C’è una storia personale dietro chi lascia o rimane nella propria terra che merita di essere raccontata. Dietro ogni scelta ci sono sogni, persone, sacrifici. Ci sono sfide e rischi che raccontano successi ma anche sconfitte.
Li chiamano “cervelli in fuga”, termine abusato e inflazionato. Io preferisco parlare di una nuova emigrazione intellettuale. Un movimento figlio della globalizzazione che, sulla spinta dell’ambizione, muove individui da ogni parte del mondo.
Spesso chi parte lo fa perché ha voglia di trovare stimoli nuovi, confrontarsi con un mondo diverso, e non necessariamente perché non ha un lavoro.
Insieme a loro ci sono quelli che restano o che tornano. E lo fanno in condizioni difficili ma motivati dal sogno di lavorare per la propria terra. Anche loro sono nuovi migranti. Gente del Sud, e non solo, che si riprende in mano la vita andando spesso in direzione opposta.
Oggi sono piccole eccezioni,”miracoli” di questo Meridione martoriato e condannato ad un immobilismo perpetuo. Domani potrebbero rappresentare il futuro e la speranza.