In seguito allo shutdown imposto da Washington, ovvero la chiusura dei servizi reputati non indispensabili a causa del mancato accordo sul budget, sono stati chiusi 400 parchi nazionali degli Stati Uniti. Uno di questi è l'isola che ospita la Statua della Libertà, simbolo della città di New York e dell'America intera.
È lei, che spiccando dall’omonima Liberty Island di fronte a Manhattan, ha accolto miriadi d’immigrati da ogni dove, che arrivavano via mare nella terra promessa, in cerca di opportunità e carichi di speranza per un futuro migliore. Ancora oggi a New York continuano ad arrivare non poche persone in cerca di maggiori occasioni, specie in questo periodo di grigissimo contesto economico che l’Italia e l’Europa stanno attraversando. E anche se la Statua della Libertà la vedono per la prima volta dall’aereo e non dal mare, Lady Liberty resta il simbolo principale di quella promessa di vita migliore per la quale è noto il nuovo continente .
Da oggi Liberty ed Ellis Island, gestite dal National Park Service, resteranno chiuse fino a data da destinarsi, in attesa che i signori di Washington trovino i fondi necessari per ripristinare i servizi dell’agenzia federale più duramente colpita dallo shutdown. Così oggi i traghetti per le isole simbolo dell’immigrazione negli States restano fermi. E mentre i visitatori della Statua della Libertà e del museo di Ellis Island sono principalmente turisti che, seppur contrariati dalla mancata visita, possono sempre rifarsi con altre attrazioni, gli uomini e le donne che lavorano per offrire il servizio sono dipendenti pubblici, per nulla contenti di restare senza lavoro.
Un danno prevalentemente economico, quindi, che per ora non sembra aver causato grandi sconvolgimenti alla quotidianità della city, ma che sicuramente ha sconvolto la vita dei lavoratori dei parchi (e non solo) che senza gli incassi delle visite si ritrovano senza stipendio: in città sono in tutto 50.000 i lavoratori interessati dallo shutdown.
“A causa del Congresso che non s’è assunto le sue responsabilità nel passare il bilancio, gran parte del governo federale chiuderà” ha detto il presidente Barack Obama. E, rivolgendosi ai dipendenti pubblici, ha aggiunto: “È una cosa ingiusta. Troppo spesso venite trattati come un sacco da boxe”.
Il precedente shutdown risale a 17 anni fa e costò agli americani 2 miliardi di dollari. C’è da sperare che i repubblicani rinsaviscano e digeriscano la riforma sanitaria (è quello, infatti, il nodo dello scontro e l’Obamacare entra in vigore proprio oggi), o la chiusura di un simbolo americano sarà solo il preludio a un disastro economico difficile da risanare.