di Riccardo Giueci*
Ieri si è consumata – con la regolarità protocollare degli accordi europei – la ‘rapina’ da parte tedesca di 14 aeroporti di altrettante isole greche, al costo, come si direbbe dalle nostre parti, di una manciata ri pasta. In altri termini, meno legati al vernacolo siciliano, per un piatto di lenticchie. Infatti, la società tedesca che gestisce nel mondo 11 aeroporti, in un sol colpo ne ha acquisiti 14, per una contropartita complessiva di 1 miliardo 230 milioni di euro. Ad un costo unitario di poco inferiore a ottantotto milioni di euro ognuno. Ripetiamo: una vera e propria rapina.
Quest’operazione rientra tra le 'privatizzazioni' previste negli accordi europei al fine di ottenere il benestare della Germania agli aiuti che l'Europa fornirà alla Grecia. Aiuti che ammontano a 86 miliardi di euro, per far fronte alle scadenze verso i creditori europei e consentire al popolo greco di prelevare i soldi in banca “per pagare le bollette”. Quest'ultima battuta è dovuta alla sagacia di Sabina Guzzanti in un suo commento sull'operazione. Delle battute della Guzzanti ci occuperemo ancora nel corso dell'articolo.
I quattordici aeroporti venduti sono quelli delle principali isole greche: Salonicco, Kavala, Corfù, Zante, Canea, Cefalonia, Aktion, Rodi, Kos, Samos, Mitilene, Mikonos, Santorino e Sciato. Com'è di tutta evidenza, il rigorismo della Germania e della combinata di governo Merkel-Schauble non è proprio disinteressata. Insomma l’acquisizione di questi aeroporti per il già citato piatto di lenticchie non sembra rientrare nella “costruzione dell'Europa comunitaria”. Anzi. Appare, invece, abbastanza palese che gli interessi prevalenti sono di bottega. Infatti, già dal novembre scorso la compagnia tedesca Fraport era stata dichiarata “investitore privilegiato”. Per completezza d'informazione, va anche detto che la gestione degli impianti aeroportuali avverrà in combinazione con il gruppo energetico greco Copelouzos, anche se della combinazione non sono state date le percentuali di competenza di ognuno.
Tutta l'operazione è avvenuta secondo le regole, con il benestare dell'autorità greca per le privatizzazioni, Taiped, al prezzo convenuto, come già accennato, di1 miliardo e 230 milioni di euro. La decisione di vendere i 14 aeroporti è stata firmata dal vice premier, Yanis Dragasakis, e dei ministri delle Finanze, Euclides Tsakalotos, dell'Economia, Yorgos Stathakis, e dell'Energia, Panos Sturletis. Ciò, dopo che il Parlamento greco ha approvato il piano di risanamento con i voti dell'opposizione, cioè di coloro che negli anni avevano provocato il disastro economico. Il partito Siriza si è spaccato e probabilmente, essendo venuta meno la maggioranza, si andrà ad elezioni anticipate.
Almeno un paio di cose non sono chiare in quest’operazione. La prima riguarda l'entità del valore reale degli aeroporti venduti. Argomento sul quale nessuno si è posto la domanda. E qui ha ragione Sabina Guzzanti quando afferma: “Quanto costa un aeroporto e con quali soldi vengono costruiti? E se li vendi a chi vanno i soldi incassati? Se un aeroporto per costruirlo con i soldi pubblici costa 50 miliardi e lo vendi ad un privato a 50 euro, lo Stato che ha fatto quest’operazione è più ricco o più povero di prima? Di questo furto le molte testate giornalistiche, tacendone i dettagli economici, si rendono complici del furto. Infatti, negli articoli non risulta il valore reale degli aeroporti”.
Comprendiamo lo sfogo della Guzzanti, che a noi pare più che giustificato davanti ad una operazione affaristica tanto scandalosa, vestita e corredata dal rigorismo finanziario teutonico. Di questa Europa è giunto il momento di dire a chiare lettere che non ce ne facciamo nulla ed è meglio perderla che trovarla. Una nota grottesca non può essere sottaciuta. Mentre ad Atene si consumava questo furto di aeroporti, Matteo Renzi ed Angela Merkel brindavano felici all'Expo di Milano: brindavano al successo della rapina nei riguardi della Grecia, cioè del Paese che ha originato la civiltà e la cultura europea e mondiale?
Riccardo Gueci è un funziionario pubblico in pensione. Cresciuto nel vecchio Pci, è rimasto sempre un uomo di sinistra. Sarà forse per questo – perché è un uomo di sinistra cresciuto nel grande Pci – che, 'forse', non 'digerisce' le evoluzioni di 'mercato' (o banditesche?) dell'Unione Europea. Dove i tedeschi, come negli anni '30 del secolo passato, spadroneggiano tra Euro e BCE. Riccardo, appassionato di economia e di politica estera, commenta per noi la 'calata' dei teutonici nelle isole della Grecia.