Sicilia: questa sconosciuta. Sembra incredibile, ma ancora oggi nella nostra regione c’è chi pensa che i turisti arrivino per caso, magari paracadutati da qualche astronave di passaggio. O a bordo della nave Argo. C’è ancora chi pensa che la scelta di una meta turistica sia il frutto di meccaniche celesti misteriose e impenetrabili per i comuni mortali. Solo così si spiega l’assoluta mancanza di una strategia di promozione turistica che si traduce in un letale fatalismo (o menefreghismo?) per un settore che, da solo, potrebbe contribuire non poco a risollevare le sorti della nostra Isola.
Fateci caso. All’estero neanche con la lanterna di Diogene troverete uno straccio di poster che pubblicizzi le bellezze e l’immenso patrimonio culturale della nostra Isola. Se a questo sommiamo i costi del trasporto aereo, che in alcune stagioni rendono pure le Maldive più convenienti, del turismo in Sicilia restano solo le chiacchiere e i sogni di gloria.
Eppure, nonostante tutto, c’è chi crede nella nostra Isola. E qui concentra importanti investimenti nella speranza che chi governa, finalmente, prenda consapevolezza del tesoro che ha tra le mani. E’ il caso, ad esempio, della Rocco Forte Hotels, compagnia inglese specializzata nel settore luxury, che in Sicilia ha creato quella che in molti definiscono un’oasi di pace e bellezza. Parliamo del Verdura resort, tra Sciacca e Ribera, in provincia di Agrigento, non lontano dal sito Unesco della magnifica Valle dei Templi e da tante altre perle siciliane.
Sia chiaro. Sir Rocco Forte ha visto i sorci verdi prima di completare l’investimento per il quale era arrivato in Sicilia e che comprende anche due campi da golf, campi da tennis, piscine e spa di lusso per un totale di 230 ettari affacciati sul mare. Tra una burocrazia esasperante e le proteste di pseudo-ambientalisti (spesso in cerca di occupazione), completare il resort è stata una fatica di Ercole.
Eppure il magnate degli alberghi di origini italiane, non ha mai mollato. E, alla fine, in quell’angolo di Sicilia dove prima c’era il nulla, adesso c’è un complesso alberghiero in grado di attirare anche il gotha della hi-tech e della finanza mondiale. E’ successo l’anno scorso, quando proprio al Verdura resort, i fondatori di Google hanno organizzato l’evento The Camp, una sorta di Davos in versione tecnologica e siciliana. E succederà ancora quest’anno: anche per l’edizione 2015, che si svolgerà a Luglio, infatti, la location sarà la stessa.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Ivan Artolli, managing director del Verdura Resort, Cavaliere del lavoro e membro del cda della Rocco Forte Hotels, per chiedergli conto dell’ esperienza siciliana della sua compagnia.
Dottor Artiolli, si dice che sia molto difficile investire in Sicilia e, in effetti, qualche difficoltà l’avete incontrata anche voi. Ne è valsa la pensa?
“Certamente ne è valsa la pena. Per noi il Verdura resort è una grande scommessa. Le difficoltà penso che siano soprattutto legate alla gestione stagionale. La Sicilia, come è noto, purtroppo ha perso quel ruolo di destinazione invernale che aveva nel passato. Se lei va a Villa Igiea a Palermo, troverà una scritta che dice station hivernal a conferma di ciò che le dico. Questo sfortunatamente si è perso. Gli hotel di Taormina chiudono nei mesi invernali e questo non è certo un bene. Significa che il turismo soffre. In altre parti del mondo, invece, pure meno belle della Sicilia, questo problema non c’è e le offerte abbracciano tutto l’anno”.
Tra l’altro, arrivare in Sicilia costa…
“E’ questo è un altro grande problema. I voli costano troppo e trovare posti sui low cost è un impresa, lo so bene io che viaggio tra la Sicilia e il Regno Unito di frequente. Bisognerebbe che istituzioni, operatori del turismo e dei trasporti si sedessero ad un tavolo per concertare una strategia il cui unico obiettivo dovrebbe essere attirare viaggiatori. Ma questo non succede. Per non parlare della promozione…”.

Ivan Artolli
Parliamone. Lei dall’estero, che tipo di promozione vede della Sicilia?
“Non la vedo. La promozione turistica della Sicilia all’estero non c’è. I responsabili del turismo non sembrano molto interessati a farsi conoscere all’estero. Per anni, nelle stazioni della metro di Londra o per le strade, ho visto pubblicità della Puglia. E questo ha sicuramente ripagato quella regione. La Sicilia, invece, rimane poco conosciuta. All’estero quando di parla di Sicilia si parla solo di emigrazione e, purtroppo, non è un bene per l’immagine turistica della regione. Ma anche in questo caso manca una strategia, una campagna che cerchi di bilanciare le notizie negative”.
Questo è un problema per la promozione del Verdura resort?
“Certo, come lo è per tutti. Anche se noi quando promuoviamo il resort, in realtà promuoviamo la Sicilia. Parliamo del suo mare, del suo immenso patrimonio artistico-culturale, della valle dei Templi, di Seinunte, dell'agricoltura e di tutto il resto. Il risultato è che quando la gente arriva da noi rimane stupefatta per i tesori che trova e di cui non avevano sentito parlare. Noi presentiamo il Verdura Resort resort come la base a 5 stelle da cui visitare la Sicilia”.
Che tipo di clientela arriva da voi e da dove?
“E’ alquanto variegata. Attiriamo molte famiglie con bambini, per tutte le attività che offriamo, inclusa la scuola di calcio della Juventus Accademy. Ma anche single e coppi che vogliono rilassarsi, godere del mare, della spa, del cibo. Noi diciamo che qui c’è un angolo di relax per tutti. I nostri clienti arrivano per il 60% dall’Europa, Regno Unito e Germania principalmente. Ma anche dagli Usa, dall’Asia e così via”.
A volte, quando si parla di resort, si teme che possano essere monadi senza finestre. Che non abbiano contatti con il territorio. Voi, ad esempio, organizzate escursioni?
“Certamente. Come le dicevo prima noi presentiamo il Verdura Resort come la base per scoprire la Sicilia occidentale. Proponiamo numerosi tour : dalla Valle dei Templi, a Selinunte, da Burgio a Caltabellotta. Così come suggeriamo i ristoranti della zona. Poi, ovviamente, dipende dal cliente”.
A proposito di ristoranti, nei vostri che cibo servite?
“I prodotti sono assolutamente locali. Abbiamo diversi tipi di ristoranti, da quello specializzato col pesce a quello più internazionale, ma tutto quello che serviamo è siciliano”.
Quanti sono i siciliani che lavorano da voi?
"Su 400 dipendenti, almeno 300 sono siciliani”.
Non posso non chiederle dell’evento di Google, The Camp, che l’anno scorso ha portato al Verdura Resort, quindi in Sicilia, nomi altisonanti dell’hi-tech e della finanza. Evento che quest’anno ospiterete di nuovo. Ma, secondo lei, cosa lasciano eventi del genere al territorio siciliano? C’è chi lamenta, ad esempio, la blindatura di questi meeting che non aprono mai al pubblico.
“Non capisco la lamentela. Se la immagina lei una sessione aperta al pubblico a Davos? In realtà penso che per la Sicilia sia una occasione magnifica per farsi conoscere in certi ambienti, da tutto il mondo. Siamo riusciti a creare una piccola magia che si ripeterà anche quest’anno. Come dire la Sicilia non solo è bellissima, ma lo è tanto da tornarci…”.
So che lei è tenuto alla riservatezza come prevede ogni gentlmen's agreement che si rispetti. Ma è vero che quest’anno ci sarà anche Bill Gates?
“Li aspetiamo tutti a braccia aperte…”.
Della serie, pure se fosse, non può dirlo.
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