi economica in Italia la spesa sanitaria ha subito considerevoli tagli (attualmente la spesa sanitaria è al 6,4% del PIL).” Ha illustrato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ribadendo la necessita di abolire i piccoli ospedali in favore dei grandi presidi ospedalieri perché più efficienti e più sicuri. “Si deve creare una rete di supporto per coloro che dai piccoli centri, dalle isole, dalle montagne devono raggiungere con urgenza i grandi ospedali”. Una tematica questa poco popolare ma condivisa dalla buona parte degli esperti perché la sicurezza degli interventi ospedalieri, per una certa percentuale, si basa sul grande numero: più interventi vengono effettuati più alta è la percentuale di buona riuscita.

Sul versante politico la Lorenzin ha ribadito la necessità di eleggere i direttori sanitari sulla base della competenza e merito piuttosto che sull’appartenenza politica, norma tutt’ora vigente. Non poteva mancare un accenno del Ministro sulla necessità dell’obbligo delle vaccinazioni in Italia. Del resto, nel corso dei quattro giorni del Festival, l’importanza della vaccinazione è stata ribadita da tutti gli esperti nel campo. “La situazione italiana è preoccupante” ha ribadito il dr. Walter Ricciardi, presidente dell’ Istituto Superiore della Sanità “Siamo solo dopo la Romania in numero di casi di morbillo. I vaccini hanno salvato milioni di persone dalle malattie e dalla morte. L’obbligatorietà in questa fase è importante perché per un corretto stato di salute pubblica si dovrebbe arrivare ad una copertura del 95%, noi siamo solo al 80%. I vaccini sono sicuri, gli eventi avversi dei vaccini sono più rari delle allergie”.
Un altro intervento di grande interesse è stato quello di Alan B. Krueger, economista Americano, le cui ricerche hanno messo in evidenza la correlazione tra il basso tasso di partecipazione al lavoro e l’aumento di malattie per lo più psichiatriche. Dai risultati delle sue ricerche emerge che se nel 1999 i morti per uso di oppiacei erano 5.000, nel 2013 sono saliti a 15.000. Krueger parla di “morte per disperazione”. L’intervento molto atteso del festival è stato quello di Michael Marmot (autore del libro “La Salute Disuguale” da cui prende il titolo il Festival) in cui ha messo in evidenza come l’iniquità uccida: l’autore ha paragonato due quartieri di Baltimora (USA) diversi per ceti sociali. I suoi dati testimoniano che le percentuali di morti/suicidio a causa di uso e abuso di antidepressivi, alcool, crack nel quartiere povero è cinque volte maggiore del quartiere della classe medio alta.
Conseguentemente ha osservato Tito Boeri “chi nasce e vive nelle zone rurali che hanno regalato la vittoria a Donald Trump vive mediamente fino a 30 anni in meno di chi vive nelle grandi città”. I dati delle ricerche americane sono molto illuminanti perché ci mostrano un possibile allarmante trend. Al momento in Italia, come nel resto dell’Europa, godiamo di un Sistema Sanitario dettato dal principio dell’Universalismo, vale a dire un sistema che cerca di coprire le esigenze di tutti. Ma è pur vero però che con il forte invecchiamento della popolazione, che corrisponde ad una crescita pari all’80 % circa della spesa per le cure, e con l’avanzare di fenomeni dovuti alle carenze di lavoro, forse il concetto di universalismo deve subire qualche correzione. “Si dovrebbe introdurre una selezione della universalità della sanità e richiedere una rilevante compartecipazione da parte di chi ha redditi più elevati”. Ha dichiarato il Presidente Tito Boeri.
Una compartecipazione che potrebbe favorire una uniformità delle condizioni di vita e migliorare aspetti socioculturali delle periferie della nostra società che inevitabilmente pagheranno un alto prezzo per la sempre più annunciata mancanza di lavoro.