All’inizio di una settimana che vede la moda protagonista a New York con l’Italia in prima fila, il vice ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, è arrivato in città per illustrare un piano di investimento da 20 milioni di euro inteso ad ampliare l’export del tessile italiano negli USA.
L’occasione è stata l’apertura, al Jacob Javits Center, della fiera MRKet dedicata all’abbigliamento maschile, dove l’Italia è rappresentata da 59 aziende, e di Milano Unica, nota fiera italiana del tessile-accessorio che arriva per la prima volta nella Grande Mela con 89 aziende italiane.

Il vice ministro Carlo Calenda durante la conferenza stampa allo Javits Center di New York
Nella mattinata di lunedì 20 luglio, Calenda, insieme ai vertici ICE e rappresentanti di Confindustria, ha presentato alla stampa il Piano Speciale Moda USA. Il piano prevede che nel corso del prossimo biennio il governo italiano investa 20 milioni di euro per sviluppare accordi con rivenditori statunitensi del comparto moda con una particolare attenzione a grandi magazzini e centri commerciali, rafforzare la rappresentanza italiana a fiere ed eventi promozionali, portare potenziali compratori in Italia e organizzare attività di promozione e comunicazione. Il piano, che è apparso ancora in fase di sviluppo e definizione, punta in particolare a portare i marchi italiani nei department store americani e a portare i compratori americani in Italia perché possano toccare con mano i processi produttivi italiani e capire dove e come nasce la qualità che rende unico il made in Italy.
Niente di (troppo) nuovo sotto il sole: di allargare la diffusione dei prodotti italiani negli Stati Uniti puntando a zone del Paese ancora largamente inesplorate si parla da tempo. Di nuovo ci sono i 20 milioni di euro di investimento da cui il Ministero conta di dare una considerevole spinta alla moda italiana negli USA: “Noi usiamo un moltiplicatore – ha spiegato a La VOCE Carlo Calenda – che di solito è: investiamo due milioni di euro chiedendo che si compri prodotto aggiuntivo dai 70 ai 100 milioni di euro a seconda della catena e che metà di questi nuovi acquisti siano fatti su brand che non erano presenti. Questa è la ratio che chiediamo”.
Il focus è tutto sulle piccole e medie imprese che fanno più fatica a entrare sul mercato americano e che hanno bisogno di strumenti di sostegno e promozione per farsi conoscere da questa parte dell’oceano. “L’obiettivo – ha detto ancora Calenda ai giornalisti – è portare i prodotti italiani di grande qualità, ma non di grandi dimensioni, a contatto con i department store americani che coprono tutto il paese, dando loro la possibilità di accedere a un mercato finora solo scalfito dalla nostra esportazione. Poi starà all’azienda, una volta entrata nel department store americano, riuscire a servire il department store americano. Che non è una cosa semplice”.

A destra, in piedi, Maurizio Forte, direttore ICE New York, durante la conferenza stampa a New York
Lo scorso giugno, in occasione della fiera FMI Connect di Chicago, il governo aveva presentato un simile piano per il settore agroalimentare. Gli USA sono infatti il principale mercato di riferimento per un export che sempre più si prospetta come chiave per l’uscita dalla crisi. Lunedì, a spiegare i dettagli del potenziale della moda italiana negli USA è stato Maurizio Forte, direttore della sede ICE di New York, che ha introdotto Calenda con una presentazione ricca di dati e obiettivi. Nel 2014 la curva dell’export del comparto moda, che comprende tessile, abbigliamento, calzature, pellami, pelletteria, cosmetica, occhialeria e gioielleria, ha registrato una considerevole salita: l’Italia ha venduto in USA prodotti per 5,2 miliardi di euro, con un incremento di oltre l’11% rispetto all’anno precedente. Secondo quanto spiegato da Forte, l’Italia rappresenta il terzo esportatore verso gli USA dopo Cina e Vietnam, con una quota di mercato del 4,5%.
Se questi sono i dati finora, il futuro fa ben sperare, dato il momento favorevole alle esportazioni dall’Europa: grazie al maggior potere di acquisto determinato dall’apprezzamento del dollaro sull’euro, nei primi quattro mesi del 2015 i dati sono in ulteriore miglioramento, con una crescita del 25,3% rispetto allo stesso periodo del 2014. “La situazione che si è creata in termini di valute sta spingendo l’export – ha detto Calenda in conferenza stampa – Avevamo una situazione squilibrata lo scorso anno, ma nonostante quella situazione siamo riusciti comunque a registrare un più 10 per cento e oltre. Quanto sta avvenendo ora non può che favorirci”. La Transatlantic Trade International Partnership, il trattato di libero scambio tra USA ed Europa la cui firma è attesa prima delle elezioni presidenziali 2016, ha detto Calenda, promette di facilitare ulteriormente i rapporti commerciai tra i due paesi abbattendo barriere doganali e burocratiche.
Il potenziale c’è e le prospettive sembrano buone: starà all’Italia e alla sua moda saper vendere il made in Italy, come qualità, storia e cultura che creano valore aggiunto. Per cominciare, in concomitanza con gli eventi di questi giorni, Lineapelle, Milano Unica e ICE hanno promosso lo spettacolo di danza The Cloack of the Dragon, andato in scena lunedì 20 luglio al Lincoln Center con protagonista la prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Sabrina Brazzo, per l’occasione vestita con costumi di scena realizzati utilizzando pellami e tessuti di aziende italiane.