In un recente articolo su Nature intitolato "Physicists make weather forecasts for economies” viene indicata la strada attraverso la quale una economia più evolvere. Tutta l’analisi è basata su una serie di ricerche sviluppate dal Prof. Luciano Pietronero e i collaboratori dell’Università La Sapienza di Roma assieme all’Istituto dei sistemi complessi del CNR, comparando il prodotto nazionale lordo (income) con un indice che misura la competitività di un paese sul mercato globale in base alla varietà e complessità dei prodotti esportati, il così detto indice di “fitness”.
Il confronto tra vari paesi, indicato nella figura, indica due distinte zone nella quali è possibile fare una previsione e un percorso di crescita attraverso il quale è possibile passare da una economia a basso prodotto interno lordo ad alto prodotto interno lordo puntando su prodotti di qualità. Dal grafico emerge che la Cina e l’India sono quelle nazioni che cresceranno di più nei prossimi dieci anni, mentre nazioni ricche come la Norvegia o l’Arabia Saudita saranno ferme con una economia stagnante. In Europa l’economia tedesca sarà quella che crescerà di più, mentre l’Italia continuerà a crescere poco per mancanza di adeguata industrializzazione. La ricetta grossolana che si può trarre dalla loro analisi è che solo puntando a prodotti di qualità altamente innovativi è possibile uscire dalla stagnazione.
In realtà l’economia della complessità è ancora ai primordi, ma già c’è pensa di utilizzarla per definire delle strategie di investimento. Un think thank inglese, Ippr (the Institute for Public Policy Research) ha realizzato per il governo inglese uno studio sulla industrializzazione del paese dal quale emerge che non è tanto la specializzazione su alcuni settori che paga quanto piuttosto la diversificazione industriale che deve essere creata per produrre un ecosistema stabile e sostenibile.
Il grafico fornisce anche una lettura meno rassicurante. La parte sinistra in basso indica una zona di basso prodotto interno lordo con un basso “fitness”. La domanda che ci si pone è se mai quei paesi come la Costa di Avorio o il Bangladesh potranno mai raggiungere una benessere paragonabile a quella del mondo Occidentale o quanto meno quello della Corea? La risposta è purtroppo no!. Quei paesi saranno sempre paesi poveri e la loro povertà diverrà sempre più grande quanto la “nostra” ricchezza accrescerà. L’area della non predittibilità rappresenta una condanna per il pianeta, non solo in termini di impossibilità di fare una previsione, ma anche e soprattutto di una impossibilità di uscire da una situazione di povertà estrema. Nell’alto del Grafico ci sono poi paesi che hanno un alto prodotto interno, come l’Arabia Saudita, dove la ricchezza è dovuta solo al petrolio ed è in mano di pochi. Anche questa area se non cambia il proprio atteggiamento non potrà ambire a una diversa collocazione.
Il motore per il cambiamento per raggiungere e mantenere una adeguato livello di vita sembra uno solo: investire sull’educazione per rendere la gente non solo capace di sviluppare una sua professionalità, ma anche la consapevolezza dei propri diritti. Paesi come l’India o la Cina che hanno un trend così marcato e contrassegnato da uno sviluppo veloce, hanno investito sull’istruzione come motore primo dell’economia. Invero lo sforzo che tutti devono fare è quello di dotarsi di una scuola moderna e impegnata per combattere le prossime sfide che vengono dai paesi asiatici. Anche il nostro paese dovrebbe fare uno sforzo in questo senso, ma alle parole seguono pochi fatti e soprattutto manca un disegno verso una scuola adeguata ai tempi moderni che sappia coniugare la capacità con il sapere e la consapevolezza.