Alcuni democratici al Congresso, stanno valutando l’ipotesi di bloccare il finanziamento del governo a marzo, per opporsi alle misure promosse dall’amministrazione Trump, volte a smantellare programmi e agenzie governative. Qualora non dovessero essere approvati nuovi finanziamenti, si andrebbe inevitabilmente incontro allo shutdown.
I democratici sostengono che molte delle azioni dell’amministrazione Trump, tra cui lo smantellamento dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, lo smantellamento del Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) e una direttiva, ora revocata, che prevedeva il congelamento delle sovvenzioni federali, sono incostituzionali perché ignorano le indicazioni di spesa del Congresso.
“Siamo praticamente sull’orlo di una crisi costituzionale”, ha dichiarato il senatore dem. Andy Kim, “questa amministrazione continua a prendere provvedimenti illegali. Fino a quando non vedremo un cambiamento nel loro comportamento, non li asseconderemo”.
Il finanziamento del governo è uno dei pochi punti di forza dei democratici a Washington, dove i Repubblicani controllano attualmente la Camera, il Senato e la Casa Bianca.
Tuttavia, quando il finanziamento del governo scadrà tra cinque settimane, la maggioranza del GOP alla Camera sarà solo di 217-215. Inoltre, i repubblicani controllano il Senato per 53-47, un margine non abbastanza ampio per superare la soglia di 60 voti necessaria per evitare l’ostruzionismo. Ciò significa che per evitare lo shutdown i membri del GOP avranno necessariamente bisogno dei voti dei loro “rivali” politici.
I democratici, dal canto loro, sostengono che, se si dovesse verificare uno shutdown il prossimo 14 marzo, l’onere ricadrebbe sui repubblicani. “Sono loro a comandare”, ha spiegato il leader della minoranza al Senato Chuck Schumer, “devono collaborare con noi”.
Durante un ipotetico blocco delle attività governative, tutte le funzioni considerate non essenziali verrebbero sospese. Stessa sorte toccherebbe ai dipendenti federali, che resterebbero senza retribuzione fino al termine dello shutdown. I parchi nazionali verrebbero chiusi al pubblico, le ispezioni sulla sicurezza alimentare della Food and Drug Administration potrebbero essere ritardate, alle agenzie non verrebbe in consentito di emettere nuovi prestiti e potrebbero esserci interruzioni nei servizi riguardanti passaporti e visti.
Tra le fila dei dem, la possibilità di arrivare ad una paralisi delle attività governative è stata presa in considerazione dopo che l’amministrazione Trump ha messo nel mirino il CFPB, agenzia che tutela i consumatori dalle frodi finanziarie. Il nuovo direttore ad interim del Consumer Financial Protection Bureau, Russell Vought, ha infatti ordinato la sospensione di quasi tutte le attività, tra cui il monitoraggio di banche e società finanziarie.
Secondo gli esperti del settore, tale mossa non solo favorisce i colossi di Wall Street, ma anche lo stesso Elon Musk, fedelissimo del presidente e leader del DOGE. L’uomo più ricco al mondo, infatti, sta per lanciare una nuova app di pagamenti su X, grazie ad una partnership con VISA, che avrebbe dovuto essere regolamentata dal CFPB.
“Musk vuole usare il governo per mettere più soldi nelle sue tasche”, ha dichiarato il senatore Ed Markey, “Questo è un palese conflitto di interessi”.
“Vought sta dando alle grandi banche e alle grandi aziende il via libera per truffare le famiglie”, ha invece affermato Eliabeth Warren, senatrice del Massachussetts ed ideatrice del CFPB, “Il Consumer Financial Protection Bureau ha restituito oltre 21 miliardi di dollari alle famiglie truffate da Wall Street”.
Dal canto suo, quasi in segno di sfida, Musk ha pubblicato sul suo profilo X una foto di una lapide con tanto di scritta “CFPB Rip”.