È iniziata mercoledì 21 ottobre alla New York Stock Exchange la quotazione delle azioni della Ferrari, un mito automobilistico italiano riconosciuto in tutto il mondo. A Wall Street erano presenti Sergio Marchionne, CEO di FCA e Ferrari, John Elkann, presidente del gruppo FCA-Ferrari e Piero Ferrari, figlio del fondatore Enzo e azionista dell’azienda del padre. Davanti l’ingresso della borsa erano stati posizionati alcuni dei veicoli più rappresentativi della casa, inclusa una delle monoposto da Formula1, vanto della scuderia Ferrari, che detiene il record di titoli vinti ed è considerata abile a tal punto da produrre anche motori su commissione per altre scuderie del campionato.
Una folla di curiosi si è immancabilmente radunata sul luogo, attratta dalle auto e dagli stendardi col cavallino rampante che addobbavano l’edificio. In molti, sia tra i passanti newyorchesi sia tra i turisti di varie nazionalità, italiani inclusi, si sono detti stupiti del fatto che Ferrari non fosse già quotata in borsa, essendo in questo un'eccezione nel mondo delle icone del lusso. L’interesse degli impiegati del Financial District (tutti invece ben informati sulla quotazione odierna) era parecchio evidente, visto anche lo status di Ferrari, che, come ci è stato ripetuto diverse volte, potrebbe attirare potenziali compratori interessati anche ad un ritorno di immagine legato alla notorietà del marchio. Tra gli italiani invece, i dubbi tecnici dei broker lasciavano il posto a commenti sulla figura di Marchionne (anche oggi con indosso uno dei maglioncini che lo hanno reso celebre) e sul ruolo di Elkann come presidente della Juventus. Alla domanda “lei personalmente comprerebbe azioni Ferrari?”, americani e stranieri intervistati hanno risposto tutti senza esitare con il più classico dei “non possiamo permettercelo”.
Il debutto borsistico è stato più che positivo, con un prezzo di 60 dollari ad azione (il 15% in più del prezzo di collocamento offerto da FCA agli acquirenti iniziali, 52 dollari) ed una chiusura in rialzo al +5,77%. Il ricavo stimato per il gruppo supera così i 900 milioni di dollari. Fuori dalla borsa Sergio Marchionne si è poi soffermato alcuni minuti coi giornalisti, spiegando come sia sbagliato inquadrare Ferrari tra le aziende automobilistiche, in quanto il vero settore di riferimento della casa è il lusso. “Ferrari produce in un anno quello che una grossa compagnia produce in un giorno — ha detto Marchionne — detto in questi termini sembrerebbe una pessima casa automobilistica, invece è la migliore al mondo, è chiaro che non funziona come tutte le altre”. Riguardo al possibile spin off di Maserati, altro grande nome del gruppo FCA, Marchionne non ha dato risposte certe, sostenendo solo che per ora non sia una priorità per l’azienda. Non ha invece voluto commentare i pareri negativi che da più parti giungono sull’ipotesi della fusione tra FCA e General Motors, sostenendo che il piano sia solo una bozza non vincolante e che sia ancora tutto da decidere.
John Elkann invece ha messo da parte i commenti sulle operazioni future per ricordare la storia che lega Ferrari alla sua famiglia e l’importanza che un brand del genere ha per gli investitori ma soprattutto per gli appassionati di corse che sperano in nuove vittorie, aspetto secondo Elkann cruciale per l’immagine dell’azienda. A chi gli chiedeva se fosse possibile una perdita per FCA dopo lo scorporamento di Ferrari, Elkann ha risposto che “FIAT-Chrysler e Ferrari, sebbene conglomerate, sono sempre state due aziende divise, così come sono andate avanti prima andranno avanti adesso”. A smentire il presidente c’è però il ribasso netto del titolo FCA a Piazza Affari (-5,27) e nella stessa Wall Street (-4,64), effetto però anche di una multa che la Commissione Europea ha inflitto proprio oggi al colosso dell’auto per via del regime fiscale agevolato di cui godeva in Lussemburgo, ritenuto dalla Commissione lesivo della libera concorrenza.