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May 22, 2013
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La farsa dell’olio d’oliva made in Italy

Beatrice BondibyBeatrice Bondi
Due prodotti di Trader Joe's: A sinistra l'olio

Due prodotti di Trader Joe's: A sinistra l'olio

Time: 5 mins read

L’olio d’oliva che noi italiani acquistiamo a New York siamo proprio sicuri che venga dall’Italia? E se arriva dell’Italia, siamo certi che sia proprio un prodotto italiano?

Prendiamo ad esempio quel colosso della grande distribuzione che è Fairway che, per chi non lo sapesse, è noto per aver importato prodotti italiani di qualità distribuendoli con il proprio marchio. Primo fra tutti l’olio d’oliva.

Fino a poco tempo fa l’olio d’oliva italiano a marchio Fairway della fascia di prezzo più bassa per la categoria, era effettivamente un ottimo olio prodotto in Italia, venduto ad un prezzo onestissimo. Oggi il prezzo è sempre ottimo (troviamo la confezione da 500 ml in vendita online a $5.99, e la bottiglia da 1 litro in negozio a $9.99), ma pur essendo sempre presentato come prodotto italiano, qualcosa sull’etichetta è cambiato. Se infatti leggiamo con attenzione, senza farci distrarre da tutti gli indicatori di italianità che lo promuovono (anche sul sito web è classificato tra gli oli d’oliva italiani, vedi foto portale), notiamo che sulla confezione c’è scritto Imported from Italy e non più Product of Italy, come in precedenza.

     

Oli con etichetta Fairway, “Imported from Italy”: il prodotto italiano è mischiato con olio greco e spagnolo

Cosa significa questo? Forse non tutti sanno quale profonda differenza si nasconda in questa apparentemente innocua variazione. Infatti, quando su un’etichetta c’è scritto Product of Italy, significa che la merce è stata prodotta in Italia. Quando invece troviamo scritto Imported from Italy, significa che il prodotto è solo stato finito in Italia. Potrebbe essere stato fatto ovunque, avere toccato il suolo italiano, qui essere stato miscelato o imbottigliato, ed essere ripartito per gli Stati Uniti. Tale dicitura assicura unicamente la provenienza dell’importazione, non che si tratta di un prodotto italiano. Infatti, se poi si vanno a leggere le etichette, scritte in piccolo, si vede che ci sono ingredienti di altri paesi.

Ad oggi, osservando con attenzione, per esempio gli oli sugli scaffali Fairway di Harlem, troviamo la stessa marca (grafica e nome esattamente identici) di olio Fairway allo stesso prezzo di $9,99 con due lievi differenze nell’etichetta: una riporta la dicitura Imported form Italy e controllando sul retro troviamo “contains extra virgin olive oils from Spain-Greece-Italy”. Ma un’altra bottiglia riporta la dicitura Product of Italy e sul retro è confermata la produzione italiana (vedere le foto per credere… A proposito, i commessi non erano particolarmente felici che qualcuno fotografasse l’olio, e mi è stato chiesto poco gentilmente di smettere…)

Fairway mette il suo nome anche su un altro tipo di olio d’oliva allo stesso prezzo di $9.99 che propone col nome House Blend e che riporta sull’etichetta Imported from Italy.  Anche in questo caso il prodotto non è solo olio italiano.

Fairway offre anche altri diversi oli con il proprio marchio nella categoria oli italiani, con prezzi più o meno elevati, e se andiamo a controllare, molti di questi portano la dicitura Product of Italy.

Ora, l’olio d’oliva di fascia bassa Fairway è comunque un buon prodotto venduto ad un prezzo competitivo, ma perché fare credere che sia italiano quando in realtà non lo è, o lo è solo in parte?

Questo tipo di strategia è ingannevole per il consumatore e controproducente per il made in Italy. Infatti in questo caso chi compra è convinto di acquistare un prodotto italiano ad un prezzo inferiore. In questo modo si annulla completamente quell’effetto traino che prodotti della stessa tipologia non italiani possono dare allo stesso prodotto originale made in Italy. Un consumatore che crede di stare già consumando la migliore scelta come rapporto qualità prezzo, difficilmente sentirà la curiosità o l’esigenza di cambiare e scegliere un prodotto che costa di più. Mentre se un consumatore è consapevole che sta acquistando un prodotto discreto, ma non originale, ad un prezzo basso, magari la volta successiva è curioso di provare quello italiano.

Ma soprattutto, in un momento di crisi nera dell’economia italiana, chi sono questi geni italiani che si prestano al gioco?

    

Solo 50 centesimi di differenza tra l’olio prodotto con il 100% di olive italiane e quello mescolato con olive di altri paesi

Storia analoga per la dicitura Packed in Italy riportata sull’etichetta dell’olio d’oliva di bassa fascia di prezzo a marchio Trader Joe’s. Sugli scaffali del distributore californiano arrivato recentemente a New York, troviamo per questo tipo di posizionamento tre differenti oli d’oliva marchiati Trader Giotto’s e classificati come italiani: uno normale da $4.99 e uno extravergine da $5.49 che riportano sulle etichette Packed in Italy, e un altro extravergine da $5.99 che riporta Product of Italy sia sul fronte che sul retro della bottiglia.

Ora, sicuramente anche in questo caso il consumatore può essere tratto in inganno, ma forse la dicitura Packed in Italy lascia più facilmente intuire che l’olio può essere stato solo imbottigliato in Italia e non che sia prodotto da olive italiane. Insomma, ne viene specificamente assicurato solo il confezionamento.

La consolazione è constatare che il marchio Italia fa vendere di più. 

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Beatrice Bondi

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