Il braccio di ferro tra gli agenti penitenziari di New York e lo Stato si inasprisce. Con lo sciopero giunto alla terza settimana, le conseguenze per i dipendenti carcerari diventano sempre più pesanti: licenziamenti in corso e la revoca dell’assicurazione sanitaria per chi persiste nella protesta.
Ieri il commissario del Dipartimento statale di correzione e supervisione della comunità DOCCS, Daniel Martuscello, insieme alla commissaria della Divisione statale per la sicurezza interna e i servizi di emergenza, Jackie Bray, ha illustrato la situazione in una conferenza stampa. Una decina di dipendenti sono già stati licenziati e migliaia di lavoratori ancora in sciopero, nelle prossime ore potrebbero perdere la copertura sanitaria.
Le regole stabilite sono chiare: chi salta dieci giorni consecutivi di lavoro senza giustificazione sarà considerato dimesso. Inoltre, la revoca del piano assicurativo non colpirà solo gli scioperanti, ma anche i familiari a carico, aggravando ulteriormente l’impatto della protesta.
Le rigide misure adottate dal governo, iniziano comunque a dare i primi risultati. In sei delle 38 carceri interessate dalle contestazioni, gli agenti carcerari sono rientrati in servizio seppure il blocco continui a persistere in 32 strutture su 42 presenti nell’Empire State.
“Abbiamo cercato di lavorare con i sindacati fin dall’inizio per trovare una soluzione, ma senza successo”, ha spiegato Martuscello. “Riconosciamo il duro lavoro e le difficoltà affrontate dai nostri dipendenti e, per questo, abbiamo avviato una mediazione con un terzo indipendente per comprendere meglio le loro richieste”.
Lo stesso commissario ha visitato alcune tra le strutture detentive per raccogliere le preoccupazioni degli addetti. La carenza di personale è una delle criticità più evidenti. Lo sciopero tuttavia è stato definito “illegale” dalla governatrice dello Stato Kathy Hochul, in base alla legge Taylor, che vieta ai dipendenti pubblici di astenersi dal lavoro.
Oltre alle conseguenze disciplinari, la protesta ha anche un enorme costo per lo Stato. Finora sono stati spesi 25 milioni di dollari per affrontare l’emergenza, ma se la situazione dovesse protrarsi, il prezzo potrebbe salire a 106 milioni di dollari al mese. Secondo la normativa vigente, il governo potrebbe applicare ai “dissidenti” sanzioni pari alle spese sostenute.
Tuttavia. nonostante la tensione, un’intesa potrebbe essere vicina. Il DOCCS e il sindacato che rappresenta gli agenti, la New York State Correction Officers and Police Benevolent Association NYSCOPBA, hanno raggiunto un accordo con un mediatore, che potrà essere attuato solo quando gli scioperanti torneranno al lavoro.
La mobilitazione ha messo in luce un problema che va oltre la protesta in corso: la cronica carenza di personale nelle carceri newyorkesi. Gli agenti penitenziari lamentano condizioni di lavoro insostenibili, con turni massacranti e un aumento della violenza nelle strutture. L’entrata in vigore del HALT Act, che ha ridotto l’uso dell’isolamento, ha esacerbato la situazione, portando a un incremento delle aggressioni e mettendo ulteriormente sotto pressione il personale. Lo Stato ha temporaneamente risposto con misure straordinarie, come l’impiego della Guardia Nazionale, ma le cause profonde della crisi sembrano restare ancora senza soluzione.